Data: 09/12/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Zona arancione, Marsilio: «Non sono un criminale». Il presidente prova a smorzare i toni: «Ordinanza-ponte, la cura ha funzionato». «Spero che il governo non trascini la cosa sotto il profilo giudiziario». Contagi, altro calo
Regione a colori, D’Alessandro «Al governatore è sfuggita di mano l’intera situazione» L'AQUILA «Non pretendo la medaglia per aver anticipato di 4-5 giorni la zona rossa, ma non posso essere definito un criminale per aver dichiarato 48 ore prima quella arancione». Il giorno dopo il grande scontro con il governo per l'ordinanza con cui l'Abruzzo ha allentato le misure restrittive anticontagio da coronavirus il presidente della Regione, Marco Marsilio, tende una mano ai ministri Boccia e Speranza, che lo hanno diffidato con una lettera ufficiale nella quale sono stati paventate anche possibili ripercussioni penali per gli eventuali contagi, ma non fa alcun passo indietro. Lo ha ribadito ieri mattina dalla piazza del Duomo dell'Aquila, da dove si è collegato con diverse emittenti televisive nazionali, prima di una breve passeggiata per saggiare la riapertura dei negozi e del ritorno nella Capitale. Le posizioni non mutano, dunque. Non è servito a cambiare le carte in tavola neanche il contatto avuto con il ministro Boccia nella serata di lunedì, al culmine della giornata in cui il governo lo ha ufficialmente diffidato. «Andiamo avanti serenamente - ha detto Marsilio - senza alimentare conflitti. D'altronde nella prima fase ho istituito zone rosse quando il governo era contrario. Oggi i dati dimostrano che la cura per l'Abruzzo è stata efficace e ho voluto assumermi la responsabilità di anticipare l'ingresso in zona arancione in giorni che hanno un pesantissimo valore economico per il commercio. Avevo chiesto al governo di considerare i giorni di anticipo con cui avevamo stabilito l'ingresso in fascia rossa (18 novembre, ndr) e la possibilità di deroga consentita dalla legge rispetto alle tempistiche per il passaggio in arancione, a seguito della valutazione della Cabina di regia nazionale. D'altronde le norme, così come sono, non sono applicabili laddove prevedono una durata minima di permanenza in fascia rossa per 14 giorni quando nei fatti la stessa durata è di almeno 21. Noi siamo arrivati a 20: abbiamo ampiamente fatto la cura». Regione a colori, D’Alessandro «Al governatore è sfuggita di mano l’intera situazione» PESCARA Tre legislature di fila in Regione, tra il 2005 e il 2008, precedute da una consiliatura provinciale a Chieti. Camillo D’Alessandro è uno che in politica le ossa se le è fatte sul territorio prima di approdare fra i banchi del Parlamento. Oggi è un deputato di Italia Viva,malo sguardo è sempre fisso sul suo Abruzzo. E in un momento di “battaglia” come questo chissà cosa darebbe per tornare a battersi nell’arena dell’Emiciclo. Onorevole, non crede che in questo scontro istituzionale in atto tra governo e Regione la scelta dei “colori” da dare all’Abruzzo sia stata alla fine solo una questione politica? «Mettiamola così: la Meloni manda “l’uomo nero” a colonizzare una regione che lui trasforma in “rossa”. Adesso rossa di rabbia credo sia soprattutto lei». Ci fermiamo alla battuta? «Provando a essere seri, in una vicenda che non lo è affatto. Diciamo allora che quel che è accaduto è la naturale conseguenza di sciatteria e improvvisazione. Che purtroppo ricadono sulla pelle degli abruzzesi, in particolare sul mondo del lavoro e delle attività economiche». Si riferisce alle due ordinanze del governatore che hanno portato la regione prima in zona rossa e poi in quella arancione senza alcun accordo conRoma? «La scelta di andare in zona rossa, mentre tutti i confini attorno all’Abruzzo cambiavano colorazione, è stata di Marsilio. E i motivi sono abbastanza chiari. Poi, una volta preso atto del pasticcio, c’è stata l’imbarazzante rincorsa fuori dalle regole per riportare la regione in un territorio più al riparo dalle restrizioni anti Covid». Perché Marsilio avrebbe adottato misure così apparentemente contraddittorie nel giro di pochi giorni? «Perché gli è sfuggita di mano la situazione. Dopo la lunga dormita che lo ha contraddistinto durante l’estate, si è ritrovato a fronteggiare un incubo con i primi freddi». Ovvero? «Non so, per fare qualche esempio, come facciano a girarsi dall’altra parte sapendo della condizione dell’ospedale di Avezzano, vicenda che ha conosciuto il disonore delle cronache nazionali. In quella zona oggi serve un ospedale militare da campo e il supporto logistico dell’esercito. Mi sono già mosso con il Ministero della Difesa. Sarebbe sufficiente una richiesta della Protezione civile regionale, che non ha ancora battuto un colpo. Intanto il tempo passa, l’inverno incalza e se dovesse arrivare anche la neve sarebbe il caos». Marsilio potrebbe ricordarle che c’è un’emergenza sanitaria in atto. Non siamo in tempo di pace e quando si è in guerra cambiano anche le priorità. «Ci mancherebbe. Ma questa non è un’attenuante, piuttosto il contrario. Per dirne un’altra, mancano i vaccini anti influenzali ed è forse la più grave delle responsabilità di questa giunta regionale. Non ci voleva uno statista per decidere di acquisire molte più dosi dello scorso anno. Le faccio una previsione: il vaccino non arriverà a tutti coloro che lo hanno richiesto, con le conseguenze immaginabili per i nostri ospedali quando, fra qualche settimana, potrebbero ritrovarsi nel caos. Pensate cosa accadrà nelle famiglie e sui posti di lavoro dopo i primi colpi di tosse o qualche linea di febbre». La Regione è stata tuttavia impegnata a tamponare un’altra emergenza durante l’estate: quella economica. E non è ancora finita. «Anche qui siamo di fronte a una vergognosa presa in giro, basta chiedere alle partire Iva. Dei circa 177milioni stanziato con il Cura Abruzzo 1 e 2, solo poche briciole sono arrivate ai destinatari: una media di 1.000 euro da marzo a oggi. Se fosse dipeso dalla Regione sarebbero già tutti morti. Però sono riusciti a dare al Napoli calcio 100mila euro al giorno per i 12 giorni di presenza a Castel di Sangro durante il ritiro estivo della squadra. Tutto questo nel pieno di una pandemia». La conclusione? «In definitiva, Marsilio è venuto in Abruzzo per trasformarlo in una colonia di Fratelli d’Italia e umiliare qualche alleato, come sanno bene Udc e Forza Italia. Poi se ne tornerà nella capitale lasciandosi dietro solo macerie». |
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