La strada verso una mobilità sostenibile è un vicolo stretto, speriamo non cieco. Cosa ci insegna la storia di via di Sotto? Alcuni autorevoli esponenti del Partito democratico pescarese hanno avviato una campagna contro la decisione dell'amministrazione comunale di porre il limite di velocità in via di Sotto a 30 km orari e di installare telecamere per sanzionare chi non lo rispetta.
Il principale argomento usato è che si userebbe l'autovelox per fare cassa a spese dei cittadini. A questo si accompagnano altri argomenti, come quello della dannosità (addirittura) di un limite così basso su una strada così scorrevole. È evidente che il principale movente di chi ha sollevato la questione è di raccogliere un po' di consenso a buon mercato. Quando si tocca il diritto di guidare liberamente e si protesta contro le multe il plauso è assicurato.
Nel mondo una nuova linea di contrapposizione tra destra e sinistra riguarda i motoristi, generalmente sostenuti dai conservatori, e gli antimotoristi, generalmente di orientamento progressista. Basti guardare a quello che sta accadendo a Londra o Parigi in questi mesi di pandemia. A Londra è in atto un duro conflitto tra il sindaco laburista Sadiq Khan e vari municipi governati dai conservatori sulla politica dei low-traffic neighbourhoods (la chiusura al traffico della maggior parte delle strade secondarie), delle corsie ciclabili temporanee e della chiusura delle strade all'entrata e all'uscita delle scuole. A Parigi la sindaca Hidalgo ha vinto un'importante battaglia legale sulla legittimità della sua politica di estesa pedonalizzazione della città.
Non avrei dubbi su dove una sinistra moderna ed ecologista dovrebbe collocarsi in Italia, in Abruzzo e a Pescara. Questo significa, però, non cedere a facili scorciatoie.
Noi pensiamo, quindi, che l'amministrazione abbia fatto bene a istituire il limite di 30 Km orari in una zona così popolosa, considerando che un'auto a 50 all'ora in città corre e provoca danni enormi come mostrano tutte le statistiche. Non rispettare i segnali stradali è sempre sbagliato e le sanzioni ne sono una ovvia conseguenza. La loro funzione deterrente porterà presto al rispetto del limite. I soldi delle sanzioni stradali secondo la legge vanno reinvestiti almeno per la metà in sicurezza stradale e mobilità sostenibile andrebbe detto alle persone multate che in fondo contribuiscono a salvare vite umane e migliorare la qualità della vita e il ruolo dell'opposizione sarebbe di vigilare affinché questo sia fatto. E c'è un gran bisogno di investire proprio in questo.
Proprio perché il limite di velocità (che andrebbe esteso a tutta la città) di per sé non basta. Occorre, infatti, ripensare le strade e gli arredi urbani per far sì che le auto vadano piano e le persone siano indotte il più possibile a farne a meno. Restringere le carreggiate, per esempio realizzando ovunque corsie ciclabili e inserendo semplici accorgimenti per evitare i rettilinei. Soprattutto, occorrerebbe prendere di petto la questione del trasporto pubblico, nella città e nell'area metropolitana, assolutamente carente, in particolare ai Colli.
In attesa di tutto questo, che temiamo l'attuale amministrazione non farà, suggeriremmo al sindaco e all'assessore alla mobilità di installare l'autovelox anche in viale Pindaro, una zona 30, che dovrebbe essere il cuore del campus diffuso, ove le auto sfrecciano. Anche lì c'è da fare cassa e così, tra l'altro, si evita il sospetto che si voglia colpire una sola zona della città.
Stefano Civitarese*
e Bruno Pace**
*Ex assessore Urbanistica
** Docente della d'Annunzio