L'INDAGINESANT'EGIDIO ALLA VIBRATA Aveva scelto la ragazzina più fragile emotivamente. E così come fa un cacciatore quando va alla ricerca della sua preda, dopo averla braccata, l'ha adescata. Ma è stato facile riuscire a circuirla e poi abusarne alla luce del «vissuto abbandonico e di isolamento affettivo» della ragazzina che la portavano «a un forte bisogno di amabilità e conseguentemente ad assecondare l'altro in modo suggestivo». È con queste parole che viene descritta la personalità di una giovanissima studentessa all'epoca dei fatti minorenne residente in Val Vibrata rimasta vittima di una violenza sessuale da parte dell'autista dell'autobus che ogni mattina l'accompagnava a scuola. È proprio su quel mezzo che i due si sarebbero conosciuti. Lui, M.B., 58 anni, residente a Sant'Egidio, è stato adesso rinviato a giudizio con le pesanti accuse di violenza sessuale reiterata e atti sessuali con minorenne oltre che del reato di aver sistematicamente violato la misura di prevenzione del divieto di ritorno in un Comune delle Marche, applicata dal questore, con autorizzazione a recarsi per il tempo strettamente necessario per il prelievo o ricovero dell'autobus nel deposito dei pullman.
LE ACCUSE Stando ai fatti contestati dalla Procura, il rapporto tra l'uomo e la ragazzina, basato su «un estenuante pressing psicologico», così come si legge nel capo d'imputazione, si sarebbe protratto da settembre del 2014 fino alla fine del 2016. Lei è già vulnerabile a causa di una difficile situazione familiare e a difficoltà di integrazione quando appare lui che si avvicina sin da subito e comincia a lusingarla in vari modi, «offrendole quotidianamente quelle attenzioni che le mancavano in famiglia e con i coetanei». È in questo modo che l'autista sarebbe riuscito ad agganciare la giovane e fragile studentessa. Si parla addirittura di «un ricatto sentimentale» che avrebbe portato la minore ad isolarsi sia dai compagni, sia dai familiari fino al punto estremo «di farle presentare false denunce contro i genitori, un professore e un compagno».
Episodi che, però, hanno messo in allarme gli stessi familiari della ragazzina, diventati loro stessi vittime e presunti carnefici della propria figlia, a quel punto ormai estraniata dal mondo che la circondava. Nel periodo di vicinanza con l'autista la ragazzina a un certo punto era arrivata ad avere «un morboso contatto telefonico» con l'uomo, «così travolgendola fisicamente e coinvolgendola in reiterati rapporti sessuali completi». Il punto di rottura è arrivato quando gli investigatori hanno iniziato ad approfondire le false denunce e così è spuntato per caso il nome dell'autista legato a quella ragazza particolarmente vulnerabile che ogni mattina saliva sull'autobus diretto verso la sua scuola. Una scoperta terribile legata ad una personalità fragilissima: «La vulnerabilità di fondo la porta a viversi il rapporto con l'altro in termini di dipendenza, lealtà assoluta ed alleanza totalizzante, lei era ed è una ragazza, anche per condizione evolutiva, fragile e vulnerabile che tende ad aderire in modo suggestivo e autosuggestivo alle aspettative esterne, allineandosi alle istanze e richieste dell'altro per non essere esposta al rischio di essere affettivamente abbandonata» così si legge nel capo d'imputazione.