Data: 27/02/2022
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Un abbraccio per la pace tra donne ucraine e russe Pescara, Teramo e Chieti: neve e bufera non fermano le proteste contro Putin
Nell'abbraccio tra Margherita e Alla, la prima ucraina, la seconda russa, si racchiude il messaggio di pace che ieri l'Abruzzo ha voluto mandare. Neve e bufera non hanno fermato le manifestazioni in piazza contro Putin e la guerra. QUI PESCARA. Avvolti nelle bandiere ucraine giallo azzurro o multicolori della pace, hanno diffuso inni dall'altoparlante e si sono posti in raccoglimento, uno a fianco all'altro, a semicerchio, sotto i portici di piazza Salotto, a Pescara. Hanno sfidato la pioggia e il freddo polare, ieri pomeriggio, per chiedere la pace e solidarizzare con il popolo ucraino che da tre giorni tenta la sopravvivenza nei bunker sotterranei, terrorizzato dalle bombe di Putin. «No alla guerra e ad ogni forma di conflitto armato, Pescara è per la pace» è stato il grido che si è levato dai manifestanti, circa 150 arrivati alla spicciolata, nel presidio scortato da diverse pattuglie di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. Alla manifestazione, organizzata da Cgil, Cisl e Uil, coordinate rispettivamente da Luca Ondifero, Franco Pescara e Fabiola Ortolano, ha preso parte una rappresentanza delle oltre 50 associazioni che si occupano di diritti umani che hanno aderito all'evento. Ondifero, Cgil: «La guerra è solo distruzione, morte e tirannia. Chiediamo il disarmo e il cessate il fuoco. La paura è che la guerra sconfini e arrivi fino a noi. L'Italia e l'Europa devono risolvere diplomaticamente il conflitto Russia-Ucraina».«Siamo impotenti e arrabbiati per l'insensatezza degli accadimenti che potevano essere fermati con abili mosse diplomatiche perché non è con la violenza, che respingiamo, che si risolve la violenza», è l'opinione di Francesco Belfiglio, dell'associazione Oltre il Ponte. «Così rischiamo la terza guerra mondiale» è il commento tranchant di Nicola Palombaro, presidente Anpi, partigiani d'Italia, «con la guerra perdono tutti, noi siamo stati sotto le bombe 80 anni fa, ma questa vicenda dimostra che dalla storia non abbiamo imparato nulla». QUI TERAMO. Margherita e Alla, un'ucraina e una russa, strette in un abbraccio di pace.È l'immagine simbolo della Teramo che ieri, nonostante la neve, è scesa in piazza per dire "no alla guerra". La manifestazione, prevista in piazza Martiri della Libertà ma spostatasi sotto ai portici dell'ex banco di Napoli per via del maltempo, ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, a partire dal sindaco Gianguido D'Alberto, dei sindacati, delle associazioni e di tanti cittadini. Sotto un'unica bandiera, quella arcobaleno, si sono strette anche le donne ucraine e russe che vivono a Teramo: nei loro Paesi hanno lasciato figli, famiglie e amici ed il dolore per i tragici fatti che si stanno consumando si legge chiaro sui loro visi e nei loro occhi. Tutte invocano la fine delle ostilità, tutte concordano sull'assurdità dell'invasione russa, tutte temono il peggio. E gli appelli alla pace sui cartelli stretti fra le mani e dai microfoni in piazza sono stati univoci; così come è stata unanime la richiesta di sostegno al popolo ucraino da parte della comunità internazionale e di condanna di Putin.Una madre ucraina ha rivolto da Teramo il suo accorato appello alle madri dei soldati russi impegnati nelle azioni di guerra affinché fermino i propri figli e facciano posare loro le armi: «Chiedo alle madri di soldati russi impegnati in questa guerra di convincere i figli a non combattere: fateli tornare a casa dalle famiglie, fermiamo tutti questa guerra che è il capriccio di una persona», ha invocato la donna in piazza. QUI CHIETI. Cgil, Cisl e Uil, associazioni e comitati, si sono ritrovati ieri mattina davanti alla prefettura di Chieti per dire no alla guerra. «Siamo fortemente preoccupati delle ripercussioni che in questo territorio ci saranno rispetto alla crisi e agli scambi energetici che verranno meno», ha sottolineato il segretario generale della Cgil Chieti, Francesco Spina. Alla manifestazione ha partecipato anche il sindaco Diego Ferrara, ma non erano presenti comunità ucraine, che probabilmente hanno preferito aderire alla manifestazione nazionale. «Oltre al lato umano, siamo preoccupati per una guerra che interessa due Paesi dove noi esportiamo prodotti», dice Lucio Petrongolo, segretario della Cisl Chieti, «da un'analisi fatta, solo sulla provincia di Chieti si registrano circa 70 milioni di export verso Russia e Ucraina. Questo potrebbe mettere in difficoltà la continuità produttiva e le prospettive occupazionali del territorio». Ha aderito all'iniziativa anche Slowfood Chieti: «In tutti i Paesi in cui siamo diffusi, come associazione internazionale ci occupiamo di eguaglianza di diritti e di uguale accesso al cibo», dice la presidente Laura La Spada. «Le condizioni alimentari delle persone che sono in Ucraina sono drammatiche e non possiamo non essere presenti per far sentire la nostra voce». C'erano, poi, le associazioni Libera, l'Anpi Chieti e il Forum H2O. Presente anche una delegazione studentesca: «Prendiamo una posizione netta e dura», dice il 18enne Lorenzo Mennilli, coordinatore dell'Unione degli studenti di Chieti, iscritto al quinto anno del liceo classico, «a difesa della pace e così devono fare le istituzioni che rappresentano il nostro Paese». |
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