CHIETI La Tua rischia di pagare due volte l'affitto del sito per la rimessa degli autobus in città. La società di trasporto pubblico regionale viene sconfitta per la terza volta in tribunale dove non riesce a far passare la richiesta di affidare l'ex rimessa di via dei Peligni a un custode (in gergo tecnico sequestratario) che se ne accolli anche l'affitto e ogni altro onere economico. Rischia quindi di dover pagare il canone mensile di circa 10mila euro fino al 2023, quando scadrà il contratto del sito di proprietà della famiglia Gallucci. Nel frattempo, la società pubblica presieduta da Gianfranco Giuliante paga un affitto per la sede di Brecciarola dove ha spostato la nuova rimessa degli autobus. Il rischio è che si paghi il vecchio e il nuovo. Un bel pasticcio per la società di trasporto, che ha rifiutato l'accordo per chiudere la vicenda proposto dalla famiglia Gallucci e ha preferito continuare una battaglia giudiziaria che l'ha vista soccombere per tre volte. La prima volta, a giugno 2020, quando ha fatto richiesta per ottenere un custode del sito, prassi giudiziaria che si attiva fino a quando il tribunale non scioglie il nodo sulla rescissione anticipata del contratto (legittima per Tua, illegittima per i Gallucci); la seconda volta, a luglio 2020, quando la società ha fatto ricorso contro la prima sentenza del giudice civile rivolgendosi alla Corte d'appello dell'Aquila, che però si è dichiarata incompetente; e la terza volta ieri con l'ordinanza del tribunale in composizione collegiale (presidente Gianluca Falco, componenti Marcello Cozzolino ed Enrico Colagreco) che ha dichiarato tardivo, e dunque, «improcedibile», il reclamo. La società presieduta da Giuliante, e assistita dall'avvocato Luigi Di Massa, sostiene che ha agito legittimamente nel rescindere il contratto di affitto. Lo sostiene grazie a una clausola contrattuale che, però, secondo la proprietà, assistita dall'avvocato Alessandro De Iuliis, non è più valida perché abolita. Proprio perché solo un tribunale avrebbe potuto mettere la parola fine su questa questione, Tua aveva chiesto di affidare il sito a un terzo, come si fa di prassi in questi casi. Ma il giudice, lette le carte, ha ritenuto di dover respingere la richiesta, facendo capire che al momento il sito resta affittato alla società di trasporto pubblico fino a scadenza di contratto a febbraio del 2023. Il rischio ora è quindi che la società si trovi a pagare sia per il sito affittato a Brecciarola, sia per quello di via dei Peligni, smantellato dal 2020. Ad agosto 2019 Tua aveva, infatti, comunicato alla proprietà di voler rescindere il contratto. Per giustificare questa scelta - che aveva avuto molta eco in città visto che, all'inizio, si parlava di una delocalizzazione dell'intero distretto a Pescara - il presidente Giuliante aveva parlato di due ordini di motivi: la necessità di risparmiare risorse economiche e il problema-amianto, scoperto in una delle coperture del deposito di via dei Peligni. Entrambi i punti sono stati contestati dalla famiglia Gallucci, e in particolare dal figlio del proprietario, l'avvocato Federico Gallucci, che ha dimostrato come l'amianto fosse stato bonificato. La proprietà ha inoltre offerto alla dirigenza della Tua la possibilità di abbattere notevolmente il costo di locazione e di realizzare nel deposito, a sue spese, tutte le migliorie che la società avrebbe ritenuto necessarie. Giuliante, però, non ha tenuto conto delle offerte dei Gallucci ed è andato avanti con un avviso pubblico per cercare un altro sito per il deposito. Unica concessione fatta alla città di Chieti è stata quella di non trasferire il distretto per intero a Pescara, come aveva ipotizzato all'inizio, ma di lasciarlo a Chieti. È stata individuata così l'area di Brecciarola. La nuova sede è stata inaugurata a febbraio 2020: costa la metà di quella di via dei Peligni, ma è anche la metà come superficie e soprattutto - rimarca Gallucci - non è attrezzata come quella di Chieti alta, che aveva l'officina (spostata a Pescara) e una serie di uffici e di spazi per il personale, oltre ad attrezzature specifiche. L'ex distretto Tua di Chieti alta ora è un sito fantasma. Ad oggi sono stati già maturati 170mila euro di canoni non pagati.