Data: 30/12/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Tre pilastri per lo sviluppo della regione Infrastrutture, digitale, formazione: il Recovery Fund è l'occasione per riscrivere il nostro futuro
I 209 miliardi del Recovery Fund (o Next Generation Eu) prima o poi arriveranno. Sono a Bruxelles. Attendono di essere trasferiti in Italia sulla base del piano che il governo sta predisponendo. Al momento esiste una bozza che gira e viene commentata (nella pagina seguente potete leggere un servizio sulla parte del documento che interessa l'Abruzzo). Al Recovery andrebbero affiancati i 36 miliardi del Mes, il vecchio fondo salva stati, che sta lacerando da mesi la nostra politica tra lo stupore (o l'indifferenza) degli italiani. Questi ultimi fondi sono destinati alla sanità e si aggiungerebbero ai 9 miliardi già previsti dal ministro Roberto Speranza nel piano del Recovery. Se la politica arrivasse a trovare un accordo, il pacchetto complessivo di aiuti per l'Italia potrebbe arrivare a 245 miliardi. Una buona base per ripartire dopo questa crisi, sanitaria, sociale, economica. L'Abruzzo arriva all'appuntamento con il Recovery dopo oltre 1.100 morti per Covid, un Prodotto interno lordo precipitato del 6-8 per cento circa, una perdita di almeno 6mila posti di lavoro e migliaia di imprese sull'orlo della chiusura. Che fare, dunque? L'economista Giuseppe Mauro su queste pagine ha previsto un 2021 di ripresa. Ma si tratta di uno scenario, dice Mauro, che «non viene colto da un'estesa parte dell'opinione pubblica che appare confusa e impaurita». E' questo il motivo, suggerisce l'economista, «per il quale bisogna continuare a trasmettere dosi crescenti di fiducia con atti concreti, finalizzati al rafforzamento e alla crescita dell'economia abruzzese. Uno sforzo collettivo che, sulla base delle indicazioni europee, possa concentrarsi sui pilastri che guidano la trasformazione e lo sviluppo della regione». Quali "pilastri"? Ne possiamo indicare tre.
1) Infrastrutture. L'Abruzzo ha una buona rete autostradale. La regione è ai primi posti in Italia per rapporto tra chilometri di rete, autovetture circolanti e metri quadri di superficie. Ma la rete ha bisogno di interventi di modernizzazione e di messa in sicurezza. Dunque di investimenti. Che vanno programmati anche sul fitto e malmesso reticolo di strade interne, sulla rete ferroviaria e sulla portualità.
2) Digitale. L'Abruzzo sconta un forte ritardo per la carenza di banda ultralarga e per la bassa cultura digitale delle sue le imprese. Un gap, va detto, che la regione condivide col resto del Paese, al 25º posto per digitalizzazione fra i 28 Stati membri dell'Ue: siamo in ritardo, come detto, sulla banda ultralarga, sono bassi i livelli di competenze digitali, basso il numero di specialisti e laureati nel settore. Solo nell'ultimo anno le imprese, spinte dal Covid, hanno guadagnato terreno nell'utilizzo di tecnologie come cloud, big data, commercio elettronico.
3) Formazione. L'Abruzzo ha una discreta base di laureati, il 23,6% sul totale della popolazione tra 30-34 anni (in Italia è il 27,8% ), ma offre scarse occasioni di lavoro e spinge i suoi migliori laureati a emigrare. Crescere su questi tre punti è la chiave di volta per dare un futuro alle nuove generazioni. E alla nostra regione.
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