Data: 11/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Tre miliardi sulle bollette Nel 2024 taglio dell'Irpef Nella prossima Manovra priorità alle tre aliquote fiscali. Pensioni, slitta Quota 41
ROMA Una dote da 3 miliardi per quest'anno, da usare per ulteriori interventi a favore di famiglie e imprese sul fronte energetico. Poi le priorità per la prossima legge di Bilancio, che partono dalla riforma del fisco. Il primo Documento di economia e finanza del governo di Giorgia Meloni avrà un profilo di grande prudenza e dunque, come già indicato dal ministro Giancarlo Giorgetti, prospetterà una riduzione del deficit e debito; in una fase in cui in Europa si discute delle nuove regole di bilancio attese dopo la lunga sospensione del Patto, regole che pur se diverse dalle precedenti potrebbero risultare comunque esigenti per i Paesi ad alto debito. E tuttavia, l'esecutivo certo non desidera che questa prudenza sia scambiata per immobilismo.
Dunque siccome il Def è un documento pluriennale, saranno delineati gli interventi di politica economica per il periodo che arriva al 2026. Ci sarà insomma almeno un accenno alle varie misure che fanno parte del programma di legislatura.
La cautela però si dovrà tradurre nella scelta di alcune misure, quelle che ragionevolmente potranno essere finanziate nel 2024 con la prossima legge di Bilancio. E in cima all'agenda resta il fisco. La legge delega da poco arrivata in Parlamento ha 24 mesi per essere attuata, ma il vice ministro Maurizio Leo ha più volte confermato, in particolare, l'intenzione di iniziare dal prossimo anno la riduzione delle aliquote Irpef, che dovrebbero scendere a tre, dalle attuali quattro. Gli spazi di bilancio restano ristretti: il miglioramento delle previsioni di crescita per il 2023 non è necessariamente destinato a trascinarsi sul periodo successivo. L'asticella del deficit fissata per l'anno in corso al 4,5 per cento rispetto ad un tendenziale (già trapelato nei giorni scorsi) del 4,35 libererebbe risorse per quasi 3 miliardi, che il governo si riserva di usare nel secondo semestre per rinnovare il sostegno a famiglie e imprese; seppur in forme diverse e in un contesto in cui - si spera - l'inflazione avrà parzialmente allentato la propria morsa.
LA ROAD MAP - Dunque nel 2024 la riforma fiscale dovrà essere finanziata almeno in larga parte al proprio interno, tramite un doppio intervento sulle agevolazioni fiscali. Da una parte lo sfoltimento dell'attuale menu degli sconti, dall'altro una riduzione del beneficio complessivo per i redditi medio-alti (a fronte comunque dell'alleggerimento del carico complessivo). La dotazione minima di un intervento che risulti visibile per i contribuenti viene quantificata in 4-5 miliardi.
Va ricordato che c'è anche da confermare il taglio di 2 punti dei contributi previdenziali (3 per i redditi più bassi) che al momento è finanziato solo per il 2023. Si tratta di un intervento costoso, che da solo vale quasi 5 miliardi.
L'intenzione sarebbe di fare nel 2024 un piccolo passo almeno simbolico verso l'obiettivo finale del programma di governo, che prevede una decontribuzione di cinque punti per tutti. Ma i conti si faranno in autunno. Il ministro Giorgetti ha anche annunciato l'intenzione di delineare un nuovo intervento a favore delle famiglie, in funzione di contrasto alla denatalità, dopo il pacchetto della scorsa legge di Bilancio che valeva circa 1,5 miliardi. Di nuovo, la verifica delle risorse sarà decisiva.
Sullo sfondo resta l'intervento sulla previdenza. Molti segnali che si sono accumulati nelle scorse settimane fanno pensare ad un rallentamento del percorso verso Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione avendo maturato appunto 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. Gli incontri tematici con i sindacati (i famosi "tavoli") sono al momento sospesi. Nel frattempo il ministero del Lavoro ha avviato la costituzione di un osservatorio che almeno in prima battuta si dovrebbe concentrare su aspetti come la staffetta generazionale (uscita di lavoratori anziani accompagnata da ingresso di giovani, per la quale in verità già negli anni scorsi sono state sperimentate alcune formule legislative). A questo punto è verosimile che il prossimo anno sia proposta una qualche proroga dell'attuale meccanismo di Quota 103: uscita con 62 anni di età e 41 di contributi, che coinvolge un numero limitato di lavoratori. Non si tratterebbe naturalmente dell'assetto finale, ma l'entrata in vigore di Quota 41 (misura fortemente voluta dalla Lega che incontra anche il favore dei sindacati) dovrà comunque attendere.
I PALETTI - Come già accennato, tra le variabili da considerare ci sono i futuri vincoli decisi a livello europeo. La prospettiva di una riduzione costante del debito pubblico (in misura dell'1 per cento l'anno per i Paesi come l'Italia lontani dalla soglia del 60 per del cento del Pil) non sarebbe certo una passeggiata. In più entrerebbe in vigore la regola che lega i margini di spesa di ciascuno Stato alla sua crescita potenziale.
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