Affidarsi al trasporto pubblico dal 3 febbraio per raggiungere Roma dalla costa teramana (e viceversa) sarà come una sorta di traversata transatlantica per tempi e costi.
A denunciarlo (di nuovo) è la Cgil di Teramo, con il segretario generale Giovanni Timoteo, in compagnia questa mattina di Domenico Fontana (Filt Cgil L’Aquila-Teramo) e De Iuliis della Rsu Tua.
I sindacati ribadiscono in sostanza quanto già sottolineato in passato: con la soppressione di corse da e verso la Capitale, il territorio teramano sarà penalizzato, perché si dovrà raggiungere L’Aquila e poi da lì muoversi per raggiungere Roma. Non andrà meglio facendo percorso inverso. “Siamo sconcertati per come viene trattato questo territorio – ha detto Timoteo – Si stanno pregiudicando posti di lavoro (14 unità in meno in Tua; ndg) e facendo il gioco dei privati. Scriveremo alla giunta regionale per capire se è questo il modo di curare gli interessi della provincia”.
Fontana ha parlato di “depauperamento del servizio pubblico, con tempi di percorrenza aumentati e notevoli disagi. Chi dovrebbe assicurarsi di curare gli interessi pubblici, è invece silente”.
La soppressione delle sette corse della tratta Giulianova-Roma doveva già avvenire ad inizio anno; l’ultima data comunicata per il cambiamento (in peggio) è il 3 febbraio, ma non è così certo verrà rispettata. Insomma, per i sindacati, c’è ancora tempo in Regione per provare a cambiare le cose.