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Data: 04/10/2019
Testata Giornalistica: RISERVATO
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Trasporto pubblico locale, si indaga per truffa: ipotesi danno da quasi 30 milioni di euro

 Tra nuovi particolari e cifre da record va avanti l’inchiesta sul trasporto pubblico locale. La vicenda che si trascina da tempo era diventata di dominio pubblico durante la scorsa estate dopo la pubblicazione di un articolo su Riservato.net e aveva fatto molto clamore soprattutto per via dell’ipotesi di un danno erariale da quasi 30 milioni di euro al vaglio della Corte dei Conti.

Tutto parte da un esposto presentato un anno fa da circa 120 autisti: al centro della denuncia la mancata corresponsione di quanto finanziato con scopo ben preciso dalla Regione Molise al personale delle imprese molisane del trasporto pubblico locale. Dal 2011 e per anni cifre che dovevano servire a garantire un equo compenso ai lavoratori ma che nelle tasche dei lavoratori non sono mai arrivate.

Ora l’avvocato Giuseppe Fazio, che assiste proprio gli autisti, ha voluto fare un punto della situazione: il pm titolare dell’indagine ha chiesto l’archiviazione per alcune ipotesi di reato, tra queste l’abuso d’ufficio, mentre per altre è stato disposto lo stralcio, e tra queste c’è la truffa aggravata. Si attende ora la fissazione di una udienza perchè proprio Fazio ha fatto opposizione contro la richiesta di opposizione e dunque sarà il giudice a doversi pronunciare.

L’esposto però, ed è questo l’aspetto più rivelante, è al vaglio anche della Corte dei Conti che dovrà pronunciarsi per quanto di sua competenza. Dalla relazione della Guardia di Finanza emerge una ipotesi di danno erariale da quasi 30 milioni di euro.

Tutta la vicenda parte da lontano. Nel 2011 la Regione Molise con delibera di giunta incarica consulenti esterni di determinare “un equo corrispettivo” da riconoscere a ciascuno degli affidatari del servizio pubblico di trasporto; all’epoca in Molise non c’è il gestore unico, che pure dovrà essere, prima o poi, determinato e individuato e, come a portarsi avanti con il lavoro, nella stessa delibera la Regione chiede così sempre allo stesso studio di determinare un corrispettivo da porre a base della gara da indire per l’operatore che gestirà poi l’intera rete.

I risultati arrivano subito, calcolati dai professionisti nominati sulla base di quanto prevede la legge (i costi sostenuti da un’impresa media gestita in modo efficiente) e presentano una novità per i costi del personale: vengono aumentati di 10 mila euro per dipendente che, aggiunti alle altre voci che rientrano nel rimborso pubblico, significano più soldi alle singole ditte interessate. La Regione poi di suo fa anche di più: aumenta (“inspiegabilmente”) i parametri fissati dai professionisti consulenti per il rimborso al chilometro e di conseguenza aumenta il finanziamento portandolo a 2,3 milioni di euro con l’aggiunta di tutta una serie di balzelli vari che fanno bene alle ditte interessate. E ai loro dipendenti? Meno o, meglio, per niente.

“A fronte delle risorse e dei privilegi – si legge infatti nell’esposto –, pur essendo previsto e finanziato un contratto aziendale di secondo livello, nessun dipendente ha mai percepito quanto finanziato dalla Regione per tale scopo”.

E non solo. Nello scontro che poi scoppia con alcune delle ditte la Regione procede a una verifica dei bilanci dell’azienda di trasporto pubblico locale e dall’approfondimento viene fuori che il costo dovuto per chilometro percorso non è di 1,84 euro a chilometro ma di 1,35, proprio perché “il costo del personale è enormemente inferiore a quello previsto dallo studio per la remunerazione delle imprese di trasporto”. In sostanza, il rimborso aumentato sarebbe dipeso dall’aumento degli stipendi dei lavoratori, mai concesso nella realtà. Le aziende fanno pesare altre voci per giustificare il rimborso alcune delle quali come le spese legali non sono nemmeno previste dal regolamento.

Di fronte a dati del genere, i sindacati chiedono al dirigente responsabile del servizio per la Regione Molise il ricalcolo del contributo in base ai minori costi del personale. Il ricalcolo non sarà mai praticato. E la vicenda finisce nelle mani degli inquirenti che dovranno stabilire se la storia presenta profili di illeceità penale.


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