ROMA «Dite al Pd di non fare come Salvini, che sulla revoca delle concessioni ad Autostrade si era tirato indietro». Luigi Di Maio convoca i ministri M5S alla Farnesina per dettare la linea e lanciare un avvertimento ai nuovi alleati. L'assalto alla diligenza è già partito. Il più veloce è stato il ministro dell'Istruzione, il grillino Lorenzo Fioramonti, professore con cattedra all'università di Pretoria, in Sud Africa, che in varie minacciose interviste rilasciate ancora prima di aver giurato al Quirinale, ha lanciato il suo ultimatum: datemi 3 miliardi (2 per la scuola e 1 per l'università) o mi dimetto. Anche il titolare della Salute, Roberto Speranza di Leu, non ha pensato a rendere più efficiente la spesa sanitaria, dove gli sprechi non si contano: ha chiesto subito 4 miliardi. Per non dire dei piani per l'Ambiente di Sergio Costa. Insomma il governo non ha fatto ancora in tempo a insediarsi che subito fioccano le domande di allargare i cordoni della borsa. Con richieste pesanti, considerata la situazione economica e i 23 miliardi da trovare per bloccare gli aumenti dell'Iva. Nè sono mancati i suggerimenti su come finanziare le nuove spese: aumentando i prelievi sulla banche (ricetta di Speranza) o mettendo piccoli balzelli su merendine e biglietti aerei (Fioramonti).
Partiamo dalla Sanità. Secondo Speranza si dovrebbe abolire il superticket di 10 euro sulle visite specialistiche (che genera un gettito di circa 400 milioni di euro, molto al di sotto di quello previsto nel 2011 quando venne istituito) e via a un grande piano di assunzioni. Priorità in linea con i due obiettivi indicati dal neoministro per la sua azione di governo: «Lotta alle disuguaglianze» e «universalità del Sistema sanitario nazionale». Proprio l'abolizione del superticket è al centro di una proposta di legge presentata dallo stesso Speranza nel 2018. Nel testo il ministro indica anche altri due nodi cruciali: la cosiddetta rideterminazione del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, da portare a 118 miliardi (dai 114,5 attuali e 116,5 già previsti per il 2020), e l'allentamento dei vincoli per l'assunzione del personale sanitario.
GLI INVESTIMENTIChi paga il conto? Banche, assicurazioni e fondi di investimento, è la proposta di Speranza. L'idea è trovare i fondi con la riduzione della quota di interessi passivi deducibili per le banche. Altri soldi dovrebbe arrivare dal maggior gettito generato dalla cancellazione della deduzione forfettaria dei canoni di affitto delle dimore storiche e dai risparmi nell'acquisto di servizi e farmaci.
Poi c'è la scuola. «Metterla al centro del Paese», dice Fioramonti che annuncia di voler combattere prima di tutto «il precariato estenuante». «Ci vogliono investimenti subito, nella legge di Bilancio: due miliardi per la scuola e uno almeno per l'università. Se non ci saranno, mi dimetto», ha scandito. Come trovarli? Per Fioramonti è semplice: tassando merendine e biglietti aerei. «Ho pronte delle proposte - ha detto alla tv - per recuperare 1,7 miliardi attraverso piccole tasse di scopo. Ad esempio mettere una tassa di due euro su un biglietto da 700 per New York». Sul tavolo anche gli incentivi green voluti dal ministro dell'Ambiente e su cui però l'intero governo sembrerebbe convergere. Gli investimenti nell'ambiente, ancora da definire e quantificare, potrebbero rappresentare la carta da giocare a Bruxelles per avere maggiore flessibilità sul deficit.
Infine ci sono la casa e le periferie cui guarda il ministro delle Infrastrutture, idee che però non hanno nulla dell'assalto alla diligenza. «Possiamo sbloccare lavori, posti di lavoro, qualità di abitare - ha sottolineato De Micheli - investendo risorse anche in procedure semplificate». Intanto a tredici mesi di distanza dal crollo del Ponte Morandi ieri Atlantia, la società della famiglia Benetton a cui fa capo Autostrade per l'Italia, ieri ha superato per la prima volta in Borsa i valori del 13 agosto 2018, giorno prima del disastro, chiudendo a 24,64 euro (+1,4%). A spingere i titoli proprio il cambio della guardia alle Infrastrutture. La ministra De Micheli ha già fatto sapere che di revoca della concessione non si parlerà più, semmai solo di revisione. Ma sul tema, che ha visto i grillini chiedere per mesi la revoca «senza se e senza ma», rischia ora di consumarsi il primo strappo del governo giallorosso. Ieri il grillino Mario Giarrusso ha minacciato di non votare la fiducia se non ci sarà la revoca delle concessioni. Di Maio però ha subito frenato: «Non voglio conflitti ma lavorare seriamente, non rispondete alle provocazioni. E dite al Pd di non fare come Salvini che sulla revoca delle concessioni ad Autostrade si era tirato indietro. Troveremo una soluzione trasparente»i. Ma anche Alessandro Di Battista ha ripubblicato su Facebook un post contro i Benetton scritto tre mesi fa per difendere l'ex ministro Danilo Toninelli. Per il premier Giuseppe Conte insomma si profila già la prima grana.