«Ad agosto potrà esplodere il disagio sociale». Rischiano di non percepire più il reddito di cittadinanza 1.748 famiglie teramane, coinvolgendo complessivamente 3.462 persone. L'allarme è stato lanciato da Mirco D'Ignazio (coordinatore Inca Cgil Abruzzo-Molise). «Dovrà preoccupare pure i Comuni dal momento che in molti si raffronteranno con i sindaci una volta venuta meno la misura». Tutto ha origine da quel «principio governativo che fa riferimento esclusivamente al fatto che molti percettori del reddito sotto i 60 anni sono considerati occupabili nonostante i tanti tentativi fatti e le tante risposte negative ricevute in questi anni, nessuno offre un'opportunità lavorativa a chi abbia più di 50 anni, in particolare se donna», è la valutazione amara del sindacalista.
IL MERCATO - «Gli ultra 50enni ribadisce D'Ignazio nel mercato italiano sono tagliati fuori e non è che togliendo il reddito si riesca a trovare lavoro a questa fascia di popolazione, anche perché questa se potesse lavorerebbe ma trova solo porte in faccia o lavori sottopagati, temporanei e senza nessuna stabilità». Inoltre, secondo il sindacalista, si dovrebbe lavorare molto sulla formazione e sull'incontro tra domanda ed offerta. In provincia di Teramo sono 3.798 le famiglie che hanno percepito il reddito di cittadinanza nello scorso anno per un totale di 7.526 persone coinvolte per un importo medio di 551 euro. «La situazione può diventare drammatica perché grazie al reddito molte persone riescono a mettere insieme pranzo e cena: queste ad agosto si troveranno in un grave dilemma non sapendo come andare avanti nella vita di tutti i giorni, esploderà un problema che sarà del territorio». Sui furbetti del reddito, D'Ignazio non glissa: «Come in ogni sorta di bonus esiste sempre qualcuno che ne approfitta, non può essere questo il deterrente per la misura, siamo i primi a dire che vanno fatti più controlli possibili». Il sindacalista porta l'esempio della pensione di invalidità: «Anche lì si annidano ma ciò non vuol dire che per pochi la si debba eliminare, ma questo vale anche per la legge 104 o per il superbonus edilizio dove ci sono alcune aziende che prendono quattrini senza aver fatto i lavori».
IL SOSTEGNO - «Era una norma bandiera in campagna elettorale ed è stato il primo argomento affrontato ma non ci si rende conto dei risvolti drammatici che la limitazione può assumere». Per perorare ancora la causa D'Ignazio preme sui «numeri e anche nel merito del funzionamento del reddito di cittadinanza, perché la narrazione principe del ragazzo che sta sul divano è infondata. Inoltre, è un sostegno che parla alle famiglie e non solo alle persone. Chi lo nega non conosce bene il funzionamento». Ma un limite vero esiste: «In tutti questi anni nessuno ha lavorato sulla ricerca effettiva di lavoro ma questo va superato». E non è vero che il percettore del reddito che non vuole lavorare: «Si dovrebbe capire che spesso certe aziende offrono lavoro nel settore turistico per due mesi d'estate pagati perlopiù in nero: è chiaro che si sceglie altro, spesso ciò viene recepito come un insulto. Dobbiamo impedire lo sfruttamento ed il reddito va in tal senso».