L'AQUILA L'Ama dovrà ripristinare il pagamento di 309 euro mensili a 42 dipendenti. Lo prevede la sentenza del giudice del lavoro Anna Maria Tracanna, che ha accolto il ricorso dei lavoratori, assistiti dall'avvocato Isabella Di Benedetto. L'azienda per la mobilità urbana dovrà corrispondere anche gli importi arretrati, a partire dallo scorso febbraio. La vicenda ha tenuto banco all'inizio di quest'anno, quando, in seguito alla ricapitalizzazione da 1,3 milioni decisa per risanare le casse dell'azienda, venne azzerata la contrattazione di secondo livello e per i 130 addetti si prospettarono corposi tagli in busta paga. La vertenza si risolse poi con la mediazione del sindaco Pierluigi Biondi e la firma di un accordo, che provocò però una spaccatura tra il personale: la votazione fu disertata dai circa 50 lavoratori assunti prima del 1999, che in base all'intesa sottoscritta da azienda e sindacati, si videro togliere dallo stipendio un assegno di 300 euro mensili, che i dipendenti storici si erano "conquistati" nel tempo, a fronte di un accordo aziendale del 27 maggio 1999, rinunciando ad altre entrate come gli straordinari. Da qui, la volontà di ricorrere alle vie legali. La sentenza del giudice Tracanna è stata quindi accolta con grande soddisfazione dai 42 lavoratori, che oltre alla decurtazione in busta paga, erano stati accusati dagli stessi colleghi di aver mantenuto negli anni un privilegio rispetto a chi era entrato in azienda dopo il 1999. Tra l'altro, il taglio di 300 euro al mese, a cui si è sommata anche la perdita dell'indennità di presenza per altri 180 euro, è arrivato in pieno lockdown da Covid: con il ricorso forzato alla cassa integrazione, le 42 famiglie si sono trovate in seria difficoltà. Il giudice del lavoro ha quindi concesso anche il provvedimento urgente, che permetterà ai dipendenti Ama di recuperare subito le somme dovute dallo scorso febbraio.