Data: 27/02/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Tfr, liquidazione o fondo pensione, qual è la scelta migliore? I conti per chi ha 30, 40 e 50 anni
PREVIDENZA COMPLEMENTARE, CONVIENE TENERE IL TFR O PUNTARE SUL FONDO PENSIONE?
La corsa dei prezzi, e la crisi dei mercati finanziari nel 2022, hanno fatto sollevare più di un dubbio sulla reale convenienza di far confluire il Tfr nella previdenza complementare. Con un’inflazione che l’anno scorso è salita all’11,6%, infatti, il trattamento di fine rapporto si è rivalutato del 10% circa (l’8,3% al netto dell’imposta sostitutiva), mentre i fondi pensione hanno accusato una perdita media tra il 9,8% e l’11,5%. Ma allora, spostare il Tfr in un fondo pensione è davvero la scelta più conveniente? Malgrado le apparenze, la risposta è sì, e lo conferma un’analisi elaborata da Smileconomy per conto de l’Economia del Corriere della Sera, che ha messo a confronto la rivalutazione del Tfr in azienda, o presso il fondo di Tesoreria dell’Inps per le società con più di 50 dipendenti (ogni anno il Tfr si rivaluta dell’1,5% fisso maggiorato del 75% del tasso di inflazione), con 120 differenti scenari di possibili andamenti dei fondi pensione negli ultimi 20 anni, con metodo rolling. Le simulazioni per età e reddito: i conti su Tfr e fondo pensioneIl Corriere della Sera ha chiesto agli esperti di sviluppare delle simulazioni per far capire ai risparmiatori vantaggi e svantaggi della scelta tra Tfr e fondo pensione. E in particolare, Smileconomy ha simulato cosa potrebbe accadere a tre profili diversi di lavoratori (un 30enne, un 40enne e un 50enne) che dovessero decidere di conferire il Tfr (solo maturando, oppure maturato e maturando) in un fondo pensione. Il 2022: una pessima annata per mercati e fondiIl 2022 è stato un anno particolare per i mercati finanziari, con performance negative sia sul fronte azionario sia su quello obbligazionario, penalizzando quindi anche i fondi pensione: secondo i dati raccolti da Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione), i fondi negoziali hanno perso in media il 9,8%, quelli aperti il 10,7% e i Pip (Piani individuali pensionistici) l’11,5%. Un tonfo che ha avuto ricadute sul bilancio a 10 anni e ha riacceso, appunto, i riflettori sulla convenienza o meno di versare il Tfr nei fondi pensione. Dall’1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2022, il trattamento di fine rapporto mostra un rendimento annualizzato del 2,4% al netto dell’imposta sostitutiva, battendo i fondi negoziali (+2,2% al netto dell’imposta e dei costi di gestione) ed eguagliando i fondi aperti (+2,5%). Solo i Pip hanno fatto meglio, con un rendimento annualizzato del 2,9 per cento. L’eccezione del 50enne in uno scenario prudenteConsiderando anche l’effetto fiscale, la previdenza complementare non teme confronti. Secondo la simulazione elaborata da Smileconomy, infatti, spostando il Tfr nel fondo pensione è possibile ottenere un maggior rendimento che, anche nello scenario più prudenziale oscilla da un minimo del 3% a un massimo del 3,5%. «La misura effettiva del guadagno dipende dall’età, dalla linea di investimento scelta e dallo scenario di andamento dei mercati, oltre che dai costi — spiega il fondatore di Smileconomy, Andrea Carbone —. Per simulare l’andamento dei mercati (e quindi calcolare il rendimento dei fondi pensione, ndr) non abbiamo considerato un solo scenario, ma 120 diversi scenari di possibili andamenti degli ultimi 20 anni, con metodo rolling». E il fondo pensione ne esce sempre vincitore. Solo il 22% del Tfr destinato ai fondi pensioneI dati parlano chiaro. La scelta più conveniente sulla destinazione del Tfr è il fondo pensione. Se nella peggiore delle ipotesi, infatti, la previdenza complementare riuscirebbe a offrire nel lungo periodo un rendimento uguale o leggermente superiore alla rivalutazione del Tfr in azienda, nella migliore delle ipotesi, e scegliendo un profilo a rischio elevato, potrebbe addirittura offrire un rendimento più che doppio. Eppure, i lavoratori sembrano ignorare l’evidenza dei numeri, almeno a giudicare dai dati Covip aggiornati a luglio 2022. Dei 376 miliardi di Tfr maturati dal 2007, solo il 22% (82 miliardi) è stato destinato ai fondi pensione. La parte restante, invece, o è rimasta in azienda (il 55%, 208 miliardi) o è confluita nel fondo a gestione separata dell’Inps (il 23%, 86 miliardi). E non solo, anche la scelta del profilo di rischio non dà ragione ai lavoratori, visto che i più hanno deciso di aderire ai fondi più prudenti, quelli che negli anni hanno offerto i rendimenti più bassi. Con le linee più aggressive fino al 5% l’anno negli ultimi 10Se le linee garantite dei fondi preesistenti e gli obbligazionari misti hanno infatti offerto negli ultimi 10 anni un rendimento annualizzato che oscilla dal -0,2% dei Pip unit linked obbligazionari al +2,4% dei fondi negoziali obbligazionari misti, le linee azionarie mostrano invece una performance annualizzata del 4,7% per i fondi di categoria e per i Pip e del 4,9% per i fondi aperti. E per finire, rimane da sciogliere ancora il nodo adesioni, che nell’ultimo anno sono cresciute soprattutto tra gli over 54. «Tra i giovani, invece, la conoscenza della previdenza complementare resta poco diffusa, con una percentuale minima di aderenti under 34», ha sottolineato il presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, che in occasione dell’assemblea del ventennale dell’associazione ha proposto al governo una ricetta per rilanciare la previdenza complementare: «Informare i giovani, detassare i rendimenti, aumentare la deducibilità dei contributi e agevolare gli investimenti dei fondi nell’economia».
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