È con un misto di delusione e speranza che la delegazione abruzzese ha lasciato, ieri, il tavolo della riunione convocata a Roma sul “Decreto sisma 2016-2017”. A ricevere gli amministratori il premier Giuseppe Conte, assieme ai sottosegretari Riccardo Fraccaro, Vito Crimi e Alessia Morani. Una riunione di circa un’ora e mezzo, definita «tardiva» dagli amministratori, dalla quale, tuttavia, sono riusciti a portare a casa qualcosa, come la norma che servirà ad velocizzare le pratiche della “ricostruzione leggera”, che prevede prima la concessione del contributo e poi i controlli da parte dell’Usra. L’aliquota “pesante” del pacchetto di richieste avanzate dai territori è stata però rinviata in sede di conversione in legge: in questa stesura manca, ad esempio, la parte relativa alla proroga dello stato di emergenza per almeno tre anni, e la norma per il personale dedicato che nei Comuni si deve occupare di ricostruzione.
CHI C’ERA. Per le Regioni erano presenti il presidente abruzzese, Marco Marsilio, il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti (Lazio), Fabio Paparelli (Umbria), Luca Ceriscioli (Marche). La delegazione Anci era invece composta dal sindaco di Teramo e presidente regionale dell’Associazione nazionale comuni italiani, Gianguido D’Alberto, dal sindaco di Senigallia e presidente di Anci Marche, Maurizio Mangialardi e dal segretario generale Anci Veronica Nicotra, dai sindaci di Amatrice Antonio Fontanella e di Norcia, Nicola Alemanno.
TESTO NON CONCORDATO. «Avrei preferito, e l’ho ricordato al tavolo con il governo», ha detto Marsilio al termine, «che il testo del decreto fosse scritto insieme ai protagonisti dei territori, e non fare invece, come tradizionalmente avviene, che prima si scrive un testo e poi lo si sottopone al parere dei diretti interessati. Ora comunque il tempo per correggere questo metodo c’è, sempre beninteso che ci sia la volontà politica», ha aggiunto il governatore. «I sessanta giorni per convertire il decreto possono essere utilizzati in maniera fruttuosa. Inoltre abbiamo chiesto di fare l’ultimo decreto della serie, cioè avere il coraggio di inserire dentro questo decreto tutte le cose che servono e che mancano, perché non c’è davvero più tempo da perdere. Mi aspetto che il governo dia seguito a questo confronto e che dall’approvazione del decreto fino alla sua conversione in legge questo tavolo rappresentato dai territori accompagni il percorso parlamentare e ci si fidi finalmente delle proposte che arrivano in maniera trasversale dal territorio, che sono condivise da presidente, sindaci e amministrazioni di tutti i colori politici».
LE MODIFICHE. Tasse, personale, alleggerimento delle pratiche burocratiche. Questi alcuni temi che gli amministratori hanno chiesto di inserire nel decreto. «Ci siamo permessi di presentare degli emendamenti », ha aggiunto Marsilio, «in particolare per il personale che serve a far funzionare gli uffici e a sbrigare le pratiche e autorizzare l’apertura dei cantieri, la semplificazione delle norme e le misure anche fiscali rispetto alla proposta del governo di operare l’abbattimento del 50% delle tasse, e qui parlo della cosiddetta busta paga pesante », ha aggiunto il presidente, che ha anche riferito di un breve battibecco .
IL BATTIBECCO. «Mi sono permesso di dire al presidente del Consiglio, che forse se non avessi protestato non saremmo stati, a poche ore dall’approvazione del decreto, a parlarne insieme. Venerdì», ha aggiunto Marsilio, « è trapelata la notizia che c’era un decreto legge in discussione lunedì, del quale nessuno ci ha ancora trasmesso formalmente un testo. Il presidente del Consiglio sostiene il contrario, di averci convocato a prescindere. Io la convocazione l’ho ricevuta ieri alle ore 20 (domenica). Abbiamo chiaramente risposto prontamente ma avrei preferito e lo ho riportato a quel tavolo, che, in base all’impegno preso quattro mesi fa, il testo fosse scritto insieme»
CAMBIAMENTO DI METODO. Per il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, si è trattato «di un incontro importante, che segna un’inversione di metodo rispetto al passato. Di certo », ha aggiunto, «tardivo perché se si voleva un coinvolgimento fruttuoso bisognava fare un ragionamento in tempi diversi. Ho detto che va bene, ma solo se si tratta di una base di partenza. L’aspetto positivo è dato dal fatto che ci sia un Decreto dedicato al cratere sismico del Centro Italia, che per noi è fondamentale, perché abbiamo subìto per tre anni una sottovalutazione ».
NODI IRRISOLTI. Restano, però, dei nodi irrisolti: «La proroga dello stato di emergenza, che è solo annuale, noi chiediamo che sia almeno triennale, per consentirci di fare una programmazione nell’emergenza; non possiamo vivere, noi Comuni, in attesa ogni anno del rinvio della proroga del termine. C’è poi la questione della mancanza del personale: 200 unità sono un numero ridicolo; nel Decreto non è previsto alcun incremento, ciò di fatto non consente di rendere operativa la norma che consente ai Comuni di entrare in gioco nella ricostruzione leggera. Chiediamo che nel dibattito parlamentare questo numero venga ampliato».
SITUAZIONE STRAORDINARIA. Gravissimo, per D’Alberto, «che non ci sia alcuna previsione sulla ricostruzione pubblica; abbiamo chiesto al presidente che questa norma venga inserita da subito; si continua a immaginare la nostra situazione come se fosse ordinaria: la situazione è straordinaria e occorrono misure straordinarie. L’auspicio è che il tavolo sia credibile, e per essere credibile deve raccogliere le istanze dei territori molto più di quanto non sia stato fatto in passato, in cui abbiamo avuto risposte pari a zero».