Data: 30/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Taglio del cuneo ma sindacati freddi su fisco e pensioni. In serata Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi: gli interventi contenuti nel decreto lavoro sono giudicati insufficienti
ROMA Il decreto lavoro, che contiene diverse scelte non gradite. Ma poi anche i temi che non sono strettamente in agenda, a partire dall'eterno dossier pensioni e dalla riforma fiscale. Non sarà un incontro facile quello di stasera tra sindacati e governo, alla vigilia del Consiglio dei ministri straordinario del primo maggio. E difficilmente dall'incontro usciranno passi avanti di qualche rilievo, in un dialogo che al momento resta sostanzialmente congelato. C'è innanzitutto una questione di metodo, anche se le reazioni alla convocazione dell'ultimo minuto sono sfaccettate, con la Cisl che comunque apprezza il «segnale di attenzione» e le altre due confederazioni che evidenziano invece la problematicità di un confronto effettivo quando i testi sono già di fatto scritti.
IL REDDITO - Ieri è stato soprattutto il numero uno della Cgil Landini ad andare all'attacco, criticando tra l'altro la decisione di tagliare il reddito di cittadinanza per sostituirlo con un nuovo strumento più restrittivo nelle condizioni di accesso. «Una follia in un momento in cui aumentano le povertà» ha osservato Landini. Sul piano strettamente monetario il piatto forte del provvedimento sarà l'ulteriore taglio del cuneo fiscale, i cui dettagli devono ancora essere definiti. Si tratta chiaramente di una misura in astratto non sgradita alla parte sindacale, che viene però giudicata limitata e sostanzialmente ininfluente, anche per la sua natura temporanea. Sul tema del potere d'acquisto di lavoratori e pensionati Cgil, Cisl e Uil sollecitano un intervento più vigoroso nell'ambito della riforma fiscale, da finanziare con misure contro la lotta all'evasione ed eventualmente con k la tassazione patrimoniale. Su questo punto il confronto dovrebbe essere parallelo all'iter parlamentare del disegno di legge, in vista della definizione dei decreti legislativi.
Quanto agli altri capitoli del decreto Lavoro, sarà certamente oggetto di discussione l'allentamento della disciplina dei contratti a termine. Se l'idea di rimettere la definizione delle causali ai contratti dei vari settori può essere in linea con l'impostazione sindacale, il messaggio generale di maggior ricorso a rapporti a termine ed alla precarietà (anche con l'ulteriore reintroduzione dei voucher nel settore turistico) risulta invece meno digeribile. C'è poi il pacchetto sulla sicurezza del lavoro che dovrà essere esaminato nel merito, misura per misura.
LA PRUDENZA - Il convitato di pietra al tavolo è però la previdenza. Il governo sembra aver fatto proprio un orientamento piuttosto prudente su possibili forme di flessibilità in uscita. Per il prossimo anno si prospetta al massimo una conferma della formula minimalista di Quota 103 mentre la possibilità di uscire con 41 anni di contributi a prescindere dall'età - misura decisamente più costosa, gradita ai sindacati e sul piano politico alla Lega di Salvini - resta per ora sullo sfondo. Nel decreto del primo maggio non dovrebbe entrare nemmeno il ripristino della versione piena di Opzione donna (uscita anticipata per le lavoratrici in cambio di un assegno contributivo e dunque un po' meno generoso). Ufficialmente di questa materia stasera non si parlerà, ma i tre segretari generali sono ben decisi a porre il tema dopo il sostanziale blocco dei tavoli di confronto avviati dalla ministra Calderone.
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