PESCARA Sette senatori e quattordici deputati. Troppi o pochi ventuno parlamentari in Abruzzo? La querelle si è chiusa ieri con il voto alla Camera che ha portato a un robusto taglio degli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama, dimezzando di fatto anche la rappresentanza abruzzese. Tutti d'accordo tra i partiti di maggioranza e opposizione (con la sola eccezione di +Europa) su una battaglia cavalcata dal Movimento 5 stelle e condivisa dagli altri gruppi parlamentari dopo una serie di aggiustamenti ai regolamenti e un primo accordo sulla nuova legge elettorale che non arriverà però prima di dicembre. Con qualche voce fuori dal coro all'interno degli stessi partiti, come il M5s, che dopo il voto di ieri in aula ha portato a casa il risultato parlando di trionfo. Così, alle perplessità già formulate alla vigilia dai deputati abruzzesi pentastellati Andrea Colletti e Gianluca Vacca, che avevano messo in guardia sui deficit di rappresentanza che la nuova legge avrebbe potuto comportare per un territorio piccolo come l'Abruzzo rispetto alle regioni a statuto speciale, se ne sono aggiunte altre. Come quella del senatore di Forza Italia Nazario Pagano, capogruppo del partito di Berlusconi nella Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, che si dice fortemente contrario al provvedimento votato ieri anche dai deputati azzurri argomentando così: «La scelta di ridurre i parlamentari non è altro che propaganda e pericolosa demagogia. Non sono certo questi i problemi del Paese, bensì un'economia stagnante e un tasso di disoccupazione cronico. Nel merito - osserva Pagano - il provvedimento è un vero attacco alla democrazia rappresentativa, un tentativo di disarticolarla a favore della democrazia diretta tanto cara alla Casaleggio e associati, con risparmi irrisori per i cittadini». Gaetano Quagliariello, già ministro per le Riforme, oggi senatore del gruppo Idea-Cambiamo, ricorda che il taglio dei parlamentari era nel programma di tutti gli schieramenti e che uno dei testi presentati ieri in votazione alla Camera era il suo, ma: «Il punto - spiega - è che si tratta di una riforma che non è buona o cattiva di per sé. Essa può segnare lo smantellamento della democrazia rappresentativa o, al contrario, rappresentare un passo verso una democrazia più efficiente. Dipende - dice ancora Quagliariello - se la si considera un punto di arrivo, e dunque un atto di mera propaganda politica in stile grillino, o un punto di partenza da accompagnare con una armonizzazione delle procedure in termini di efficienza». Ieri, tra i banchi della Camera a votare sì al taglio dei parlamentari c'erano anche i deputati Stefania Pezzopane (Pd) e Camillo D'Alessandro, appena approdato al gruppo Italia Viva di Matteo Renzi. Pezzopane ricorda che la prima a parlare di riduzione del numero dei parlamentari è stata Nilde Iotti: «Lo considero il primo passo di un disegno più ampio per rafforzare il ruolo del parlamento, contro ogni idea antiparlamentare e antidemocratica. Ovviamente - aggiunge la deputata aquilana - vanno subito approvati alcuni provvedimenti per il riequilibrio dei collegi e delle Regioni nella elezione del presidente della Repubblica». Sulla stessa lunghezza d'onda Camillo D'Alessandro: «Senza gli adeguati correttivi costituzionali e senza la nuova legge elettorale, scaturiti dagli accordi di programma, avremmo un mostro».