Data: 10/07/2022
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Svelato il piano dell'Anas: così cambiano A24 e A25. Al vertice anche il dirigente che rispose alla richiesta di aiuto da Rigopiano. E spunta il cavillo che rimette in corsa Sdp Lo spiega il costituzionalista Di Salvatore.
Solo la Corte Costituzionale potrebbe ribaltare tutto PESCARA Tre ingegneri e un architetto per gestire oltre 370 chilometri di autostrade A24 e A25 che uniscono l'Abruzzo a Roma, passate dalla gestione di Strada dei parchi all'Anas. Uno di loro è noto anche per aver capito per primo, da una telefonata, la gravità estrema di Rigopiano, la più tragica delle storie recenti d'Abruzzo. «Guardate che Giampiero Parete è una persona attendibile», disse il dirigente dell'Anas a chi era con lui nella sala operativa della prefettura. E finalmente l'appello disperato, lanciato da uno dei sopravvissuti della strage del resort, venne ritenuto credibile. È solo grazie ad Enzo Di Vittorio che, dopo gravi errori di sottovalutazione e altre telefonate andate a vuoto, la macchina dei soccorsi si mise in movimento. Ora l'architetto pescarese, che quel giorno maledetto del 2017 sbloccò il folle impasse, è chiamato ad affrontare una situazione complessa e delicata da cui dipende anche la sicurezza di viadotti e gallerie. In 48 ore, diventate frenetiche, l'Anas ha infatti stabilito i punti principali del piano per subentrare alla società di Carlo Toto che per vent'anni ha tenuto in concessione le due autostrade, fino a che giovedì scorso il governo gliele ha tolte d'imperio.Il piano è svelato. Una nuova sede, con funzioni di quartier generale; dei dirigenti super affidabili da mettere al posto dei manager di Sdp usciti di scena; e soprattutto un elenco di obiettivi che permettano ad Anas di fare di più e meglio dell'ex concessionario, fatto fuori dal ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile per gravi inadempienze. Il tutto da attuare nel più breve tempo possibile. E così sta accadendo.Il direttore delle Risorse umane di Anas ha già firmato l'atto che dà il via alla maxi operazione di cambio della guardia. Il piano riorganizzativo è partito. Al vertice di una gerarchia piramidale c'è il responsabile della Struttura Territoriale Abruzzo e Molise, Antonio Marasco, che ha il compito di sovrintendere dall'alto, la cosiddetta Area Gestione A24 e A25 composta, a sua volta, da tre Centri di sicurezza coordinati, ad interim, dall'ingegner Davide Ricci. Anche il suo è un nome noto nel vasto campo degli interventi di messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche. Lo ritroviamo, per esempio, nella direzione dei lavori per la ristrutturazione di Ponte San Gabriele, tra le infrastrutture più importanti per la viabilità di Teramo. L'ingegner Ricci potrà operare nel nuovo quartier generale dell'A24 (Roma-Teramo) e dell'A25 (Torano-Pescara): la sede compartimentale dell'Anas in via Piccolomini all'Aquila. È il primo edificio pubblico costruito dopo il sisma del 2009 ed ha una imponente forma circolare che ricorda molto, in chiave naturalmente moderna, l'edificio dell'Aurum ideato nel 1938, a Pescara, dal celebre architetto toscano, Giovanni Michelucci. Ma scendiamo nei dettagli del piano con cui Anas subentra a Strada dei Parchi. Il primo dei tre Centri di sicurezza autostradale si chiama "Roma Est" ed è stato affidato all'ingegner Salvatore Chirico. Ha sede a Roma e sovrintende i tratti che vanno dalla Tangenziale Est allo svincolo a Valle del Salto, sull'A24, e dallo svincolo di Torano a quello di Avezzano, dell'A25. Passiamo al secondo Centro di sicurezza "L'Aquila Ovest": il responsabile è l'ingegner Roberto Parente che dovrà gestire il tratto che va dallo svicolo Valle del Salto fino all'allacciamento con la Statale 80 Raccordo, cioè la Teramo mare. Il dirigente Parente lavorerà nella sede Anas di Pescara dove è stato localizzato anche il terzo e ultimo Centro di sicurezza, denominato "Celano", perché controlla il tratto di A25 che va da Avezzano all'allacciamento con l'A14 a Villanova di Cepagatti, ed è diretto da Di Vittorio, l'architetto che diede l'allarme di Rigopiano.Sono infine 14 i punti operativi del piano affidati ai quattro alti dirigenti. Rappresentano le linee guida da seguire per assicurare lo svolgimento dei lavori e la riscossione dei pedaggi, evitando i presunti ritardi che il Mims ha contestato, senza appello, alla società di Toto. Possiamo riportarne alcuni tipo: «Assicurare il presidio della rete autostradale A24 (Roma -L'Aquila-Teramo) e A25 (Torano-Pescara) attraverso l'espletamento delle attività di sorveglianza e di pronto intervento»; oppure «garantire la continuità operativa delle strutture preposte all'esazione dei pedaggi, anche facendo ricorso a soggetti terzi»; o ancora «garantire la programmazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili»; e infine «garantire la progettazione e la realizzazione degli interventi pianificati, in base alle priorità definite dopo le attività di ricognizione sullo stato del patrimonio infrastrutturale e tenendo altresì conto degli esiti delle ispezioni di ponti, viadotti e gallerie, anche secondo la documentazione messa a disposizione dalla concessionaria uscente».Ma sono 118,8 i chilometri di viadotti e 70,8 quelli delle gallerie. Non sarà un compito semplice. Anzi.
E spunta il cavillo che rimette in corsa Sdp Lo spiega il costituzionalista Di Salvatore.
PESCARA Un'arma a doppio taglio: tale potrebbe rivelarsi il fortissimo strumento legale utilizzato dal Governo per togliere l'A24 e l'A25 alla concessionaria Strada dei Parchi. Invece che un semplice e consueto atto amministrativo di revoca della concessione, l'esecutivo ha infatti utilizzato un decreto legge, cioè uno strumento di potere superiore. Tanto che non bastano i semplici giudici amministrativi del Tar per annullarlo: per dimostrarne l'illegittimità ci vuole infatti la Corte Costituzionale. Ma, seppur il decreto legge all'apparenza possa sembrare una roccaforte inespugnabile, a Strada dei Parchi resterebbe uno spiraglio per impugnare la decisione del Governo e creare una vera e propria falla.
L'ARMA UTILIZZATA DAL GOVERNO Secondo il costituzionalista e docente all'Università di Teramo Enzo Di Salvatore, il Consiglio dei ministri giovedì sera non ha licenziato un normale decreto legge, ma un atto più particolare chiamato decreto legge "provvedimento".«Si chiama così perché non tratta regole generali, ma interviene nei confronti di un soggetto specifico», spiega Di Salvatore, aggiungendo: «L'ordinamento lo permette, ma a patto che siano rispettati alcuni requisiti, tra cui quello della "ragionevolezza"».Come spiega poi Di Salvatore, a giudicare il decreto legge può essere soltanto la Corte Costituzionale, che deve essere chiamata a intervenire a sua volta dal Tar con un quesito specifico, relativo a un atto amministrativo collegato al decreto legge stesso.
IL TALLONE D'ACHILLEDEL DECRETO «Il decreto legge "provvedimento" di giovedì ha potuto togliere le autostrade a Strada dei Parchi con effetto immediato - e quindi ancora prima di definire il risarcimento da pagare alla concessionaria - grazie a un decreto del 2019 (quello che contiene il famoso articolo 35, scritto dopo la tragedia del Ponte Morandi e applicato in questo caso, ndr), che a sua volta si basa su una norma introdotta nel 2016. Ecco, questo potrebbe essere il tallone d'Achille della decisione del Governo: le nuove norme sono arrivate anni dopo la firma della convenzione con Strada dei Parchi. In altre parole, la decisione di oggi si basa su regole che non c'erano quando Sdp ha preso in consegna A24 e A25. E per questo la Consulta, se interrogata, potrebbe giudicare assente la "ragionevolezza" nel decreto legge di giovedì. Quindi l'atto diventerebbe illegittimo, almeno in parte».
IL PRECEDENTE DEL PONTE MORANDI Il caso che ha fatto scuola è quello che ha seguito la tragedia del Ponte Morandi. Il Governo utilizzò un decreto legge "provvedimento" per togliere alla concessionaria - in quel caso Autostrade per l'Italia - il compito di ricostruire il viadotto, motivando con «gravissime inadempienze».La società impugnò allora un atto amministrativo collegato al decreto, ossia la nomina del commissario per la ricostruzione. Il Tar chiamò a giudicare la Corte Costituzionale. Ma la Consulta diede ragione al Governo e salvò il decreto "provvedimento", spiegando: «Il crollo del Morandi, causando ben 43 vittime, ha segnato profondamente la coscienza civile nella comunità e ha aperto una ferita nel rapporto di fiducia che non può mancare tra i consociati e l'apparato pubblico» e poi «in un tale contesto, segnato da un grado eccezionale di gravità, è tutt'altro che irragionevole, incongrua o sproporzionata la scelta legislativa di affidare la ricostruzione a terzi, anziché al concessionario». Ma A24 e A25 non sono come il Morandi.
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