ROMA Capienza all'80 per cento, più corse negli orari di punta, sanificazione costante e, ovviamente, distanziamento a bordo e mascherine. Sono queste in estrema sintesi le linee guida aggiornate che il ministero dei Trasporti ha elaborato per la gestione del trasporto pubblico locale in vista dell'imminente ritorno in ufficio a settembre e, soprattutto, del ritorno delle lezioni in presenza al cento per cento nelle scuole italiane.
LA NOVITÀ Con una grande novità aggiuntiva però. Oltre alla capienza, inevitabilmente maggiorata rispetto a giugno scorso, sarà infatti reintrodotta la figura del controllore. Come anticipato alla stampa dal ministro Enrico Giovannini, nel testo che il Mit ha inviato al Comitato tecnico scientifico per l'ok definitivo (il Cts è già convocato per questo venerdì) si prevede infatti il «graduale riavvio delle attività di controllo del possesso dei titoli di viaggio e delle prescrizioni relative ai dispositivi di protezione individuale». In altri termini le aziende del trasporto pubblico locale dovranno nuovamente spedire sul territorio i propri operatori con il compito non solo di verificare i biglietti dei passeggeri, ma anche di controllare che i mezzi non si riempiano più del dovuto (l'80 per cento appunto, ma solo in zona bianca o gialla) e che i viaggiatori rispettino le regole, ovvero soprattutto che indossino la mascherina chirurgica (nel testo, in casi di affollamento di consiglia la Ffp2). Questi controlli però, almeno all'inizio, al fine di evitare inutili assembramenti, si terranno «prioritariamente a terra», quindi prima che i passeggeri salgano a bordo dei mezzi, alle fermate o sulle banchine.
IL GREEN PASS Una mossa, quella del ministero, che appare quasi come il preludio all'introduzione del Green pass obbligatorio anche per accedere a bordo dei mezzi pubblici. Per quanto al momento la certificazione non sia richiesta su tram, metro o bus cittadini ma solo per tratte a lunga percorrenza, non è infatti per niente escluso che l'imposizione possa finire con l'essere adottata anche a bordo dei mezzi del trasporto locale nelle prossime settimane. Specie se la curva dei contagi dovesse risentire, come accaduto lo scorso anno, della riapertura delle scuole. Nulla di chiaramente definito.
Anzi, prima che per i passeggeri, l'obbligo del Green pass potrebbe colpire i lavoratori del settore, ovvero gli autisti e proprio i controllori. «È una discussione in corso - ha spiegato Giovannini citando anche il favore per la misura già espresso dalla collega degli Affari regionali Mariastella Gelmini - ma è un tema complesso, legato all'evoluzione della campagna vaccinale».
Prima però, appunto, c'è da completare l'iter per la messa a regime del trasporto pubblico locale. Al ministero sono arrivati da qualche giorno i piani regionali e, domani, verranno avanzate alcune osservazioni nel corso di una conferenza Stato-Regioni evidentemente importante. I tempi infatti, sono strettissimi dato che il 13 settembre inizierà a tutti gli effetti il ritorno in aula. I fondi però ci sono: «Per il secondo semestre di quest'anno - ha spiegato proprio il titolare del Mit - sono oltre 600 i milioni di euro per i servizi aggiuntivi che le regioni devono mettere in campo sulla base dei cosiddetti tavoli prefettizi e 800 milioni per compensare le perdite o i maggiori costi per la sanificazione». Non resta quindi che augurarsi che, a differenza di quanto avvenuto l'anno scorso a settembre quando regnò il caos sui trasporti e le Regioni non spesero i soldi a disposizione, il coordinamento tra ministero e territori funzioni.
Città e Regioni non sono pronte A Roma mancano 800 verificatori e l'Atac non li può assumere
ROMA Mancano all'appello 800 controllori soltanto a Roma. E qui nella Capitale come nelle altri parti d'Italia non ci sono né i soldi né la volontà di assumerli. Anche perché ne servirebbero 15mila solo nei grandi centri. Mentre il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, annuncia il ritorno dei verificatori sui mezzi pubblici, emblematico quanto accade a Roma: Atac ne ha in organico soltanto 260 da mandare sui bus e sulle banchine. Che diventano in media per ognuno dei tre giornalieri un'ottantina. Pochissimi rispetto agli 11mila dipendenti totali e ancora meno se si pensa che ogni mattina la municipalizzata fa uscire dai suoi depositi, contemporaneamente, circa mille vetture. E tanto basta per capire perché ieri mattina i vertici di Atac sono sobbalzati dalle loro sedie, quando hanno ascoltato Giovannini dichiarare ai microfoni di Rainews24 che i controllori avranno anche il compito di «verificare non solo il biglietto, ma anche la corretta applicazione delle misure anti-Covid, dalla capienza all'80 per cento al distanziamento, fino al corretto utilizzo della mascherina».
LE DIFFICOLTÀ Spiegano, infatti, dalla municipalizzata romana, la più grande in Italia: «È semplicemente impossibile mandare controllori su tutti i mezzi. Come è impossibile multare o far scendere dal bus chi non indossa la mascherina». I verificatori, nelle vesti di agenti di polizia amministrativa, possono di fatto sanzionare solo chi non paga il biglietto. Hanno armi spuntate anche verso chi non usa i Dpi in modo corretto oppure quando si presentano assembramenti: invitano i passeggeri a coprirsi bocca e naso oppure a scendere se ci sono troppe persone a bordo, ma in caso di resistenze, possono solo chiamare la forza pubblica.
Dal ministero delle Infrastrutture e dalla mobilità sostenibili fanno sapere che molte Regioni, ma non tutte, hanno inviato i piani per il Tpl. E soprattutto si aspettano soluzioni sui controlli per evitare i problemi dello scorso anno. Il governo, intanto, ha stanziato quasi 1,4 miliardi per sanificazioni e rafforzamento del sistema, ma la palla è in mano agli enti locali che si devono organizzare. E in fretta. Su questo fronte c'è soddisfazione per l'aumento dei fondi per affittare più pullman turistici e incrementare le corse. Ma si guarda con apprensione alla richiesta sui verificatore: c'è il timore che queste operazioni rallentino il trasporto creando più traffico; serve, come nota l'assessore regionale ligure ai Trasporti, Gianni Berrino, «aumentare di qualche centinaio di milioni il fondo nazionale per il trasporto pubblico locale per permettere alle aziende l'assunzione del personale necessario». Anche perché i conti delle municipalizzate sono tutti in rosso. Già lo scorso anno si era posto il problema di aumentare i controllori, anche sulle banchine, per evitare assembramenti. E all'epoca sui mezzi poteva salire il 60 per cento dei passeggeri rispetto a quelli omologati per ogni vettura. Quest'anno, invece, siamo saliti all'80. Per esempio a Roma, Atac nel 2020 poteva respingere le critiche facendosi scudo con una disposizione regionale, che impediva l'attività di verifica sui mezzi pubblici (valeva anche per i treni) per evitare rischi di contagio. Ma ora questa norma non c'è più e a giugno l'azienda, quando ha rimesso a bordo i controllori, ha dovuto fare i conti anche con le proteste di moltissimi verificatori, pronti a marcare visita per paura di ammalarsi.
I PRECEDENTI Guardando alle soluzioni, è facile ipotizzare che saranno riproposte alcune misure messe in campo lo scorso anno. Sempre a Roma Prefettura e Regione mandarono in strada, cioè sulle banchine, 500 volontari della protezione civile e uomini della Polizia locale. E nei primi mesi della pandemia i vigili fermavano i bus e fioccavano non poche multe. Atac, poi, riconvertì a questa mansione un centinaio di verificatori impegnati a controllare il pagamento sulle strisce blu. Scarsi gli effetti: bus dalla periferia al Centro strapieni soprattutto a inizio giornata e ora di pranzo.
Il ministro Giovannini guarda soprattutto a settembre, alla riapertura delle scuole, quando soltanto a Roma ci saranno 150mila studenti delle superiori in giro ogni mattina. Di questi, due terzi usano i mezzi pubblici. Se in metro i problemi sono relativi perché con i tornelli è più facile regolare i flussi, su bus, tram e filobus, viste le forze a disposizioni, è impossibile verificare distanziamento e corretto uso delle mascherine.
Da Atac spiegano che sarebbero necessari almeno 800 verificatori in più per garantire un controllo su tutti i mezzi e sulle principali banchine. Ma chi li paga? Sono impiegati in più che l'azienda non si può permettere, visto che aspetta oltre cento milioni dal Comune di Roma e dalla Regione per rispettare le scadenze del concordato (altrimenti fallisce) e già spende 511 milioni di euro alla voce costo del lavoro. Per stabilizzare 300 autisti ha litigato con il Campidoglio per mesi. «In ogni caso - dicono dalla municipalizzata - anche se ci chiedessero di rimettere a bordo i controllori, serve un decreto per permettere a loro di fare le multe a chi non porta la mascherina».