ROMA Un lungo faccia a faccia per cercare di mettere da parte dichiarazioni arrembanti. Ultimatum soffiati e smentiti dagli stessi il giorno dopo. Salti in avanti destabilizzanti. Luigi Di Maio e Giuseppe Conte si incontrano di mattina prima della girandola di incontri che il premier mette in atto sulla manovra e siglano una sorta di tregua armata che guarda ben più in là della legge di bilancio. IL VERDE Con un'appendice: qualsiasi fuga in avanti sulla manovra rischia di mettere in difficoltà il premier anche nel suo rapporto con Bruxelles. Colloqui «bilaterali» e poi un vertice di maggioranza. Il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri siedono al tavolo con i rappresentanti di M5S, Pd, IV e Leu. Non ci sono solo le richieste perentorie dei Cinque stelle, ma anche i desiderata dei singoli partiti, che rischiano di trasformare il percorso parlamentare in un assalto alla diligenza. L'idea con cui si apre il vertice serale a Palazzo Chigi è quella di siglare un accordo che garantisca l'impianto della manovra, così come presentato all'Ue, ma apra ad alcune modifiche al testo da introdurre con emendamenti in Parlamento. Una intesa di massima è arrivata sull'idea spostare in avanti nel tempo le multe per chi rifiuti l'uso del pos (scatteranno solo dal primo luglio del 2020) nell'attesa di un concreto abbassamento delle commissioni. Anche il tetto al contante di 2 mila euro slitterà all'estate prossima. Un accordo iniziale è arrivato sull'inasprimento del carcere agli evasori oltre i 100 mila euro. Sarà inserito nel decreto ma entrerà in vigore solo dopo l'approvazione del provvedimento. Formula innovativa che dovrà superare il vaglio del Colle e che Franceschini già dice dovrà essere approfondita in Parlamento. Le forfettizzazioni per le partite Iva che godono della flat tax al 15% dovrebbero restare anche se verranno posti limiti. Di Maio dice che se ne discuterà nei prossimi giorni. Il Pd porta a Palazzo Chigi la richiesta di ripristinare il fondo Imu-Tasi per i Comuni e abolire le comunicazioni trimestrali Iva. IV insiste con l'abolizione di Quota100 ma soprattutto della Sugar tax da 200 milioni. Conte, che alla sua maggioranza chiede di non deragliare dalla lotta all'evasione, apre il suo «round» di incontri con i partiti. Nel pomeriggio Di Maio torna a Palazzo Chigi con un nutrita delegazione per ribadire le richieste sbandierate nel weekend, dal carcere e confisca per gli evasori, fino allo stop alle multe sui pos. Non risultano invece contatti tra Conte e Renzi. Teresa Bellanova e Luigi Marattin si presentano in serata a Palazzo Chigi con un pacchetto di proposte rilanciate nel weekend dal palco della Leopolda. È soprattutto un problema di metodo, invece, quello che pone Leu: ai cittadini si sta mostrando una litigiosità inammissibile. Dario Franceschini prova a stemperare le tensioni invitando tutti ad avere «buonsenso ed equilibrio, senza risse». Restano però le battaglie dei singoli partiti e le tensioni si sposteranno alle Camere. Franceschini a fine vertice: «Sulle pene ai grandi evasori il Parlamento approfondirà». E Di Maio: «Sul regime forfettario per i professionisti siamo al lavoro. Sarà oggetto della discussione nei prossimi giorni. Intanto si apre la partita con Bruxelles, che sta seguendo con attenzione l'evoluzione della preparazione del bilancio, dati i contrasti emersi all'interno del governo. La lettera della Commissione è attesa. La Commissione Ue chiede al ministro dell'economia Gualtieri informazioni e delucidazioni sulla manovra 2020, non essendo chiari molti punti, uno dei quali riguarda le coperture effettive.
Slittano a luglio sanzioni e limiti ai pagamenti cash Resta il nodo Partite Iva
ROMA Slittano al primo luglio sia il muovo tetto a 2 mila euro sull'utilizzo del contante sia le sanzioni per commercianti ed esercenti che rifiutano i pagamenti elettronici. Con questo compromesso la maggioranza ha risolto uno dei nodi del decreto fiscale. Quanto alla flat tax per le partite Iva, la determinazione forfettaria dei redditi potrebbe restare per chi ha ricavi fino a 65 mila euro, ma con una serie di paletti finalizzati a scoraggiare comportamenti opportunistici. Sul punto però non c'è ancora una soluzione definitiva, così come restano in sospeso altre norme destinate a essere inserite nel disegno di legge di Bilancio, che verosimilmente quindi vedrà la luce solo tra qualche giorno (la scadenza teorica per l'invio alle Camere era fissata al 20 ottobre). Intanto dovrebbe andare in Gazzetta ufficiale il decreto fiscale, dai cui saldi finanziari dipende l'impianto della manovra complessiva. Agli incontri di ieri sera ha partecipato anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri a cui naturalmente è toccato il compito di ricordare che i numeri della manovra non possono cambiare, tanto più che nelle stesse ore il governo è chiamato a fornire chiarimenti alla commissione europea, pur se in un contesto certamente meno conflittuale di quello dell'anno scorso. Da questo punto di vista alcune misure sono meno problematiche di altre, anche se possono porre problemi politici. Ad esempio la sanzione di 30 euro (più il 4% del valore della transazione) per gli esercenti e i professionisti che non accettano pagamenti elettronici non comporta particolari effetti finanziari secondo la relazione tecnica del decreto. Su questo aspetto però è stata scelta la strada del rinvio di sei mesi, arco di tempo nel quale dovrebbe essere raggiunto l'accordo con il sistema bancario per la riduzione delle commissioni. Anche il tetto per l'utilizzo del contante, attualmente posto a 3 mila euro, dovrebbe scendere a 2 mila dal prossimo primo luglio (invece che da gennaio) per poi calare ancora a quota 1.000 dal 2022. Il superbonus arriverà a gennaio 2021 e premierà le spese effettuate con carte e bancomat a partire da luglio 2020. È questo, secondo quanto spiegano fonti di Palazzo Chigi, lo schema allo studio per introdurre il meccanismo di cashback per chi fa acquisti tracciabili in settori ad alto rischio evasione.
L'ARTICOLO Intanto l'ultima bozza del decreto legge, che porta la data di ieri, contiene già alcune piccole novità. É scomparso l'articolo dedicato alla web tax, la nuova imposta sui ricavi delle aziende digitali, che avrebbe dovuto garantire 750 milioni di gettito. Fonti del ministero dell'Economia hanno comunque fatto sapere che la misura verrà semplicemente trasferita nell'altro provvedimento, il disegno di legge di Bilancio. Per la verità la web tax era già prevista dalla manovra dello scorso anno ma non è mai entrata in vigore in attesa di un apposito decreto ministeriale. Decreto la cui necessità viene ora superata proprio con il nuovo passaggio attraverso la sessione di bilancio.
LO STANZIAMENTO Ci sono poi due altre correzioni. La prima è una nuova voce di spesa a beneficio del settore dell'agricoltura. Si tratta in particolare di uno stanziamento di 30 milioni di euro da destinare a contributi a fondo perduto fino al 35% della spesa e mutui a tasso zero fino al 60% delle spese sostenute dalle imprese agricole per iniziative finalizzate all'innovazione tecnologica e all'accesso alle pratiche dell'agricoltura di precisione.
Di segno opposto, con maggiori introiti per lo Stato pari a 40 milioni il prossimo anno e 63 a regime, la stretta sui rimborsi per il gasolio per l'autotrasporto. L'accisa agevolata in questo settore rappresenta una delle voci dell'elenco dei sussidi dannosi che in particolare il ministero dell'Ambiente si ripromette di limitare. La nuova norma punta a collegare i rimborsi ai chilometri percorsi, con l'obiettivo di evitare fenomeni di elusione.
Ma in Parlamento anche quota 100 e cuneo torneranno in discussione
ROMA «Il Parlamento è sovrano» è la frase a cui normalmente i governi fanno ricorso quando arriva il momento dell'esame alle Camere della legge di Bilancio. A questa enunciazione ne segue di solito un'altra, ripetuta dal ministro dell'Economia: «I saldi non possono cambiare». Stavolta però l'iter della manovra dovrà fare i conti oltre che con i normali vincoli di bilancio e dal necessario confronto con l'Unione europea anche con i difficili equilibri interni ad una maggioranza composita . Ecco quindi che alcuni temi già si profilano sullo sfondo, in attesa della versione definitiva del disegno di legge di Bilancio e del decreto fiscale (che deve entrare in vigore prima perché contiene una parte rilevante delle coperture finanziarie.
LE MODIFICHE Il primo è senza dubbio Quota 100. Il canale di anticipo pensionistico voluto dalla precedente maggioranza non sarà toccato nei testi che tra qualche giorno arriveranno in Parlamento. Ma è noto che Italia Viva ha chiesto nei giorni scorsi la cancellazione di questa forma di uscita, che del resto sta incontrando meno successo di quanto ipotizzato un anno fa. Secondo il partito di Matteo Renzi i fondi risparmiati dovrebbero essere destinati ad altre finalità, come il sostegno alle famiglie. In realtà l'eventualità che Quota 100 sia completamente abrogata, dopo appena un anno di applicazione (su tre previsti) è decisamente remota. Più concreta è un'altra ipotesi, già presa in considerazione nei giorni scorsi: spostare in avanti le finestre di uscita, facendo quindi in modo che i pensionandi lascino il lavoro tre mesi più tardi. In questo modo nessuno perderebbe il diritto al pensionamento anticipato ma si risparmierebbero alcune centinaia di milioni da dirottare su altri dossier. Inoltre si potrebbe affrontare - allo stesso tempo - il tema del dopo 2021, ovvero di come rendere meno drastico il ritorno alle regole della legge Fornero. Allo stato attuale di creerebbe uno scalone di alcuni anni, quelli che dovrebbero aspettare i lavoratori che magari per pochi giorni non rientrano nell'uscita anticipata entro la fine dell'anno. C'è poi il capitolo carcere per gli evasori. Il compromesso raggiunto nella maggioranza prevede che la parte più rilevante delle novità arrivi proprio con un emendamento parlamentare. L'intesa tra Pd e M5S dovrebbe essere confermata, ma resta da vedere quale sarà l'atteggiamento di Italia Viva. Inoltre in materia fiscale verranno riesaminati alcune delle nuove imposte inserite in particolare nel decreto legge, se saranno sopravvissute alla verifica politica di queste ore. Così potrebbe essere risolto in Parlamento il tema della cedolare secca, la tassazione più favorevole sugli affitti. Il governo aveva annunciato di voler portare il livello del prelievo sui canoni di locazione concordati al 12,5 per cento, ovvero un po' più in basso del 15 previsto a regime ma un po' più in alto del 10 applicato negli ultimi anni. Ma è in scadenza anche la cedolare del 21 per cento applicata in via sperimentale sugli affitti dei negozi e anche su questo aspetto di potrebbe intervenire. Sul fronte degli incentivi accanto a quelli già confermati (ristrutturazioni, risparmio energetico e mobili) potrebbe essere recuperato quello specifico per la sistemazione di aree verdi.
È anche possibile che qualcuno provi a dare maggiore concretezza, indicando almeno alcune linee guida per l'utilizzo, al fondo da tre miliardi destinato al taglio del cuneo fiscale e a quello per le politiche familiari. Infine è prevedibile che deputati e senatori provino a spuntare stanziamenti finalizzati a esigenze locali o particolari, come avviene un po' tutti gli anni: per questo scopo il governo è solito riservare una piccola dote finanziaria con cui finanziare gli emendamenti.