MONTESILVANO I lavori in vista del passaggio del filobus sulla strada parco sono ripresi, ma a Montesilvano restano decine di barriere architettoniche che renderanno difficile, se non impossibile, l'utilizzo del mezzo pubblico per disabili, anziani e famiglie con i passeggini. A lanciare nuovamente un allarme in tal senso è il presidente dell'associazione Carrozzine Determinate Claudio Ferrante che ha mostrato al Centro, tappa dopo tappa, la mappa delle barriere che si incontrano sul lato mare della strada parco, tra viale Europa e via Livenza.Partendo da nord, il primo ostacolo è all'altezza della parete dei murales dove il marciapiedi si restringe metro dopo metro, terminando contro uno dei pali del mezzo pubblico. «In questo modo, chi scende e deve andare verso sud, è costretto a fare il giro del quartiere, allungando di molto il percorso», spiega. Proseguendo sul tracciato, si incontrano le barriere all'incrocio con via Marinelli, dove sono un palo della luce e un dislivello a impedire a chi arriva dalla strada parco di poter accedere sulla traversa di Villa Verrocchio. C'è poi il tratto di via L'Aquila dove i lavori per la realizzazione degli scivoli sono stati fatti a regola d'arte a livello di pendenze, ma che anche in questo caso sono stati vanificati dalla presenza di due pali che ostacolano il passaggio su entrambi i lati. Un altro ostacolo che si incontra procedendo verso sud è quello relativo ad alcuni accessi carrabili privati che determinano una discesa molto ripida tale da rendere impossibile il passaggio in carrozzina e molto insidioso il transito per gli anziani. Si arriva poi in via Genova, dove i lavori di modifica delle pendenze sono già stati effettuati ma, come denuncia Ferrante, anche in questo caso ci sono delle anomalie. Poi è la volta di via Napoli, dove lo scivolo del marciapiede è fatto bene ma non trova alcun riscontro lungo la strada, così come avviene anche in via Isonzo, via Torrente Piomba, via Metauro e via Sele. In quest'ultimo caso la pendenza è anche molto più ripida del consentito. «Terminato il marciapiede, la persona che lo percorre si ritrova improvvisamente in mezzo alla strada o, peggio ancora, intrappolato senza poter tornare indietro e senza andare avanti se non con l'aiuto di qualcuno. E questo lede la dignità della persona», prosegue. «Ovviamente in questo caso il problema è del Comune, ma quanti soldi ci vorranno per adeguare le tante traverse che conducono verso il mare». Proseguendo verso sud, arrivano le situazioni peggiori: via Adige, dove è presente l'edicola all'incrocio; via Arno, dove oltre al marciapiede stretto e ai pali, ci sono anche i gradini; via Lavino e via Basento, con lo scivolo ripidissimo che qualche anno fa fece ribaltare la carrozzina di Ferrante spinta da Luciano D'Alfonso; il tratto prima di via Livenza con gli alberi al centro del marciapiede. «E poi c'è il problema delle altezze alle banchine di fermata», segnala con il metro alla mano. «Da un'altezza di 30 centimetri, che andava benissimo, saranno abbassate a 15 centimetri e in brevi tratti a 20. Abbassarle è stato un errore perché la pendenza per salire sul filobus è aumentata. Non essendoci accorgimenti elettronici di accostamento a raso, infatti, le persone dovranno scendere dal gradino di 15 centimetri per poi risalire sul mezzo a quota 28 centimetri. Questo comporterà che nessuna carrozzina potrà autonomamente salire e scendere dal filobus. Inoltre, gli autisti non potranno, da contratto, aiutare a spingere la carrozzina in salita o discesa. Questo significa che il mezzo non solo sarà inaccessibile per i disabili, ma di difficile accesso anche per gli anziani e per le persone con ridotta mobilità».