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Data: 10/12/2022
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Stop alla filovia, Masci va in appello. Il pronunciamento dei giudici è una tegola sul cantiere di Tua. Regione e Comune non si arrendono, ma il danno è pesante restano in garage i sei mezzi costati un milione di euro ciascuno

Secondo i giudici il nulla osta sull'intervento non rappresentava una valutazione definitiva. Di Pasquale: «Fermiamo i lavori, fiducia nel ricorso». L’amarezza del sindaco: «Faremo ricorso al Consiglio di Stato». Angiolelli esulta «Giornata storica ma non siamo il partito del no»


Rischia di finire in archivio il progetto della filovia che avrebbe dovuto collegare Pescara e Montesilvano attraverso la Strada Parco. Un progetto di cui si discute ormai da un quarto di secolo e in merito al quale, solo poche settimane a dietro, gli esponenti di Tua, della Regione e dei due Comuni interessati avevano annunciato la fine del cantiere entro i primi mesi del 2023. In quell'occasione furono presentati anche i sei nuovi filobus acquistati al prezzo di oltre un milione di euro l'uno. Il Tar di Pescara tuttavia ha intimato un brusco stop al progetto, accogliendo il ricorso presentato dal Comitato Strada parco bene comune. Nel ricorso, curato dagli avvocati Claudio e Matteo Di Tonno, e basato su una serie di criticità riguardanti la circolazione dei veicoli, il transito dei pedoni ed altri profili legati alla compatibilità ambientale, erano state messe in luce irregolarità sull'iter autorizzativo. Irregolarità che hanno indotto i giudici amministrativi ad annullare il nulla osta per la sicurezza rilasciato dal ministero dei Trasporti e bloccare di fatto il progetto.
NON A TUTTI I COSTI - «Non esiste un interesse pubblico meritevole di tutela alla costruzione di un'opera pubblica a tutti i costi, anche in violazione delle norme di legge - è scritto nella sentenza che fa seguito all'udienza del 14 ottobre scorso - le quali non impongono vuote formalità ma sono a presidio della corretta individuazione e del corretto perseguimento proprio dell'interesse pubblico, quale contemperamento generale e astratto di tutti i beni - interessi previsti e tutelati dall'ordinamento». Parole piuttosto severe, frutto di una trattazione di merito che potrebbe lasciare pochi margini ai ricorsi già annunciati dagli enti interessati, che sono intenzionati a rivolgersi al Consiglio di Stato. Il Tar inoltre evidenzia che «il nulla osta impugnato non si è concluso con un giudizio e una valutazione definitiva sul progetto, essendosi il Ministero limitato a esaminare il progetto, rilevandone delle criticità e dettando delle prescrizioni generiche al punto da risultare soprassessorie, e comunque perplesse, per poi rinviare la ulteriore valutazione al diverso controllo in sede di esercizio». Per poi aggiungere che «non si può autorizzare la realizzazione di un progetto e neanche giustificare il conseguente impiego di denaro pubblico se non si stabilisce prima e con certezza che tale progetto è realizzabile nel rispetto dei canoni di sicurezza previsti dalla legge».
Di conseguenza, oltre ad annullare il nulla osta ministeriale, il Tar ha disposto una nuova valutazione di impatto ambientale estesa a tutti i lotti previsti, poiché buona parte delle opere erano state realizzate senza il parere preliminare del Via, e ha chiesto la rivalutazione del Cipess sulla coerenza del finanziamento del progetto.
IL SINDACO - A Palazzo di città il sindaco è il ritratto dell'amarezza: «La sentenza non ci coglie affatto di sorpresa, l'orientamento del Tar era chiaro fin dalla sospensiva dell'atto del Ministero, concessa a inizio anno. Confidiamo nel Consiglio di Stato a cui ci appelleremo - ha detto Masci -. La cosa sorprendente è che da anni il Ministero e la Tua fanno atti amministrativi per mandare avanti il progetto della filovia, che alcuni cittadini contestano per lo più per l'interesse personale di non avere il fastidio del filobus su una strada che vorrebbero solo per le bici e i pedoni, il Tar sospende i procedimenti, il Consiglio di Stato annulla quanto stabilito dal Tar, i lavori si rallentano, i cittadini pescaresi continuano a respirare il Co2».

Di Pasquale: «Fermiamo i lavori, fiducia nel ricorso»

Una pioggia di reazioni ha fatto seguito alla decisione del Tar di Pescara che ha decretato lo stop al progetto della filovia. Fa buon viso a cattivo gioco il direttore generale di Tua, Maxmilian Di Pasquale, il cui commento a caldo è in piena sintonia con quello del sindaco Masci: «Faremo ricorso al Consiglio di Stato anche noi come azienda, essendo braccio operativo della Regione che è stazione appaltante. Vogliamo evitare di subire un danno, al momento solo potizzato, ma adesso non possiamo far altro che attenerci al pronunciamento dei giudici del Tar e fermare i lavori del cantiere». Anche Di Pasquale ammette di non essere rimasto sorpreso della sentenza: «L'avevamo messa nel conto ma siamo fiduciosi in un esito diverso in appello». Il cantiere si ferma, dunque, e non potrà riprendere l'attività fin quando il Consiglio di Stato non si sarà pronunciato in merito al ricorso annunciato da più parti.
Spiazzati, ma fino a un certo punto, anche gli amministratori di centrodestra di Comune e Regione che, benchè amareggiati e delusi per le conseguenze che questo pronunciamento avrà sul collegamento filoviario, hanno preferito rinviare un commento sulla sentenza. Ha adottato lo stesso atteggiamento il capogruppo del Pd Piero Giampietro, il cui partito ha sostenuto la filovia continuando a portare avanti il progetto, negli anni in cui il centrosinistra ha amministrato la città. «Voglio prima leggere con attenzione le 51 pagine del dispositivo per non incorrere in errori di valutazione nel merito della questione. Le sentenze - rimarca infine Giampietro con grande prudenza - si rispettano e si studiano». L'assessore ai Lavori pubblici e alla mobilità Luigi Albore Mascia ha appreso con sconforto l'esito del procedimento al Tar avendo seguito tutti i passaggi del cantiere ed essendo interessato a dotare la città di Pescara di un collegamento rapido in area metropolitana e si è detto preoccupato per i due lotti successivi già finanziati per circa 60 milioni di euro. Tuttavia nessun commento diretto, da parte sua, sulla sentenza, almeno ieri.
L'opposizione ha alzato la voce con i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, Erika Alessandrini, Paolo Sola e Massimo Di Renzo, che invitano le amministrazioni di Comune e Regione «a ripensare il destino della Strada Parco in un'ottica di mobilità dolce, trattandosi dell'unica vera piazza lineare della nostra città». Concetto ripreso in Comune da Mirko Frattarelli e Marinella Sclocco, della lista Sclocco Sindaco, secondo i quali «la sentenza del Tar può rappresentare l'opportunità, per l'amministrazione comunale, di ripensare il progetto e di lasciare la strada parco a disposizione dei pedoni, dei ciclisti e delle carrozzelle, insomma a disposizione di tutta la città».

Angiolelli esulta «Giornata storica ma non siamo il partito del no»

«E' un progetto che ha smarrito per strada tutte le prerogative del trasporto rapido di massa - dice Ivano Angiolelli, presidente del Comitato dei cittadini - la realtà è che noi non siamo quelli del no e se il progetto fosse stato fatto con criterio, secondo le regole, noi non avremmo sollevato obiezioni». Uscita la sentenza, Ivano Angiolelli ha esultato insieme con i comitati green a cominciare dall'associazione Strada parco bene comune che ha dato il via alla battaglia legale e ha definito quella di ieri «una giornata storica, attesa da oltre vent'anni e che certifica il fatto che le opere pubbliche non si possono fare senza il consenso dei cittadini». Angiolelli ha quindi espresso «rammarico per l'annunciata decisione del sindaco di ricorrere al Consiglio di Stato». Nelle sue parole non c'è né astio né irriverenza, piuttosto la consapevolezza di aver sollevato critiche sensate dal proprio punto di vista. Il comitato ha sempre difeso la Strada parco come spazio pubblico dopo che l'ex corridoio verde si era liberato del treno. Visione opposta a quella di varie amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi vent'anni.

 

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