PESCARA «Fate attenzione ai borseggiatori». Il messaggio di allerta è irradiato dagli altoparlanti della stazione centrale da una voce femminile calma e suadente. A questo primo segnale di benvenuto a Pescara, si aggiungono le rimostranze di utenti e turisti che non trovano un posto dove "parcheggiare" i bagagli e uno sportello bancomat dove prelevare contanti.
I BAGNI FREE. Un passo avanti si registra, invece, all'interno delle toilette. Non sono più luride come un tempo perché vengono igienizzate «ogni mezz'ora» dagli addetti della cooperativa appaltante e non registrano più frequentazioni equivoche. Ma, soprattutto, sono free. Non si paga più l'ingresso dopo la rivolta dei tassisti due anni fa che chiedevano la gratuità del servizio: troppo, un euro, per fare pipì. Malgrado le pulizie, però, la zaffata nauseabonda ti arriva lo stesso e fa storcere il naso all'avventore a cui chiedi se i bagni sono puliti. La risposta è categorica: «Nì». Poi, chissà perché, paese che giri, gli orinatoi li piazzano sempre accanto allo spazio bar dove le folle consumano alimenti e degustano l'ultimo caffè energizzante prima della partenza in treno in bus.
CANTIERE E NIENTE MESSA.Per il resto, ascensori e scale mobili funzionano alla stazione. Un piccolo disservizio si registra al primo piano: ai binari 6-7 le scale mobili sono bloccate da un cantiere aperto per probabile manutenzione dell'elevatore, è la voce che gira. I binari sono semideserti, c'è solo un ragazzo che si lamenta con l'addetta alla sicurezza che ha perso il treno. E se a qualcuno dovesse venire voglia di pregare o restare in raccoglimento per qualche istante, sappia che la cappelletta "Madre del Redentore» è chiusa al pubblico dal 1° settembre 2017. Un cartello avverte che «non si celebra più messa per motivi pastorali». Riscendiamo e proseguiamo il viaggio come turisti alla scoperta di una città sconosciuta. Dabbasso troviamo gruppi di giovani seduti nelle salette d'attesa con la testa piegata sui telefonini e una coppia di anziani australiani in partenza. «Non ci fermiamo a Pescara» dicono in strettissimo inglese. Erano diretti a Torre de' Passeri.
I TURISTI SI SFOGANO. L'unico giornalaio aperto, lato sud, è preso d'assalto da cittadini e studenti che chiedono il grattino e i biglietti del bus. L'edicolante Lorenzo Travaglini, è rammaricato dalle lagnanze dei turisti in arrivo che si sfogano con lui mentre acquistano i giornali: «In questi giorni si lamentano che non trovano un deposito bagagli e che non c'è uno sportello bancomat per ritirare i soldi». E poi ricorda che «la sera qui è tutto chiuso», dopo le 22.30 tutti fuori. È per la sicurezza, dopo anni di lotte contro gli accattoni che dormivano e mangiavano sulle panchine. I taxi bianchi sono in attesa di clienti e i tassisti che ingannano il tempo guardandosi intorno. Loro sì che hanno storie da raccontare, ma chiedono l'anonimato: «È capitato pure che abbiamo fatto arrestare un ragazzo che aveva appena fatto una rapina, era tutto insanguinato. Si, anche i colleghi subiscono furti. La gente è costretta ad aspettarci in strada a causa della chiusura della stazione e non sappiamo dove mandarla quando chiedono un punto informativo». Gli hotel, a sentire i tassisti, lavorano alla grande: «Ogni notte è una Via crucis per trovare un posto vuoto». La classifica delle nazionalità la stilano in gran parte i voli aeroportuali, tra arrivi e partenze. In base a quelli che sono operativi allo scalo, in città atterrano inglesi, tedeschi, australiani, norvegesi. Ultimamente tanti polacchi animano le vie cittadine. Qualcuno, intanto, abbandona una busta di vestiti accanto a una panchina. E cosa dicono i turisti di Pescara? «Che è molto migliorata nella pulizia e nelle strade». Meno male. Ma non è tutto oro ciò che luccica.
IL TERMINAL DELLO STUPRO. La stazione di Pescara ha un nervo scoperto: il terminal bus. Terra di stranieri che bivaccano, romeni e nigeriani prevalentemente. Persone, tante, che girano di giorno e di notte e che si ubriacano, spacciano, fanno a botte, si contendono il territorio e stuprano come accaduto il 25 agosto dello scorso anno. Di giorno «accade di tutto». Ma la notte, no. Ultimamente la «notte è più tranquilla». Questo racconta chi vede, sente, ma non vuole rendere noti nome e cognome per «timore di ritorsioni». Ma quella violenza consumata da un nigeriano (condannato a 4 anni e mezzo di reclusione per stupro) in pieno giorno ai giardinetti del terminal, ai danni di una giovane disabile psichica, terrorizza ancora oggi i passeggeri. Anastasia, di Manoppello, dice di provare «ancora paura» per quell'episodio consumato in un luogo «che frequento spesso dopo il lavoro perché da qui ripartono i mezzi che mi riportano a casa».E racconta il suo personale gesto di coraggio, accaduto qualche mese fa, in difesa di una signora molto anziana che si trovava in piazza della Repubblica: «Ho visto che veniva insultata pesantemente da uno straniero, forse ucraino. Era spaventatissima, poverina. Sono andata in suo soccorso, ma quell'uomo, visibilmente ubriaco, non la smetteva di inveire contro di lei. Ho chiamato i carabinieri e lo abbiamo denunciato». Scorrono le parole, mentre dietro di lei, negli ormai noti "giardinetti dello stupro" sono visibili i bivacchi di chi si è appena scolato qualche bottiglia e l'ha lasciata dietro le pareti del terminal. In questi luoghi, tra il chioschetto e i ticket store dei mezzi pubblici, è difficilissimo respirare.
IL BAGNO NON C'È. L'aria, appesantita dal caldo, è tossica. È insopportabile a causa del fetore delle urine che si sprigiona dal quel che rimane di un muro di cinta preso d'assalto dai maleducati che urinano davanti ai passanti. Non si capisce perché in quel crocevia affollato di gente che arriva e parte in bus, diretti anche all'estero, è così difficile posizionare almeno un bagno chimico. Malgrado i numerosi appelli lanciati da visitatori, passeggeri, cittadini, turisti, ciclisti e titolari delle biglietterie.