PESCARA Una grande scatola vuota. Con le due scale mobili che portano ai binari ferme dall'inizio dell'emergenza sanitaria, senza più panche per i passeggeri in attesa e nemmeno un bar o un punto ristoro per chi arriva e parte in treno. La stazione centrale di Pescara, dopo la rimodulazione del servizio ferroviario per arginare l'epidemia da coronavirus, non è ancora tornata alla piena operatività.Della galleria commerciale sono rimasti aperti solo un pugno di negozi: le due edicole agli ingressi, la libreria centrale, il centro di scommesse sportive e le due tabaccherie. Chiuse a chiave la parafarmacia, la bike green station e persino il locale di deposito bagagli. Serrande abbassate anche nell'unico bar della stazione, il solo dove i viaggiatori prima dell'emergenza sanitaria potevano consumare panini, cornetti e bevande calde e fredde, appoggiandosi ai tavolini un tempo brulicanti di persone di tutte le età. Adesso, invece, in tutto l'atrio non c'è nemmeno una panca dove sedersi in attesa di una coincidenza o dell'arrivo del treno. I passeggeri, dopo aver acquistato il biglietto e controllato i tabelloni luminosi con le indicazioni di percorrenza dei mezzi, devono rimanere in piedi, trascinando le valigie da una parte all'altra della stazione in corrispondenza delle frecce e degli adesivi posizionati per orientarne la direzione di marcia e cercando un ascensore che conduce al binario del proprio treno. Ma solo se si è particolarmente fortunati si riuscirà ad arrivare al marciapiede giusto senza dover prendere le scale. Anche i nuovi ascensori elettrici, infatti, non sono pienamente funzionanti: ieri mattina soltanto due su cinque erano attivi e, in base alle norme legate al distanziamento sociale, possono essere utilizzati soltanto da due persone per volta. Come se non bastasse, nella fascia oraria dalle 12 alle 16, quella dove si registra il maggiore afflusso di passeggeri, restano sprangati anche i bagni e, come raccontano i volontari della Protezione civile in servizio, per i bisogni corporali bisogna arrangiarsi come si può.«Qui regna il disagio totale», scrolla le spalle Maria, una delle edicolanti della stazione, «la gente è scontenta, soprattutto gli anziani che non possono contare nemmeno su una sedia per appoggiarsi. Invece di distanziare le panchine, come è stato fatto dappertutto, qui hanno deciso di toglierle direttamente. Poco fa è arrivato un signore con le gambe rovinate che procedeva a fatica appoggiandosi a un bastone e a una valigia. Poveretto era esausto anche per il caldo e non poteva sedersi da nessuna parte. I passeggeri si lamentano anche con noi, ma nessuno ci ha comunicato come e quando ci sarà una completa riapertura». «C'è molto meno movimento rispetto al periodo pre covid», aggiunge la commessa della libreria Rusconi, «noi abbiamo riaperto da circa un mese, ma i disservizi sono tanti. I viaggiatori contestano soprattutto la chiusura delle scale mobili e i pochi ascensori rimasti attivi oltre al problema dei bagni». «Chi è di passaggio si accontenta», dice Antonio Malchiorre, «anche se si deve fare a meno delle scale mobili».
L'odissea di un'anziana in attesa del treno. Patrizia Di Benedetto: tutto chiuso, neanche un posto a sedere, sono rimasta bloccata nel binario sbagliato
PESCARA«Quarant'anni fa, quando l'hanno progettata, questa stazione doveva essere il fiore all'occhiello della città. Invece non funziona niente ed è tutto disorganizzato. Mi muovo abbastanza con il treno, ma quello che ho visto a Pescara non l'ho trovato in nessun'altra parte d'Italia». Patrizia Di Benedetto ha 65 anni e vive a Sulmona. La sua disavventura alla stazione ferroviaria centrale la racconta con la voce rotta dalla rabbia e dal profondo dispiacere. «Sono arrivata a Pescara da Torino mercoledì scorso», rimarca la donna scandendo ogni dettaglio, «ho viaggiato comodamente con il Frecciarossa e sono arrivata alle 15,30 con un po' di ritardo rispetto al previsto. Avevo la coincidenza per Sulmona alle 16,15 e, visto che avevo tutto il tempo per rinfrancarmi, sono scesa con la mia valigia nell'atrio centrale perché avrei voluto prendere un caffè. Al binario c'era un solo ascensore funzionante e potevano entrare soltanto due persone per volta. Visto che ho qualche difficoltà a camminare ho aspettato il mio turno pazientemente e, una volta arrivata al piano terra, ho fatto il giro della stazione. Solo allora mi sono accorta che il bar era chiuso e, non essendoci panchine e dovendo rinunciare al caffè, sono entrata nella libreria che per fortuna è sempre molto fornita». «Alcuni minuti prima dell'orario della partenza», aggiunge Patrizia Di Benedetto, «ho guardato sul tabellone il numero del binario del treno per Sulmona, il 7. Mi sono incamminata verso l'ascensore con la mia valigia pesantissima e sono salita al binario indicato. Alle 16,10 è successo l'incredibile: l'altoparlante ha annunciato il cambio di binario dal 7 al 4. Tutte le persone presenti sul marciapiede hanno iniziato a correre per le scale, io ho cercato l'ascensore sempre arrancando con la mia valigia e sono tornata al piano terra. Da lì avrei dovuto prendere un altro ascensore per il binario 4 ma, quando sono arrivata lì vicino, ho scoperto che non funziona». È stato in quel momento che la signora ha perso la pazienza e ha iniziato a urlare, richiamando l'attenzione di un uomo con una divisa gialla. «Si è impietosito», aggiunge la donna, «si è offerto di portarmi la valigia e di sorreggermi con un braccio, accompagnandomi al binario su per le scale. Sono arrivata giusto in tempo per salire sul mezzo, evitando che le porte si chiudessero. Sono riuscita solo a dirgli "grazie" tra l'affanno».