Cambiare le regole per scongiurare il fermo produttivo nelle imprese. E' il monito lanciato dai sindacati alla luce dell'esponenziale aumento di contagi da variante Omicron.
«Siamo nuovamente in una situazione di emergenza avverte il segretario provinciale della Cisl, Franco Pescara sono troppe le aziende nelle quali, tra le persone positive e chi ha avuto contatti diretti con positivi, molti lavoratori sono costretti a rimanere a casa. Così si rischia l'impasse delle produzioni, che, aggiunto al costo delle materie prime, può diventare un vero dramma sociale». Sull'analisi della gravità converge anche la Cgil, che, per voce del segretario Luca Ondifero, sottolinea come fosse già tutto previsto: «Da sei mesi lanciamo l'allarme, chiedendo l'obbligatorietà dei vaccini, che avrebbe evitato questa nuova ondata pandemica. Ora ci troviamo a fare i conti con una produzione inversalmente proporzionale alla diffusione dei contagi. Secondo i nostri dati, sono oltre 2 milioni e mezzo in tutta Italia i dipendenti fermi per quarantena precauzionale, un dato che si riverbera pesantemente anche nella nostra provincia. Ma siamo altrettanto consapevoli che in questa fase va privilegiata la salute pubblica e difficilmente possiamo pensare di far coesistere questa esigenza con lo sviluppo economico. E allora l'unico modo per uscire da questa crisi è concludere i cicli vaccinali. Nelle more, chiediamo al governo regionale di prorogare le misure economiche a vantaggio delle Pmi e di pensare anche a provvedimenti straordinari, magari rivedendo gli squilibri a favore della sanità privata, che nella gestione della pandemia ha mostrato tutti i suoi limiti». Al grido di allarme dei sindacati fa eco quello delle associazioni di categoria.
LA TRACCIABILITÀ «Rischiamo concretamente che si blocchi tutto sottolinea Fabrizio Vianale, direttore provinciale di Confartigianato Bisogna cambiare le regole, rincorrere la tracciabilità non ha senso. Abbiamo aziende che non riescono a lavorare perché la maggior parte dei dipendenti, seppur negativi, è a casa, perché hanno avuto contatti con positivi. Chiaramente su questi aspetti i nostri amministratori locali non possono intervenire direttamente, ma proprio per questo vanno adottate misure a favore dei nostri artigiani. Penso al ripristino della Bottega Scuola, che chiediamo da tempo, e poi il credito agevolato, indispensabile per affrontare la crisi di liquidità». Di fatto, per il presidente della Cna, Carmine Salce, siamo di fronte ad un «lockdown indotto, che sta mostrando tutte le sue criticità dal punto di vista economico e produttivo. Vanno riviste le regole sulla quarantena, per chi ha avuto già la somministrazione delle due dosi di vaccino. La situazione delle aziende è drammatica, soprattutto per quanto riguarda la ristorazione e i servizi. Sono troppe le realtà, legate a questi comparti, che rischiano di chiudere i battenti perché non hanno personale».
L'ESCALATION L'escalation delle disdette in occasione delle festività sarebbe la cartina al tornasole di una situazione divenuta per la Cna ingestibile: «Le piccole attività artigiane, fatte di due, tre dipendenti, sono state messe in ginocchio. Di fronte a questo stato di cose, chiediamo alla giunta Marsilio, all'assessore alla sanità Nicoletta Verì, di accelerare le vaccinazioni. Ci dicono di fare la terza dose, ma poi le prime prenotazioni utili negli hub vaccinali sono a marzo. Né le cose vanno meglio nelle farmacie, che prendono le prenotazioni, ma non sanno quando potranno chiamare per mancanza di disponibilità delle dosi. Bene ha fatto il presidente Marsilio a chiedere l'intervento dell'esercito in occasione della riapertura delle scuole continua Salce ma si dovrebbe pensare anche a mettere le attività produttive in condizioni di lavorare». Un quadro reso ancor più fosco, secondo la Cna, dalle limitazioni sull'utilizzo della cassa integrazione, che dovrebbero scattare a partire da gennaio. Un brindisi amaro per l'anno appena iniziato