Data: 03/03/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Scuole, uffici, tempo libero. Le nuove regole da seguire Restano in vigore fino all'8 marzo, tranne le gite e le uscite didattiche vietate fino al 15 Particolare attenzione per chi arriva dalle aree italiane o dai paesi esteri a più alto contagio. «Il pic
Parla Grimaldi, primario di malattie infettive all'Aquila: «I casi che abbiamo sono importati prevalentemente dalla Lombardia, non ci sono focolai locali» PESCARA Da ieri è in vigore il nuovo decreto anti-coronavirus. Manda il soffitta il precedente e le sue norme dureranno fino all'8 marzo, salvo alcune che scadranno il 15 (per esempio il divieto di gite scolastiche). Per l'Abruzzo valgono le norme meno punitive e restrittive che invece sono riservate ai comuni della cosiddetta zona rossa (in Lombardia: Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D'Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini. Nella Regione Veneto: Vo').Resta però per tutti il consiglio, non un obbligo (per chi non è in quarantena), di evitare luoghi affollati, feste, ritrovi di alcun genere. Vediamo dunque come dovranno comportarsi le istituzioni e i cittadini abruzzesi. SCUOLE E UFFICI PUBBLICI. Restano aperti. Ma nei servizi educativi per l'infanzia, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università, negli uffici delle restanti pubbliche amministrazioni, devono essere esposte negli ambienti aperti al pubblico, le informazioni sulle misure di prevenzione rese note dal ministero della Salute. Sono inoltre messe a disposizione degli addetti, degli utenti e dei visitatori, soluzioni disinfettanti per l'igiene delle mani. Se ne avete bisogno chiedetele. TRASPORTO PUBBLICO. Le aziende devono adottare interventi straordinari di sanificazione dei mezzi. CONCORSI. Nello svolgimento di tutti i concorsi devono essere adottate tutte le misure organizzative per ridurre i contatti ravvicinati tra i candidati, e tali da garantire ai partecipanti la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra di loro. VIAGGIATORI. Il viaggiatore che è arrivato in Italia, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del decreto (quindi dal 16 febbraio) dopo aver soggiornato nelle zone a rischio epidemiologico identificate dall'Organizzazione mondiale della sanità, o sia stato nei comuni della "zona rossa", deve comunicarlo al dipartimento di prevenzione della propria Asl e al proprio medico o pediatra di libera scelta. In questo caso i viaggiatori dovranno restare a casa, saranno contattati telefonicamente per avere ulteriori informazioni, e se ne venisse accertata la necessità, sarà richiesta a sorveglianza sanitaria e l'isolamento fiduciario. ASSENZA DAL LAVORO. Sarà il medico di famiglia a certificazione ai fini Inps l'assenza dal lavoro. Nel certificato si dichiara che per motivi di sanità pubblica il soggetto è stato posto in quarantena, specificando la data di inizio e della fine. LA QUARANTENA. La quarantena avrà una durata di 14 giorni dall'ultima esposizione, durante i quali saranno vietati i contatti sociali; gli spostamenti o i viaggi; bisognerà inoltre essere raggiungibili per le attività. COMPARSA DEI SINTOMI. In questo caso la persona in sorveglianza deve avvertire immediatamente il proprio medico e l'operatore di sanità pubblica; indossare la mascherina chirurgica (che viene fornito all'avvio del protocollo) e allontanarsi dagli altri conviventi. Nel frattempo deve rimanere nella sua stanza con la porta chiusa garantendo un'adeguata ventilazione naturale, in attesa del trasferimento in ospedale. LAVORO AGILE. Si favorisce la modalità di lavoro agile (telelavoro, smart working) per la durata dello stato di emergenza, a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali. GITE E VIAGGI D'ISTRUZIONE. Sospese fino al 15 marzo le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle scuole di ogni ordine e grado. DIDATTICA A DISTANZA. I dirigenti scolastici delle scuole nelle quali l'attività è stata sospesa per l'emergenza sanitaria, possono attivare modalità di didattica a distanza. Nelle Università e nelle Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica nelle quali non è consentita, per le esigenze connesse all'emergenza sanitaria, la partecipazione degli studenti alle attività didattiche o curriculari, le attività medesime possono essere svolte. ASSENZE DA SCUOLA. Queste non sono computate ai fini della eventuale ammissione ad esami finali nonché ai fini delle relative valutazioni. CARCERI. Le Asl assicurano il supporto per il contenimento della diffusione del contagio, anche mediante presidi idonei a garantire i nuovi ingressi negli istituti penitenziari.
Parla Grimaldi, primario di malattie infettive all'Aquila: «I casi che abbiamo sono importati prevalentemente dalla Lombardia, non ci sono focolai locali» L'AQUILAIn Abruzzo l'andamento è in crescendo. Più richieste di consulenze e più ricoveri per casi sospetti di contagio da coronavirus. Il picco massimo dell'infezione è previsto, più o meno, tra due settimane. A fare un quadro dettagliato della situazione è il professor Alessandro Grimaldi, direttore dell'Unità operativa di malattie infettive del San Salvatore dell'Aquila e segretario regionale Anaao- Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. Per accogliere i pazienti da tenere in isolamento, si sta pensando di allestire l'ospedale del G8, ma a preoccupare sono i turni pesanti a cui è sottoposto il personale sanitario. Servono rinforzi e subito. Professore, come si presenta la situazione sul territorio regionale? «In questo momento è impegnativa, nel senso che abbiamo un percorso in crescendo. Essendo diventati i criteri per identificare i soggetti a rischio più ampi, sono aumentate le richieste di consulenze. Rispetto a qualche giorno fa ricoveriamo più casi sospetti. All'Aquila abbiamo cinque pazienti in attesa di conferma del test, ma la situazione è work in progress. Stiamo andando verso il picco massimo dell'epidemia, che è atteso tra un paio di settimane. Poi, si spera che inizi a scendere. L'Abruzzo rischia, comunque, molto meno di altre regioni perché i casi riscontrati sono stati importati, prevalentemente dalla Lombardia. Non ci sono focolai autoctoni». Quali misure precauzionali possono prendere i cittadini? «Gli utenti devono fare il loro dovere: chi ha il sospetto di aver contratto una patologia compatibile con questa infezione deve avvisare il medico di famiglia o il 118, seguendo le procedure stabilite. L'invito è a non recarsi spontaneamente in pronto soccorso, per evitare di innescare una situazione di potenziale contagio, ma avvisare i numeri a disposizione che possono fornire informazioni utili. In questo periodo, inoltre, non è consigliabile frequentare posti affollati, soprattutto chiusi dove ci può essere un ricircolo maggiore di "droplets", ovvero di goccioline. All'aperto il virus si disperde facilmente». E' consigliabile fare uso delle mascherine? «Le deve portare il personale sanitario e chi entra in contatto con pazienti potenzialmente a rischio. E' chiaro che, in posti affollati, sono uno strumento di protezione, anche se non totale, in quanto i droplets possono arrivare anche alle congiuntive. Servirebbe un'ulteriore barriera protettiva per gli occhi». Il Coronavirus è davvero così temibile? «Occorre un po' di cautela, servono le dovute precauzioni, ma non bisogna aver paura. Il virus, in fondo, ha dimostrato, almeno nel nostro Paese, di essere letale soprattutto per persone che hanno altre malattie e, in genere, in età avanzata. Ci sono alcune infezioni batteriche importanti che, ancora oggi, fanno molti più morti, in un anno, di quelli che ha fatto il Coradiv-19. Anche la stessa influenza, normalmente, colpisce un numero di persone nettamente superiore. Il coronavirus, rispetto all'influenza, fa paura perché non lo conosciamo bene, ha una grande capacità di contagio e non abbiamo un vaccino. Al momento, non disponiamo di armi efficaci che ci permettono di contrastarlo: ci stiamo lavorando, ma ci vorranno dei tempi tecnici per arrivare alla soluzione. Le previsioni parlano di un anno, se non diciotto mesi per avere l'antidoto». Il personale in servizio negli ospedali è sufficiente a far fronte all'emergenza? «Purtroppo, negli ultimi anni il sistema sanitario italiano, che è uno dei migliori al mondo, è stato progressivamente depauperato. Sono stati tagliati in Italia più di 70mila posti letto e 760 reparti. In Abruzzo il rapporto è di quasi 3 posti letto ogni mille abitanti, contro gli otto posti letto della Germania. Mancano, secondo stime approssimative, 50mila medici e altrettanti infermieri sul territorio nazionale. Stiamo fronteggiando un'emergenza, ma la macchina regge solo perché c'è un grande spirito di abnegazione da parte del personale. Se il contagio dovesse aggravarsi o dovesse colpire gli operatori sanitari si bloccherebbe l'intera filiera. L'appello, oltre a dotarci di strutture, è ad incrementare subito le unità in servizio». Potrebbe essere utilizzato anche l'ospedale del G8?«All'Aquila abbiamo una struttura importante, con dieci stanze a pressione negativa e contiamo, in qualche giorno, di avere altre disponibilità di spazi per l'assistenza respiratoria. Stiamo valutando di attrezzare l'ospedale del G8, che ha 14 stanze, per eventuali casi da porre in isolamento, che possono arrivare da tutta la regione. Abbiamo chiesto alla Protezione civile una collaborazione in questo senso. Ma dobbiamo potenziale assolutamente il personale, perché i carichi di lavoro sono pesantissimi e se salta un anello della catena, si ferma tutto». |
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