ROMA Fino a ieri pomeriggio, molti nel governo e non solo di area dem sussurravano con un pizzico di sarcasmo: «Rischia di farci più danni la Azzolina che l'opposizione, anche perché almeno il centrodestra ormai è dialogante...». Invece «l'ostinazione» della Azzolina sulla riapertura delle scuole il 9 dicembre ha rappresentato e rappresenta un motivo di allarme per la compagine rossogialla. Che Conte ha stentato a capire nella speranza di non isolare più di quanto lo sia stata e lo sia la ministra della scuola all'interno dell'esecutivo e del Paese tutto - dai presidi ai governatori, dalle mamme ai sindacati - contrario. Dunque come uscire da questo grave impaccio? La decisione pilatesca escogitata nel vertice di governo di ieri è stata quella di non decidere subito la data della riapertura delle scuole: anche perché bisogna ancora vedere l'andamento dei contagi, valutare bene gli effetti della divisione in fasce e il cambio di colore di alcune regioni come Calabria, Lombardia, Piemonte, Liguria e Sicilia ordinanza di Speranza in vigore da domani. Ma in più s'è trovato l'escamotage per smosciare «l'ostinazione» della Azzolina ed è contenuto in questa offerta di Conte alla ministra: «Si riparte il 7 gennaio, dopo l'Epifania e da quel momento le lezioni in presenza andranno avanti sempre, senza altri stop».
PROMESSE Un'offerta che si può mantenere, una promessa esaudibile? Tutto dipenderà com'è ovvio dall'andamento del contagio - gli scienziati del Comitato tecnico sono lievemente ottimisti - e da come verrà superato il rischio assembramenti tra Natale e Capodanno, ma alla Azzolina per uscire dall'isolamento e dall'impuntatura questa offerta del premier può bastare. O meglio deve bastare. Anche perché pretendere di più per lei, che sembra aver fatto del tema scuola una battaglia più personale che politica, sarebbe impossibile e foriero di altre polemiche come se non bastassero quelle che si è attirata in questi mesi.
Sconfessare la ministra su tutta la linea - dicendole apertamente quello che si bisbiglia tra i colleghi sul suo conto: «La Azzolina ha perso il senso della realtà, aprire le porte delle scuole adesso equivarrebbe a prepararle ad accogliere la terza ondata del virus se ci sarà» - avrebbe significato un'esplosione interna e noi favori a Salvini, dicono dalle parti di Palazzo Chigi, «non li vogliamo fare». Così, si è trovata la via mediana tra rinvio della decisione secca e netto orientamento a riaprire le scuole il 7 gennaio con l'accordo dei presidenti regionali. I quali sono tutti contrari all'accelerazione, vista la disorganizzazione, sul ritorno in classe. Se si fa eccezione per il governatore emiliano-romagnolo Bonaccini, che alla luce della situazione organizzativa delle scuole e soprattutto dei trasporti scolastici nella sua regione è l'unico indulgente con la linea Azzolina. Stroncata sonoramente da tutti gli altri con diverse sfumature.
IN PRIMA FILA Vincenzo De Luca naturalmente è in prima fila sul fronte dei governatori e come al solito è munito di lanciafiamme campano: «E' sconvolgente l'assurdità della Azzolina, inizialmente appoggiata da Conte, che pretenderebbe di aprire le scuole il 9 dicembre per poi richiuderle per le feste e riaprirle dopo le feste. Non ci sono parole».
E del resto la Azzolina, che già forzando (per poi arrendersi) sulla data del concorso straordinario per i docenti a settembre stressò l'intero sistema aggravando le difficoltà della riapertura delle scuole e isolandosi rispetto a tutti, non ha alla fine avuto l'appoggio per la sua crociate del 9 dicembre neanche del suo movimento 5 stelle. Ai vertici del quale, e anche fra alcuni ministri, si ragiona così: «Se lei credeva con la forzatura sulla scuola di segnare un punto in favore di un nostro maggiore protagonismo politico dentro il governo, forse ha sbagliato tema». Ovvero, non è sulla scuola che M5S vuole mostrare di contare di più. Anche perché la sua ministra non solo è politicamente isolata ma anche non seguita affatto dal mondo scolastico sulla data di riapertura. Tecnica della scuola, seguitissimo sito di settore, ha fatto un sondaggio su 11mila lettori da cui risulta questo: il 90 per cento di loro considerano sbagliatissima la data del 9 dicembre.
E comunque: appuntamento in classe il 7 gennaio, incrociando le dita.