LE SPINE DEL RIENTRO
Che il nodo dei trasporti costituisca il problema chiave del ritorno sui banchi si evidenzia dai commenti. «Se non fosse per i bus, scuola in presenza tutta la vita»; «abito a Penne e non è cambiato nulla, stamane il bus era gremito come a settembre»; «tempo dieci giorni e torniamo chiusi in casa» dicono critici alcuni studenti del D'Annunzio. Le sensazioni del primo giorno non sono incoraggianti, tuttavia per stilare un bilancio sulla capacità di risposta del trasporto pubblico occorrerà attendere almeno l'intera settimana, per dare modo a Tua di apportare eventuali correttivi e ai ragazzi di prendere confidenza con nuovi orari e prescrizioni da osservare, su tutte l'utilizzo dei mezzi pubblici in corrispondenza degli orari di entrata e uscita da scuola per non vanificare i benefici dello scaglionamento. Così non è stato, ieri intorno alle 13, a ridosso dell'uscita del primo gruppo, le fermate del centro, da viale Marconi alla stazione, erano semideserte. I ragazzi si sono intrattenuti fuori dai cancelli, hanno approfittato della riapertura delle attività per riprendere le abitudini di prima, consumando una pizza o un kebab. E così poco prima delle 14 le fermate di viale Marconi erano affollate. Quelli degli istituti della zona che per esigenze didattiche terminano le lezioni alle 13.45 oltre a quelli che si sono attardati.
I CONTROLLI MANCATI Del tutto assenti i volontari della Protezione civile annunciati allo scopo di prevenire gli assembramenti. Quando poi è sopraggiunto il bus 21 diretto a Zanni, con molti passeggeri già in piedi, si sono appressati e stipati sul mezzo almeno una ventina di ragazzi raggiungendo se non superando la capienza massima del 50%. All'interno delle scuole invece le attività si sono svolte in piena sicurezza. Nelle aule le norme di prevenzione sono ormai consolidate, anche se qualche ragazzo lamenta mal di testa per l'uso prolungato della mascherina e freddo per la frequente apertura delle finestre. Anche lo screening sugli studenti si è svolto con ordine: 918 i test rapidi effettuati ieri (2240 da giovedì sommando docenti e personale). Al Classico gli esami sono stati eseguiti in palestra con l'ausilio dell'équipe medica della Asl, due ragazzi per volta. «Ogni ora è scesa una classe, abbiamo iniziato dalle quinte, posso dire che hanno aderito finora il 75% degli studenti e di questo passo finiremo senz'altro entro la prossima settimana dichiara la preside Antonella Sanvitale -. Ringrazio la Asl, devo dire però che nelle scuole non ci sono possibilità di contagio, i ragazzi seguono le regole, speriamo che fuori tutto funzioni e che dal 18 sia possibile arrivare al 75% della frequenza, perché con la Dad si rischia una grande emergenza educativa». «Per una formazione di qualità la didattica digitale non può sostituire integralmente la didattica in presenza» dello stesso avviso Alessandra Di Pietro, dirigente dell'Alberghiero, dove i test sono stati somministrati direttamente nelle aule. «C'è stata un'ampia partecipazione, intorno all'80% e ha riguardato finora 12 classi. Sottoporsi allo screening anti-Covid è un atto di fiducia nel futuro, di responsabilità civile e di rispetto verso se stessi, la propria famiglia e la comunità scolastica».
LA PROTESTA Qualche studente ha disertato le lezioni e la Dad aderendo allo sciopero indetto da Libera associazione studentesca. Attivisti e rappresentanti degli istituti si sono radunati a metà mattina sotto la sede regionale per chiedere un tavolo di confronto permanente. Tra i promotori Leonardo Zappacosta: «Non siamo stati ricevuti dalla maggioranza, anche perché l'iniziativa è stata approntata in tempi stretti, ma abbiamo parlato con i consiglieri Paolucci e Blasioli che si sono impegnati a promuovere le nostre istanze». L'iniziativa è stata appoggiata anche dal comitato Priorità alla scuola: «Temiamo che altri provvedimenti vanifichino l'impegnativo lavoro svolto per ripartire - le parole della referente e docente Francesca Carusi -. Per garantire la continuità e fronteggiare il rialzo del contagi occorrerà ripetere lo screening in atto entro massimo un mese, estenderlo a medie e elementari e potenziare il tracciamento».