ROMA Da domani quasi 7 milioni in classe ma, tra una settimana, si torna al completo. Parte quindi una corsa contro il tempo per capire come riaprire, al 100%, tutte le scuole. Questa è l'indicazione del Governo, per riportare tra i banchi tutti gli studenti il 26 aprile prossimo. Ma i dubbi e le polemiche sono ancora tanti: mantenere il distanziamento in aula così come sui bus non sarà semplice. Anzi, l'impresa appare decisamente ardua soprattutto agli occhi di chi dovrà organizzare la ripartenza in sicurezza. Altrimenti si rischia di dover richiedere tutto di nuovo, tra qualche settimana e il danno sarebbe ancora maggiore.
Domani intanto saranno in aula 6 milioni e 850 mila alunni: 8 su 10, quindi, rispetto agli 8,5 milioni delle scuole statali e paritarie. Rispetto alla scorsa settimana tornano così in classe 291 mila ragazzi in più: sono tutti quelli della regione Campania, uscita dalla zona rossa. Restano invece in zona rossa la Puglia, la Sardegna e la Valle d'Aosta. In tutto, secondo le stime di Tuttoscuola, saranno quasi un milione e 657mila gli studenti ancora a casa in didattica a distanza per tutta la prossima settimana. Ma la ripresa si avvicina, per tutti. Solo nelle zone rosse infatti le scuole superiori apriranno a percentuale ridotta. Per il resto, quindi nelle zone gialle e arancioni, tutti in classe. E' da capire però come verranno risolti i vecchi problemi, legati soprattutto al distanziamento, al trasporto pubblico e al tracciamento dei contagi. Le classi nelle scuole italiane sono spesso in sovrannumero: alle superiori si arriva anche a 28-30 ragazzi per aula e mantenere il metro di distanza tra le rime buccali, come deciso all'inizio dell'anno, è impossibile.
ORGANIZZAZIONE IN SALITA In molti ci si dovrà organizzare su turni ma con quali docenti? Anche il personale addetto alla pulizia dovrà essere impiegato su più turni. Il personale covid, assunto per incrementare l'organico, fino a oggi non ha consentito interventi simili. «E' improponibile - spiega Maddalena Gissi, segretario generale Cisl scuola - non ci sono le condizioni perché non è mai stato assegnato il personale per organizzare turni. E' stato assegnato inizialmente solo a chi aveva spazi in più. Ma siamo fermi lì. Incontreremo il ministero dell'istruzione per il protocollo di sicurezza ma credo che l'unica strada sia quella di lasciare alle scuole la libertà di riaprire nella manierati adatta alle loro necessità. Dobbiamo considerare infatti che, riaprendo, subiranno lo stress delle quarantene: lo abbiamo già visto nei mesi scorsi. Se non c'è il tracciamento non è cambiato granché».
DISTANZE DENTRO E FUORI All'interno delle scuole i conti si fanno tra distanziamento e tamponi, anch'essi mai arrivati realmente per concretizzare quel tracciamento auspicato da settembre. Ma fuori dalle scuole la partita si gioca a bordo dei mezzi di trasporto pubblico: ci sono stati nuovi investimenti, ma è difficile immaginare che la soluzione possa arrivare da qui a una settimana. «Probabilmente se ne riparlerà per settembre - assicura la Gissi - ora sembra tardi. Comunque continueremo. A monitorare costantemente la situazione». Critici anche i dirigenti scolastici dell'Associazione nazionale dei presidi: «Non so come si farà a realizzare le condizioni per il rientro - ha commentato il presidente Antonello Giannelli - con queste difficoltà mi sembra problematico». Rispetto al mese di febbraio scorso, quando la quota dei ragazzi in classe era simile a quella attuale, l'unico passo in avanti su cui poter contare è la campagna vaccinale avviata tra il personale scolastico. Ma le inoculazioni tra docenti e bidelli sono state però bloccate dalla necessità di destinare le dosi dei vaccini ai più fragili. Ha ricevuto la prima dose il 73% del personale scolastico e universitario mentre solo l'1,35% ha ricevuto anche la seconda dose: uno su 4 resta scoperto e dovrà aspettare il suo turno in base all'età. quindi si ipotizza di raggiungere la copertura del personale per settembre prossimo.