ROMA Ormai è una costante. Presidente del Consiglio e leader dell'opposizione duellano come un tempo accadeva solo in piena campagna elettorale delle elezioni politiche. Invece tra due giorni si vota solo in Umbria. Poco più di settecentomila elettori per una consultazione il cui esito per Giuseppe Conte non ha riflessi sulla tenuta della maggioranza, mentre per Salvini è un'occasione per dare una prima spallata in attesa delle elezioni in Emilia Romagna. Le occasioni per duellare con Matteo Salvini non mancano e la reazione del leader leghista all'uccisione a sangue freddo del ragazzo a Colli Albani è motivo che Conte usa per indicare alla sua maggioranza quale sia il vero avversario.
LA SFIDAAd accendere la miccia è stato il leader della Lega che attacca la maggioranza per la sicurezza che latita nella Capitale e sui fondi destinati alle forze dell'ordine. «Da ex ministro dell'Interno fa ancora più male vedere tutta l'insicurezza della Capitale governata dai 5stelle e i tagli disastrosi che Renzi, Conte e Zingaretti fanno al fondo per le forze dell'ordine». Anche se Salvini è ex ministro dell'Interno da un paio di mesi, e prima era alleato con i grillini, l'attacco colpisce e il presidente del Consiglio reagisce a stretto giro di posta: «Se qualcuno si permette di fare speculazioni su un fatto del genere in campagna elettorale lo trovo miserabile». Per Conte quello che è accaduto «è un fatto tragico. Sono molto addolorato e il Governo è vicino ai familiari della vittima e alla sua fidanzata». Inoltre il premier smentisce il taglio di fondi per la sicurezza, anzi: «Ieri abbiamo varato gli stanziamenti aggiuntivi per gli straordinari alle forze dell'ordine per il 2018, e indovinate chi doveva farlo e non l'ha fatto...?». Il dito è puntato contro Salvini e la scorsa manovra di bilancio varata dal precedente esecutivo gialloverde con sempre Conte a palazzo Chigi.
Ma il presidente del Consiglio oltre a difendere la legge di Bilancio appena varata, tutela anche il M5S che governa Roma non senza qualche imbarazzo nei confronti della sindaca. L'omicidio di Luca, sottolinea Conte, «ci rende consapevoli che dobbiamo rimanere concentrati, vigili e assicurare sicurezza ai cittadini», ma «allo stesso tempo, ragionando in termini più ampi, Roma resta una delle metropoli più sicure in Europa se guardiamo agli indici di delittuosità».
Resta il fatto che all'accusa di essere un «miserabile» e di «speculare» sul ragazzo morto solo per «ingrassare i consensi», Salvini reagisce andando sul personale. «Conte umanamente mi ha deluso: poi in politica e nella vita bisogna esser pronti a tutto, quindi amen» anche a chi «dice: guarda Conte com'è bello, con la pochette, il ciuffo tinto...».
Lo scontro sui fondi alle forze dell'ordine coinvolge inevitabilmente anche la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese che molto si è battuta, come ricorda il suo vice Matteo Mauri, «per il pagamento degli arretrati del 2018 alle forze dell'ordine».
LE VOGLIEResta il fatto che tra Conte e Salvini sembra scorrere un fiume di risentimenti relativi alla precedente convivenza. Una ruggine che si avverte ogni qual volta se ne offre l'occasione, ma che non nasconde la volontà di Salvini di scaricare su Conte la responsabilità dell'uscita della Lega dal governo e la voglia dello stesso Conte di indirizzare verso il leader della Lega la voglia di rissa dei partiti della sua maggioranza. D'altra parte indirizzare e guidare l'assalto di M5S, Pd, IV e Leu verso il leader dell'opposizione potrebbe dare allo stesso premier quel ruolo di leader federatore di una coalizione di partiti destinati a stare insieme anche nella prossima campagna elettorale. Un'idea che il Pd di Zingaretti coltiva, anche se - come sottolinea Matteo Orfini - per i dem significa fare i conti con qualcosa di molto mutevole e poco governato. Il no a Strasburgo alla risoluzione pro Ong e la sortita sull'Imu, rendono scivolosa l'intesa e aprono autrostrade a Matteo Renzi che alla Leopolda ha escluso un'alleanza organica con il M5S.
I rischi per il governo Conte potrebbero cominciare proprio dal crescente caos interno al M5S che da settimane non riesce ad eleggere neppure un capogruppo. Il taglio dei parlamentari, e il referendum confermativo che ci sarà, allungano la legislatura sino portarla di fatto alla naturale conclusione. Diverso potrebbe però essere il destino del governo qualora le elezioni di gennaio in Emilia Romagna dovessero consegnare la regione alla Lega. Con Mario Draghi, da ieri disoccupato, la soluzione - sostengono in molti - potrebbe però essere a portata di mano.