ROMA Maurizio Landini prova a metterci una pezza. Il leader della Cgil, dopo aver annunciato assieme alla Uil lo sciopero generale per il 16 dicembre alla Uil sbriciolando l'unità sindacale, boccia di nuovo la legge di bilancio e ritiene «grave che Draghi sia stato messo in minoranza sul contributo di solidarietà oltre i 75mila euro di reddito». Ma allo stesso tempo, probabilmente perché non convinto fino in fondo dello strappo voluto in primis da Pierpaolo Bombardieri, tenta una tregua: «Il dialogo non è interrotto, si può riprendere in ogni momento. Siamo pronti al confronto su tutto, ma ci devono essere cambiamenti molto forti nella manovra. Non siamo indisponibili al dialogo prima dello sciopero generale». Mario Draghi però resta impassibile. Il premier continua a ritenere «immotivata» e «inspiegabile» la decisione di Cgil e Uil stroncata dalla Cisl («è sbagliato radicalizzare il conflitto») e ora sceglie una posizione attendista, anche per far decantare la situazione.
In più, c'è chi dice per spingere Landini e Bombardieri a fare retromarcia, frena sugli altri tavoli con le parti sociali. A partire da quello sulla riforma delle pensioni che, al momento, è uscito dall'agenda della prossima settimana. «E quando avverrà il confronto», dice una fonte di governo, «lo faremo solo sulla riforma strutturale della previdenza: dopo lo strappo di Cgil e Uil si è fatto molto difficile parlare di aggiustamenti alla legge di bilancio nella chiave che vorrebbero Landini e Bombardieri».
Insomma, lo sciopero generale innesca lo stallo. «E' necessario un supplemento di riflessione dopo lo strappo...», osservano fonti di governo. «Tanto più che questa è una manovra fortemente espansiva e, dopo il lungo periodo di crisi innescato dalla pandemia, accompagna lavoratori, pensionati, famiglie fuori dall'emergenza economica». Per dimostrare quanto immotivata sia la mossa di Cgil e Uil le stesse fonti forniscono «dati oggettivi»: «Il taglio dell'Irpef annunciato nella legge di bilancio ha una connotazione fortemente redistributiva, con evidenti e consistenti vantaggi anche per le fasce meno abbienti. I vantaggi per i pensionati: attraverso le nuove detrazioni la no tax area aumenta di 326 euro, raggiungendo il tetto di 8.500 euro al di sotto dei quali non si pagano tasse; per i pensionati fino a 20mila euro di reddito la riduzione media delle tasse è pari a 195 euro l'anno, che in termini percentuali significa una riduzione di oltre il 10%; complessivamente degli oltre 7 miliardi di taglio dell'Irpef previsti in manovra oltre 2,3 miliardi andranno ai pensionati, quasi il 33% delle risorse complessive. In più, dal 2022 piena rivalutazione delle pensioni». Ed ecco i vantaggi dal taglio delle tasse per i dipendenti a basso reddito: «Per un lavoratore con reddito da 8mila a 20mila euro la riduzione media è pari a 193 euro l'anno, che in termini percentuali significa un taglio del 24% dell'imposta complessiva. In totale, ai lavoratori dipendenti sono destinati circa 4,3 miliardi degli oltre 7 miliardi di taglio dell'Irpef previsti in manovra. Si tratta di oltre il 60% delle risorse stanziate per la riduzione dell'imposta sui redditi».
Si fa sentire anche Confindustria con il vicepresidente Maurizio Stirpe, che prende ad esempio l'accordo sul lavoro agile per dire ai sindacati che questo è il metodo da seguire. Non lo sciopero generale. «L'intesa raggiunta è la prova che, quando le parti sociali esercitano il proprio ruolo e il governo si rende disponibile a costruire con loro una adeguata sintesi, i risultati si ottengono in tempi brevi e senza inutili polemiche», sottolinea Stirpe.
Clima caldo anche tra i soci di maggioranza. Lega, Iv e Forza Italia stroncano senza appello la mossa di Landini e Bombardieri («è inspiegabile e irresponsabile», dice Matteo Salvini) e denunciano l'«imbarazzo del Pd» e il «rumoroso silenzio di Letta». Il ministro dem al Lavoro, Andrea Orlando, si dichiara «sorpreso» da Cgil e Uil. E spiega: «La manovra rafforza le garanzie per i lavoratori, aumenta le risorse sul fronte del sociale e la riforma fiscale sicuramente non penalizza lavoratori e pensionati». Da qui l'appello del Nazareno per «una ripresa del dialogo: non possiamo permetterci una stagione di conflitti sociali».
SUPERBONUS, VIA IL TETTO
Nel frattempo il governo, mentre resta il no a riaprire il dossier-fisco come chiedono Cgil e Uil, sta valutando la possibilità di rafforzare lo stanziamento per contrastare il caro-bollette, fino al raddoppio della cifra che attualmente è di 800 milioni di euro di fondi aggiuntivi. «Ma non per venire incontro a Landini e Bombardieri», puntualizzano fonti dell'esecutivo.
Sembra vicina, infine, una intesa nella maggioranza sulle modifiche al superbonus edilizio da introdurre nella legge di bilancio. Con l'abolizione del tetto Isee per le villette unifamiliari e con l'inserimento di un tetto di spesa al di sotto del quale non si applichi il decreto anti-frode i cui effetti non dovranno riguardare le pratiche già avviate. Accordo vicino anche sulla scuola.