ROMA Ventinove commissari straordinari dovranno dare la spinta decisiva a 57 opere pubbliche che per vari motivi sono da tempo bloccate. E valgono complessivamente 82,7 miliardi di euro. L'annuncio dato ieri dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini è il punto di arrivo di un processo iniziato l'estate scorsa con il cosiddetto decreto Semplificazioni. La partita era rimasta per mesi in sospeso, poi dopo l'insediamento del nuovo governo è arrivato il parere del Parlamento a cui è seguita la firma dei Dpcm; alcune delle personalità prescelte avevano già avuto modo di avviare la propria attività. Tra i nomi quello di Massimo Simonini, amministratore delegato di Anas e Maurizio Gentile ex ad di Rete ferroviaria italiana (che si occuperà della linea C della metropolitana di Roma). Una scelta che secondo il dicastero di Porta Pia risponde alla logica di «assicurare la migliore interlocuzione con le stazioni appaltanti di Anas e Rfi e con le varie amministrazioni pubbliche coinvolte». Sempre dal ministero viene fatto osservare che «solo in un caso, come previsto da una delibera Cipe, è stato nominato commissario straordinario il Presidente della Regione Siciliana». Della pattuglia dei commissari fanno parte sei donne. Giovannini ha confermato che entro giugno è atteso un nuovo elenco di opere da velocizzare, pur ricordando che «il commissariamento è un atto straordinario». I progetti insomma dovrebbero andare avanti anche con le regole ordinarie.
LE TIPOLOGIE Guardando alla tipologie delle infrastrutture, quelle ferroviarie hanno valore di 60,8 miliardi, quelle stradali 10,9 miliardi, i presidi di pubblica sicurezza 528 milioni, le opere idriche 2,8 miliardi, le infrastrutture portuali 1,7 miliardi, mentre la linea C della metropolitana di Roma vale da sola 5,9 miliardi. Nell'elenco ci sono naturalmente progetti molto diversi tra loro: in alcuni casi ai commissari toccherà avviare la progettazione; in altri si occuperanno invece di aprire il più rapidamente possibile i cantieri. Nel 2021, ne dovrebbero debuttare 20; se ne aggiungeranno poi 50 nel 2022 e ulteriori 37 nel 2023. Nelle previsioni del governo sarà notevole l'impatto occupazionale: secondo una valutazione condotta da Rfi e Anas, si tratta per le sole opere ferroviarie e stradali di oltre 68.000 unità di lavoro medie annue nei prossimi dieci anni, con un profilo crescente fino al 2025, quando l'impatto diretto sarebbe di oltre 100 mila unità. Le infrastrutture sono distribuite su tutto il territorio nazionale. Nell'insieme quelle che riguardano il Nord valgono 21,6 miliardi, quelle del Centro (incluso l'Abruzzo) 24,8 mentre le infrastrutture meridionali totalizzano 36,3 miliardi. Per le Regioni centrali del Paese ci sono progetti molto importanti, il cui inserimento tra le opere da sbloccare non era scontato: si va da ferrovie come la Orte-Falconara e la Roma-Pescara (oltre all'anello ferroviario di Roma) a strade quali la Grosseto-Fano, la Salaria e il collegamento Cisterna-Valmontone. Oltre alla già menzionata linea C di Roma. «Un passo avanti molto significativo per dare dignità alla questione del Centro Italia» commenta Luca Diotallevi, sociologo dell'Università Roma Tre.