L'AQUILA Fa fatica, Matteo Salvini, a tenere su la mascherina tricolore. La mette e la toglie, quasi compulsivamente. «Non ne posso più di questo distanziamento» dice appena seduto sul podio della sala ipogea dell'Emiciclo aquilano, volutamente semivuota - una settantina i presenti proprio per le restrizioni Covid-19. D'altronde, ammissione secca, «la Lega è il partito che ha sofferto di più le distanze». L'ultima volta qui, e lo ricorda lui stesso, fu per redarguire i suoi, troppo litigiosi in Regione. Era fine settembre, Martinsicuro. Oggi le cose (sembrano) cambiate: «C'era un po' di animosità, adesso la situazione è tranquilla e porta a parlare di cose fatte e da fare e non di beghe. Soprattutto in tempi di cassa integrazione che non è arrivata l'ultima cosa di cui hanno bisogno gli aquilani e gli abruzzesi è la gente che litiga, dentro e fuori dai palazzi. Avanti, solo avanti». Il «tagliando al partito», dice dopo aver ascoltato il coordinatore regionale Luigi D'Eramo snocciolare tutte le leggi a marchio-Lega, «è positivo». Così come, sostiene, l'operato del centrodestra: «Stiamo rendendo un buon servizio agli aquilani e agli abruzzesi». E allora, terminate le restrizioni della pandemia, la macchina da guerra elettorale è ripartita. Con obiettivi chiari. In Italia («Ho voglia di tornare a guidare questo Paese: l'Italia per mano la prendiamo noi e la tiriamo fuori dal tunnel»), ma anche qui. «Ci sono due centri importanti come Chieti ed Avezzano dice - dove la Lega può esprimere candidature vincenti, unificanti e di spessore. Noi non imponiamo niente a nessuno, ma un conto è essere umili e un conto è passare per fessi. Abbiamo dimostrato lealtà in tutti i capoluoghi e in Regione, siamo il primo partito anche qui. Non mettiamo bandierine per il gusto di metterle: proporremo, umilmente, due soluzioni positive e vincenti». Seduti, in platea, si sfregano le mani sia Fabrizio Di Stefano che Tiziano Genovesi, i prescelti. Si vedrà.
PARTERRE All'ingresso Salvini regala un saluto più vigoroso a Peppe Bellachioma, l'ex coordinatore regionale acciaccato per problemi di salute. In sala ci sono anche il senatore-economista Alberto Bagnai e l'amico fraterno Massimo Casanova, europarlamentare e patron del Papeete Beach di Milano Marittima, come si evince dalla mascherina brandizzata. E poi, ovviamente, ci sono la nomenclatura al gran completo Regione e Comune - e molti sindaci. Salvini vuole fare dell'Abruzzo «un modello per il contributo ai piccoli, al popolo dei dimenticati: partite Iva, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, liberi professionisti». Con i suoi è bastone e carota. E c'è anche un indiretto, ma evidente, plauso a D'Eramo per il lavoro fatto fin qui: «Il tagliando della presenza degli amministratori Lega in Abruzzo è assolutamente positivo, ma lo prendo solo come una buona partenza. Dopo i primi mesi di assestamento, dopo altre gestioni regionali, dopo aver preso le misure, adesso mi aspetto mesi e mesi di slancio». Un segnale anche per il presidente Marco Marsilio: «Berrò un caffè con il governatore per fare il punto su alcuni progetti di legge Lega a cui sono particolarmente legato: case, lavoro, agricoltura, partite Iva, famiglie». Una mini-stoccata c'è anche per Fratelli d'Italia-pigliattutto: «Più cresce l'intero centrodestra meglio è, ma nessuno deve sentirsi superiore agli altri».
Per il governo Conte è tutto un susseguirsi di «incompetenti». Bocciatura che riguarda anche l'idea dell'alta velocità in Abruzzo, ventilata dallo stesso premier: «A parole Conte ha fatto miracoli, ma sta prendendo in giro gli italiani da quattro mesi. Vuole l'alta velocità in Abruzzo? Voglio vederlo qui, con Di Maio e Toninelli a illustrare il progetto. Quando lo vedo, ci credo. Per il momento mi sembra l'ennesima panzana».
MAGISTRATI La bordata finale, prima di raggiungere la nuova sede del partito in centro, con itinerario di arrivo deviato per la presenza di un manipolo di contestatori inneggianti Bella ciao e cori anti-fascisti, è per Giovanni Legnini, dopo il caso delle intercettazioni con Palamara: «Mi aspetto non solo le scuse, di cui non mi importa granché, ma le dimissioni, perché hanno dimostrato di non aver agito per il bene del paese». In via Guelfaglione, dove tutti hanno la mascherine e si prova ad evitare assembramenti scaglionando gli ingressi a dieci a dieci, la peligna Roberta Salvati gli dona l'aglio rosso di Sulmona: «Che profumo! dice Salvini -, potrei usarlo quando parlo con il governo».