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Data: 30/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Salvini non decide: Fioretti (per ora) resta. Il blitz del leader della Lega a Martinsicuro comincia in ritardo. All'incontro ci sono tutti: anche l'assessore a rischio

MARTINSICURO Matteo Salvini arriva in ritardo a Martinsicuro e non tocca i nervi scoperti. Il leader della Lega non parla infatti del caso-Fioretti, l'assessore regionale a rischio dopo aver fatto nominare la compagna, Caterina Longo, nella commissione Stato Regioni. E il popolo abruzzese della Lega ascolta il capo che lancia una chiamata alla mobilitazione, contro il governo Pd M5S, parlando del referendum elettorale e, soprattutto, della grande manifestazione in piazza prevista a Roma per il 19 ottobre. Non è il tempo di litigare e tagliare teste: questo, in sintesi, è il messaggio politico che esce dal vertice di Martinsicuro, al quale hanno partecipato assessori e consiglieri regionali, sindaci del Carroccio e coordinatori provinciali, chiamati a raccolta dal segretario regionale Giuseppe Bellachioma, affiancato dal deputato aquilano Luigi D'Eramo. Anche Piero Fioretti c'era e con lui il capogruppo della Lega, Pietro Quaresimale, indicato, alla vigilia del vertice, come il suo possibile successore in giunta. Ma il piano di avvicendamento, studiato in Abruzzo 48 ore prima dell'arrivo di Salvini, resta per ora sospeso. Salvo colpi di scena nella notte.Salvini è ripartito prima delle 22 per recarsi ad Ascoli Piceno dove ha tenuto un affollato comizio in piazza. Ed ha parlato di tutto, anche di calcio. «Come c... si fa a perdere 3-1 in casa con la Fiorentina... Sicuramente torneremo prima noi al Governo che il Milan in Champions», ha detto il leader agli ascolani non rinunciando poi a un nuovo attacco al Capo dello Stato, Sergio Mattarella: «Torno a dirlo con il massimo rispetto, ma sarebbe stato meglio se il presidente della Repubblica avesse ridato la parola agli italiani. E sarebbe meglio che il prossimo presidente della Repubblica fosse eletto dal popolo, così dovrà rispondere al popolo e non a qualche senatore terrorizzato di perdere la poltrona».In quel momento, il popolo dei leghisti abruzzesi, era ancora chiuso in riunione, in un hotel di Martinsicuro, con l'ordine tassativo di non parlare con gli esterni.Si aspettavano oppure temevano, i leghisti, qualcosa di eclatante da Salvini. Ma il leader nazionale del Carroccio non ha chiesto teste, né ha paventato commissariamenti. Vorrà dire che la decisione, o le decisioni, saranno prese in casa senza atti di forza ma con un atteggiamento consenziente da parte di chi, secondo la Lega, ha commesso errori non veniali.Sono le 24 di ieri quando l'articolo sta per andare in stampa. Poco prima: dall'interno della riunione diventata fiume, ma ormai orfana di Salvini, arriva un ultimo messaggio da parte di leghisti che tradiscono il patto del silenzio: «Non ci sono state decisioni eclatanti», conferma la gola profonda. Tirando un sospiro di sollievo. Ma la notte è lunga.


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