Data: 19/10/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Salario minimo, scontro in Aula Il centrodestra non vota compatto Assenze (26) tra i banchi di Lega e Forza Italia. Opposizione unita contro la proposta del Cnel
ROMA Nell’aula di Montecitorio la richiesta della maggioranza di rinviare la discussione sul salario minimo in Commissione lavoro passa per soli 21 voti. Uno scarto minimo, dovuto principalmente alle assenze che si registrano tra i banchi di Forza Italia (14) e Lega (12). «Segno che anche nel centrodestra c’è dissenso», dicono dal Partito democratico. «Assenze fisiologiche», minimizza il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti. L’opposizione, per una volta unita, insorge contro la maggioranza. E nel primo pomeriggio quando la Commissione Lavoro della Camera si riunisce, decide di abbandonare i lavori, in segno di protesta perché il centrodestra non vuole calendarizzare il provvedimento sul salario minimo. Il sospetto della minoranza è che la maggioranza stia puntando a rinviare a oltranza quella proposta senza bocciarla apertamente onde evitare di scontentare una parte del suo elettorato, che, stando ai sondaggi, è invece favorevole a quella proposta. E l’idea del centrodestra di cominciare con le audizioni tra due settimane (il primo a essere ascoltato sarà Renato Brunetta) e non con l’esame e la votazione del provvedimento, lascerebbe presagire l’intenzione della maggioranza di parcheggiare il salario minimo su un binario morto. Di fronte a questa eventualità le opposizioni si ricompattano per condurre una battaglia comune. Senza volerlo, il centrodestra ha fatto un regalo alla minoranza e il Pd già spera che, sull’onda lunga di questa polemica sul salario minimo, la manifestazione dem dell’11 novembre faccia registrare una buona affluenza. In aula, la mattina, parlano i leader delle opposizioni. «È la cronaca di una fuga annunciata. Il nuovo rinvio è un colpo ai 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri e poverissimi. Meloni così lancia la palla in tribuna. Ma la vostra scelta è pavida e cinica, abbiate il coraggio di fare un dibattito in aula e se siete contrari di votare contro», denuncia Elly Schlein. E aggiunge: «Il governo è senza vergogna». Duro anche Giuseppe Conte (e un po’ troppo prolisso, tanto che la vicepresidente della Camera, la Pd Anna Ascani, lo deve interrompere). «Giorgia Meloni — dice l’ex premier — è stata votata per decidere non per nascondersi dietro il Cnel di Brunetta di cui avete riscoperto l’essenzialità. Il vostro vero obiettivo è rispedire la nostra proposta per farla morire lì». E, nel pomeriggio, il leader del M5S ci va giù pesante. Accusa Meloni di «vigliaccheria» e annuncia: «Non le daremo tregua». Sulla stessa linea di Conte i rosso-verdi Fratoianni e Bonelli: «La nostra battaglia sarà implacabile». «Una scelta miope e ingiusta», denuncia il leader di Azione Carlo Calenda. E Riccardo Magi, segretario di «più Europa» attacca: «Giorgia Meloni sta scrivendo la peggiore pagina del Parlamento italiano». Le firme raccolte dalle opposizioni, annuncia Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Partito democratico, «sono già 500 mila», ma la raccolta è ancora aperta. Le opposizioni promettono di dare battaglia. L’obiettivo è arrivare entro la manifestazione dell’11 almeno a un milione. Sotto quella soglia anche la battaglia della minoranza in Parlamento rischia di perdere slancio. |
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