Data: 08/10/2023
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Salari, pensioni, salute e sogni. Abruzzo protagonista a Roma. In 4mila partiti dalla regione in pullman e treno sfilano con la Cgil e le associazioni
PESCARA Camminano insieme, l'una accanto all'altra, quattromila storie abruzzesi, arrivate a Roma ieri mattina con più di 50 pullman e su un treno speciale ribattezzato la "Freccia dei diritti". Marciano sulla "Strada Maestra", quella indicata dalla Costituzione, sventolando bandiere e mostrando striscioni della Cgil e di 200 diverse associazioni, laiche, cattoliche, reti di cittadinanza, pensionati e partigiani. Vengono dall'Aquila, Pescara, Teramo, Chieti e dai centri grandi e piccoli delle quattro province, camminando a testa alta lunghe le strade della capitale che portano in una straripante San Giovanni dove l'Abruzzo diventa protagonista.
PERCHÉ LA PROTESTA. I due cortei si muovono alle 13,30 dalle stazioni di Ostiense e Termini. Tanti i motivi per scendere in piazza. «Per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l'aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell'ambiente, per la difesa e l'attuazione della Costituzione contro l'autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare». E tante le storie che l'Abruzzo ha portato a Roma.
NOI STUDENTI DELUSI. Emanuele, Ottavia e Veronica sono di Avezzano, Chieti e Vasto e vivono a Teramo. Hanno dai 22 ai 27 anni e studiano all'università. Sono in viaggio verso la capitale con il pullman della Cgil per portare in piazza le battaglie quotidiane degli universitari dell'Udu, la loro organizzazione studentesca. Residenzialità pubblica inesistente, affitti cari e ingiustificati per lo stato degli alloggi, diritto allo studio carente e trasporto pubblico inadeguato. Questi sono i temi a loro più cari e con cui devono fare i conti nella quotidianità.Dicono che vorrebbero poter immaginare un futuro che non sia fatto di stage e anni di precarietà senza vie d'uscita.Con l'entusiasmo dei vent'anni, vorrebbero potersi vedere in giro per il mondo, con il loro bagaglio di cultura ed esperienza che negli anni a Teramo stanno costruendo, ma anche poter scegliere di rimanere in Italia e vivere nelle giuste condizioni. Ma hanno paura di un Paese che sembra sempre avere altre priorità rispetto al futuro dei giovani. Nelle tante emergenze quotidiane non leggono mai la parola futuro, sebbene sappiano che il futuro sarà il loro spazio.
UNITI NELLA PROTESTA. Sullo stesso pullman, insieme al segretario regionale Inca, Mirco D'Ignazio, ci sono anche tanti ragazzi africani ospiti del Cas di Mosciano. Sono sbarcati da poco tra Pozzallo e Lampedusa e in provincia di Teramo sono stati presi in carico dall'accoglienza della Prefettura. Arrivano da Camerun, Benin, Costa d'Avorio e quasi tutti parlano francese ed inglese. Di italiano hanno imparato qualche parola ma fanno fatica ad esprimersi. Sono ancora spaesati e provati dal viaggio nei barconi con cui hanno attraversato il Mediterraneo. Eppure anche loro hanno voluto essere a Roma. Dopo un'assemblea della Cgil e con l'aiuto dei mediatori culturali e linguistici, hanno deciso di partire insieme a migliaia di abruzzesi e tante altre storie molto diverse tra di loro ma allo stesso tempo uguali, come lo sono i diritti quando questi vengono negati. Con l'aiuto di Dao Yonoussou, un mediatore culturale arrivato anni fa dalla Costa d'Avorio che ha trovato la sua integrazione lavorando come operatore dell'accoglienza, capiamo che le principali preoccupazioni sono i documenti in regola ed il lavoro. Molti hanno già lavorato qualche giorno in agricoltura nelle campagne del teramano. Ma il desiderio un po' di tutti è continuare il viaggio verso il nord Europa. Ritrovare parenti e amici che potrebbero aiutarli. Ma poi, continuando a parlare, emerge che la loro più grande paura, come per gli universitari, è non essere considerati, restare indietro, non avere prospettive e libertà di aspirare a un futuro migliore.
NESSUNA DIFFERENZA. Quattromila storie abruzzesi che si incontrano in piazza a Roma per sfidare chi nega i diritti garantiti. Loro, i ragazzi africani, rappresentano un'emergenza fin quando sono un problema di ordine pubblico negli hot spot al collasso. Poi temono di essere parcheggiati nei centri di accoglienza e restare lì con il tempo che passa e la loro condizione che non cambia. E a differenza dei ragazzi abruzzesi sognano di riabbracciare le famiglie, i figli, le compagne rimasti nei paesi d'origine. Modi diversi di guardare al domani, ma con una paura che avvicina, più di quanto si possa immaginare, i giovani, gli studenti fuorisede, i pensionati e le pensionate, i disoccupati e gli ex percettori di reddito di cittadinanza con i migranti dell'Africa.
LA POLITICA PRESENTE. Sul treno c'è anche Luciano D'Amico, il candidato presidente, che arriva fino a Roma. E poi si notano il senatore del Pd Michele Fina, il segretario nazionale di Rifondazione, Maurizio Acerbo, il consigliere regionale Dem Pierpaolo Pietrucci, il segretario regionale del Pd, Daniele Marinelli e il giovanissimo Saverio Gileno, segretario dei Giovani democratici d'Abruzzo con il suo predecessore Claudio Mastrangelo, e chissà quanti altri politici solidali con la Cgil e le associazioni scese in piazza.
I 50 ANNI DI RANIERI «Un successo enorme, oltre ogni aspettativa. Qui c'è il popolo che manda avanti l'Italia, che non vuole essere sfruttato e chiede il rispetto della Costituzione», commenta Carmine Ranieri, segretario generale della Cgil Abruzzo Molise che ieri ha compiuto 50anni e sul treno ha trovato a sorpresa la torta di compleanno. «Voglio ringraziare tutti gli abruzzesi che sono qui a Roma», conclude, «non sarà un momento isolato ma una tappa di un percorso che andrà avanti finché non otterremo risultati».
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