ROMA La firma in calce è quella di Luigi Ferraris, amministratore delegato delle Ferrovie. A riceverla sono stati il sindaco di Chieti, Diego Ferrara, e il presidente del Consiglio comunale Luigi Febo. La sintesi del contenuto è che Ferrovie prenderà in seria considerazione le richieste che sono arrivate per una modifica del tracciato della linea ad Alta velocità Roma-Pescara nel tratto tra Brecciarola e Manoppello. Non solo. La società pubblica parteciperà al Consiglio comunale aperto che l'amministrazione di Chieti ha convocato per domani, per ascoltare tutte le richieste che arrivano dal territorio. La vicenda, come riportato dal Messaggero del 23 gennaio scorso, nasce dalla messa a disposizione dei Comuni abruzzesi interessati dal progetto, del tracciato ipotizzato da Rfi, la rete ferroviaria italiana. Un tracciato che in diversi casi, come per Manoppello, per San Giovanni Teatino, per Scafa, ma in parte anche per altri comuni come Alanno, prevede il passaggio all'interno dei centri abitati, con l'abbattimento di numerose case, compresi condomini di recente costruzione. Il rischio, paventato per primo dall'ex governatore abruzzese, attuale presidente della Commissione finanze del Senato, Luciano D'Alfonso, è che su un'opera strategica come la Roma-Pescara, già finanziata con oltre 1,5 miliardi di euro e inserita tra le opere strategiche del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, potesse nascere un movimento locale targato No-Tav contrario all'opera.
LA RISPOSTA La risposta di Ferrovie non si è fatta attendere troppo. Nella sua lettera, Ferraris spiega che la Tav Roma-Pescara realizzerà «una coesione economica e sociale, sviluppando i collegamenti lungo la trasversale appenninica tra la regione Abruzzo, la Capitale e la direttrice Adriatica, sempre però - e questo è il passaggio fondamentale - con la massima attenzione all'accettabilità da parte del territorio». Al momento, spiega sempre Ferraris, «sull'opera si è aperto il dibattito pubblico, ed i lotti dei progetti sottoposti al vaglio dei territori interessati, saranno illustrati con particolare riguardo alle caratteristiche dei tracciati, alle specifiche di progetto di fattibilità tecnica ed economica, agli impatti sull'ambiente, sul paesaggio, sull'economia dei territori interessati». La missiva si conclude con la promessa di incontro e l'impegno a seguire, tramite gli uffici, tutte le dinamiche territoriali. Le richieste sono diverse. A cominciare dallo spostamento del tracciato dal centro di Manoppello scalo verso l'Interporto d'Abruzzo poco distante. Ma c'è anche l'interramento della tratta richiesto dal Comune di San Giovanni Teatino per evitare che i binari passino all'interno del Paese. Sarà necessario un confronto tecnico per trovare dei compromessi. Che, da quanto si apprende, dovrebbero comunque rispettare alcuni requisiti. Il primo è che il tracciato sia il più rettilineo possibile. Ma più di tutto dovranno essere mantenuti invariati i tempi e i costi dell'opera. Qualsiasi modifica non dovrà intaccare questi principi. «Va trovata una soluzione che sia funzionale per Rfi, che rappresenti gli interessi dei territori e quelli dei cittadini», dice D'Alfonso. «Questo tracciato», aggiunge il presidente della Commissione finanze del Senato, «non deve essere il passaggio di Attila».
ROMA Dalle officine green alle stazioni con gli impianti fotovoltaici, dalle nuove reti ai treni completamenti riciclabili, Fs accelera la svolta green. In campo oltre 11 miliardi d'investimenti per spingere, come vuole il Pnrr, nella direzione della sostenibilità. Cifre e modalità saranno contenute nel nuovo piano strategico decennale del gruppo Fs che l'ad Luigi Ferraris sta finendo di mettere a punto. Del resto il Recovery plan del governo affida a Fs oltre 24 miliardi di euro per realizzare, entro il 2026, una nuova infrastruttura ferroviaria e per rafforzare, nel contempo, quella esistente fino a renderla tutta elettrica e digitalizzata, attenta all'ambiente e sicura.
LA RIVOLUZIONE Una rivoluzione anche e soprattutto in chiave verde, che ha visto già mettere in campo, nel 2020, quasi 10 miliardi di investimenti (il 5% in più rispetto all'anno prima), di cui l'80% destinati all'infrastruttura, in modo da renderla sostenibile per tutto l'arco della sua vita utile, e che potrà contare, da qui ai prossimi anni, su oltre 11 miliardi di investimenti - tra risorse garantite da Fs e fondi provenienti dal Pnrr - che verranno indirizzati in quattro aree di intervento: rete, treni, stazioni, impianti fissi.
Il primo obiettivo di Ferraris è cancellare per sempre le vecchie linee su cui ancora viaggiano convogli inquinanti. Come noto sono circa 10 mila chilometri di rete già elettrificati sui quasi 17mila complessivi, il 72% del totale per arrivare a toccare a fine 2026, sfruttando il supporto del Pnrr, l'83 per cento. In questo modo l'Italia diverrà il Paese in Europa con la più alta percentuale di treni che viaggeranno senza generare emissioni di CO2.
Il Recovery prevede infatti 2,4 miliardi di investimenti per consentire alla penisola di dotarsi di altri 1800 chilometri di rete elettrificata, di cui 573 nel Mezzogiorno.
CONTROLLI A questi, si aggiungono poi altri 2,9 miliardi per implementare la tecnologia Ertms (European Rail Traffic Management System), l'apparato di comando e controllo dei treni che favorisce - grazie allo standard europeo - l'interoperabilità tra operatori ferroviari migliorando prestazioni e sicurezza.
Attualmente sono 700 i chilometri attrezzati con il nuovo sistema, ma il gruppo conta di estendere la tecnologia digitale sull'intera rete per sostituire progressivamente i sistemi di segnalamento preesistenti.
L'altro obiettivo sono le stazioni che verranno completamente ridisegnate. Si tratta di 620 scali (sui 2200 complessivi) con un particolare attenzione a quelli del Mezzogiorno, ai quali sono destinati 700 milioni di euro del Recovery Plan.
Nel piano si prevede che 54 stazioni saranno trasformate in modelli di architettura sostenibile con spazi verdi, impianti per l'autoproduzione di energia rinnovabile. Dieci stazioni si rifaranno il look già entro il 2024.
Alla fine degli interventi si otterrà un risparmio sul consumo energetico globale fino al 40% annuo: impianti fotovoltaici di ultima generazione, ma anche pompe di calore e solare termico per assicurare l'autoconsumo di energia. E ancora: sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore che si affiancheranno a una profonda rivisitazione dei meccanismi di raccolta e di trattamento dei rifiuti.
RINNOVO DELLA FLOTTA Accanto al rafforzamento della rete e delle stazioni, Trenitalia investirà, da qui al 2026, ben 4 miliardi per mettere in servizio i nuovi treni regionali di ultima generazione. Si tratta di convogli green ed ecosostenibili, composti per il 97% di materiale riciclabile e in grado di assicurare un taglio dei consumi di energia del 30% rispetto ai treni che andranno a rimpiazzare.
Ferrovie punta inoltre a riconvertire i grandi impianti di manutenzione dei treni e ad abbattere i costi della bolletta energetica del 30% con un mix di soluzioni. Il piano da 60 milioni riguarda 20 delle 56 officine targate Trenitalia, oltre alle 4 già funzionanti, che, entro i prossimi 3 anni saranno sede di altrettanti impianti. Dal fotovoltaico al solare, dall'energia geotermica al mini eolico: tutte insieme assicureranno oltre 13 megawatt di picco di potenza, pari al 40% del fabbisogno totale di energia per la manutenzione di Trenitalia.
IL RUOLO DELL'ANAS Al raggiungimento degli 11 miliardi di investimenti green del gruppo Fs concorre anche un miliardo di euro che Anas destinerà al programma «Smart Road». L'obiettivo è dotare il Paese di una rete stradale efficiente: dall'alimentazione elettrica alla guida assistita e oltre, come nel caso dei veicoli a guida autonoma. Sono previste le green island Anas, aree dislocate lungo le smart road dove ci saranno spazi ad hoc per distribuire energia pulita garantendo l'ecosostenibilità.