Il difficile, adesso, è negare che si tratti di una marcia indietro. La realtà, dopo quattro giorni di polemiche roventi, con il caso Pescara amplificato da giornali e telegiornali, le proteste di Israele, il ripensamento di Salvini, il passo di lato della Meloni, lo scavalco di sei Comuni vicini (da ultimo Francavilla) e persino un supporter leghista a manifestare sulle scale di palazzo di città, è che il cerino rimasto nelle mani di Carlo Masci rischiava di ustionare tutta la maggioranza di centrodestra. E così, all'ora di pranzo di lunedì, è partito il contrordine: diamo questa benedetta cittadinanza onoraria a Liliana Segre e proviamo, per quanto possibile, a uscire dall'angolo. Con dieci firme di consiglieri sotto quella del primo cittadino e di Marcello Antonelli, la proposta del centrodestra è finita nell'ordine dei lavori del consiglio comunale fiume (Dup e altro) che riprenderà oggi, accanto al quella analoga formalizzata, senza simboli di partito, da Marinella Sclocco e dai gruppi di centrosinistra.
Proposte analoghe, ma non fotocopia, perché il centrodestra allarga il discorso a tutti i sopravvissuti dei campi di concentramento, all'Unione delle comunità ebraiche e alla Brigata ebraica protagonista della guerra di liberazione («anch'essa oggetto di denigrazione e atti di intolleranza»), per la quale parte anche l'invito alle celebrazioni del prossimo 25 aprile. Tutti, insieme alla senatrice a vita Liliana Segre, finita sotto scorta per la pesantezza delle minacce quotidianamente subite come testimone vivente dell'orrore dello sterminio ebreo, da proclamare cittadini onorari di Pescara il prossimo 27 gennaio, giornata della memoria. Scontato il voto all'unanimità, con il centrosinistra che tuttavia non rinuncerà al proprio ordine del giorno.
L'ANNUNCIO Metterci la faccia, ovviamente, è toccato a Carlo Masci e al presidente dell'assemblea Marcello Antonelli, tra gli ispiratori della mossa obbligata per chiudere la questione. Palpabile il nervosismo del sindaco che parla di «caso montato ad arte per colpirmi» dichiarandosi «risentito per le vergognose e strumentali polemiche». Affermazioni pesanti che gli fruttano la replica a stretto giro della Sclocco: «Ma tu chi sei nei confronti di una tragedia così mostruosa da poter pensare che io ho attaccato te pensando alla Segre? Chi è Marinella Sclocco? Non siamo nessuno rispetto ad una storia spaventosa che ha ferito tutto il Novecento». Il passo più ardito, però, è smentire l'iniziale no alla cittadinanza onoraria alla senatrice Segre. Fanno fede, purtroppo, i lanci di agenzia: «Manca il legame con la città di Pescara e dovremmo mettere in fila tante persone che hanno subito le stesse vicende», dichiarò Masci il 7 novembre, precisando il giorno dopo con una lunga nota «non posso non rilevare che tale concessione deve consolidare un legame preesistente e non può calare dalla rutilante iniziativa estemporanea di una consigliera comunale». In questo spalleggiato dal capogruppo leghista Vincenzo D'Incecco (che non risulta tra i firmatari della proposta di ordine del giorno), addirittura indifferente al peso storico della Shoah: «Mancano i presupposti per dare la cittadinanza onoraria perché manca un legame con il nostro territorio: a questo punto dovremmo conferirla anche ai tanti rappresentanti delle istituzioni che ricevono pubbliche offese e minacce». Nel fuoco delle polemiche successive si è gettata anche l'Università d'Annunzio, ricordando il ruolo della Segre come docente onoraria. E al centrodestra non è restato che ammettere l'errore, storico e politico.