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Data: 17/09/2019
Testata Giornalistica: MAPERO'
    MAPERO'

Renzi balla da solo, ecco gli abruzzesi che vanno con lui

ll nome tanto atteso non c’è. E d’altronde Luciano D’Alfonso ieri pomeriggio non si è fatto vedere neppure alla Sala dei Marmi della Provincia di Pescara per la conferenza di Ettore Rosato, vice presidente della Camera dei Deputati. Quindi Matteo Renzi, per il momento, il suo nuovo gruppo se lo farà senza Dalfy. E’ ufficiale: l’ex premier ha telefonato ieri sera a Giuseppe Conte per annunciare che lascerà il Partito democratico. Ha chiamato anche i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati. Contestualmente, Renzi ha assicurato il “sostegno convinto” all’esecutivo. Poco prima a Pescara il suo fedelissimo Ettore Rosato parlava ai riformisti abruzzesi: in platea alcuni democrat molto vicini a Renzi, e altri in fase di avvicinamento. Il primo degli abruzzesi a passare armi e bagagli con l’ex premier è sicuramente il pupillo di Dalfy Camillo D’Alessandro, e questo è il primo passo che muove da solo, in apparente divaricazione col suo mentore. Ieri il parlamentare Pd era in prima fila ad ascoltare Rosato, insieme a Vittoria D’Incecco, Francesco Pagnanelli, Giacomo Cuzzi, che evidentemente aspettano di vedere cosa accadrà. Un altro nome certo, pronto a passare con Renzi, dovrebbe essere quello dell’ex parlamentare teramano Tommaso Ginoble, e molto tentato è anche l’ex presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio. Ma la vera sorpresa potrebbe essere quella di Antonio Martino, il parlamentare di Forza Italia che tempo fa era stato molto vicino a Renzi (tanto da intervenire alla Leopolda) e che recentemente si è dimesso dagli incarichi di partito accusando Pagano di gestire Forza Italia come fosse casa sua. In tanti, in Abruzzo, aspettano di vedere cosa farà Dalfy per decidere. Ma non si sa se per restare nel Pd o per andarsene, come ironizza un autorevole esponente del partito. Un fatto è certo: Luciano D’Alfonso è (stato) un renziano convinto, e quando Renzi era premier si è fatto in quattro per accoglierlo con tutti gli onori e per portarlo da tutti gli imprenditori più forti. Adesso però potrebbe essersi determinato un forte raffreddamento: è chiaro che Dalfy rimprovera a Renzi di non averlo difeso adeguatamente al tavolo delle nomine, e che attribuisce a lui la perdita del sottosegretariato. Sicuramente se Renzi avesse imposto il suo nome, Zingaretti (e Legnini, così come sostiene lo stesso D’Alfonso) non avrebbero potuto fare barricate. Camillo D’Alessandro E c’è un altro motivo, più sottile ma degno di nota: proprio ieri il Fatto quotidiano ha pubblicato l’elenco delle donazioni ai comitati di Matteo Renzi, che in due mesi hanno raccolto più di 470 mila euro. Dall’Abruzzo sono arrivati soltanto 3 mila euro da Angelo De Cesaris srl, azienda che si occupa di costruzioni e ambiente molto vicina a Dalfy. Poca roba, rispetto alle donazioni delle altre aziende, pochissima roba rispetto alle esibite amicizie imprenditoriali di D’Alfonso. Insomma, anche questo potrebbe essere un segnale di un forte raffreddamento tra i due, e non si capisce se si è raffreddato prima l’uno o l’altro. Di fatto, adesso l’ex governatore non ci pensa per niente ad abbandonare la baracca: in questo momento tra Renzi e Zingaretti, preferisce Zingaretti. ps: Almeno si sapeva che da Zinga non avrebbe potuto aspettarsi niente.


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