Ministra Paola De Micheli, le aziende di trasporto pubblico si stanno organizzando ciascuna a modo proprio per la ripartenza. Morale: una gran confusione di progetti diversi tra regione e regione, comune e comune. Ma il ministero non ha dato una direttiva valida per tutti e che entra nel merito delle singole necessità?
«Nel Dpcm e nelle linee guida del piano trasporti ci sono indicazioni chiare. Primo, le aziende alla riapertura del 4 maggio possono, come da protocollo, scaglionare gli orari di arrivo e uscita dagli uffici e, contestualmente, favorire lo smart working. Oltre che naturalmente adottare tutti i protocolli di sicurezza concordati con i sindacati. Secondo, abbiamo stabilito un quadro di regole comuni, una cornice all'interno della quale si possono muovere le varie aziende del trasporto pubblico».
Tutte le aziende del Trasporto pubblico locale in maniera autonoma?
«Sì. Ognuna può organizzarsi a seconda delle proprie risorse, dei flussi che deve gestire, del traffico, delle capacità, del fabbisogno. Chi potrà trasportare il 50% dei passeggeri, chi il 30%. Tutte le aziende sanno che devono far rispettare il distanziamento sociale di un metro, l'uso delle mascherine, evitando la ressa nelle ore di punta, eliminando un certo numero di posti a sedere».
Ma le sembra possibile che ciò possa accadere sugli autobus a Roma o sulle metro a Milano?
«Conosco in prima persona le difficoltà del trasporto pubblico. Ma questo del covid è un Everest da scalare e nessuno lo ha mai fatto prima. L'emergenza ci impone di cambiare e di farlo subito. Poi quando le cose miglioreranno, alcune regole potranno essere riviste, anche da Regione a Regione».
Questo ovviamente dipenderà dal livello del contagio, dai risultati che avrete sotto mano dopo la riapertura?
«Se tutti andranno al lavoro tra le 7 e 10 e le 7 e 40, come accadeva prima, è evidente che il rischio contagio legato alla ressa sarà elevato. Se si rispetteranno le linee guida stabilite su metro, bus e treni, questa eventualità sarà ridotta di molto».
Ma chi controllerà e ci saranno sanzioni per chi non rispetterà le regole?
«Controlleranno le aziende del trasporto. E guardi che poi mi aspetto che come avviene già per la frequentazione dei supermercati o dei luoghi di lavoro come gli uffici pubblici che non hanno mai chiuso, siano le persone ad autodisciplinarsi. Vedo molta educazione e rispetto delle regole in giro e questo è fondamentale».
E le aziende come faranno praticamente a far rispettare le linee guida, non sarà affatto facile.
«Ogni azienda si muoverà autonomamente. Perché le esigenze sono diverse. Noi abbiamo indicato una cornice regolatoria che prevede che anche l'autista del bus controlli l'affollamento, che ci sia del personale che agevoli lo scorrimento delle file alle stazioni per evitare gli assembramenti e faccia rispettare il distanziamento dei posti. E, infine, stiamo studiando una app taglia-code, che informa se su quel bus o treno c'è posto oppure no».
Sia sincera ministra, crede davvero che l'Atac o l'Atm riescano nell'intento? Per far fronte alla domanda i mezzi dovrebbero raddoppiare, le corse pure, tutto dovrà essere ordinato e fluido...
«So che è difficile. Domani, sabato, ci sarà un'altra riunione con le associazioni delle aziende del Tpl, per fare il punto. So però che alla stazione Termini hanno già installato la segnaletica a terra, organizzato flussi in entrata e uscita diversi, applicato alla lettera le linee guida. Stessa cosa a Milano».
Pensa che gli italiani si comporteranno come dei giapponesi? In fila e ordinati?
«Penso di sì. Lo hanno già dimostrato in altre sedi, come ad esempio nei supermercati. Nessuno, credo, vuole far ripartire il contagio. E gli italiani stanno dimostrando un grande senso di responsabilità. Comunque studieremo come andrà questa fase dal 4 al 18 maggio e con i risultati rimoduleremo alcuni interventi».
Nuova stretta se le cose dovessero andare male?
«Se le notizie non saranno positive, se i contagi ripartiranno, il Tpl, come tutti gli altri settori, si adeguerà di conseguenza. La risposta potrà essere flessibile, diversa da Regione a Regione, ma le regole generali sono uguali per tutti».
Non ha paura di questa ripartenza con milioni di persone che prenderanno i mezzi pubblici?
«Dobbiamo ripartire. Rispettando da un lato i protocolli di sicurezza e dall'altra l'esigenza di rimettere in moto il Paese. So bene che ci saranno delle difficoltà, dei problemi, soprattutto nelle grandi città, ma sono anche convinta che ci sarà uno sforzo per superarli. Anche dopo l'11 settembre le cose cambiarono fortemente in termini di controlli, siamo arrivati a raddoppiare il tempo necessario a prendere un aereo, però alla fine tutti abbiamo capito e ci siamo adeguati».
Non crede che mettere insieme smart working, orari differenziati per andare in ufficio, distanze sui mezzi di trasporto, mascherine... sia un esercizio quasi impossibile?
«Le cose possono iniziare a ripartire soltanto se questo meccanismo tiene insieme queste variabili, se stanno tutte insieme. E noi dobbiamo lavorare per farlo funzionare bene. E' una partita che ci dobbiamo giocare, è molto difficile, ma questo è il perimetro del campo: lavoro e salute, e poi ancora salute e lavoro».
Arriveranno anche fondi compensativi per le aziende che devono tagliare i posti e aumentare l'offerta?
«Abbiamo proposto un fondo che sarà discusso tra Regioni e Mef oltre che soluzioni per trasporto aereo, marittimo e ferroviario».
Ci vorrà molta pazienza da parte dei cittadini. Siete aperti al dialogo, a cambiare?
«Ho l'umiltà di essere aperta a nuove proposte. Chi mi conosce sa che ascolto tutti. E tutti devono fare la propria parte. Con senso di responsabilità, per far ripartire il sistema».