Data: 26/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Referendum, i carabinieri in Regione. Chiamati dall'opposizione Pd-M5S per bloccare la legge della Lega. Spunta un filmato, ma la maggioranza va avanti
L'AQUILA «Non c'è il numero legale, per cui io rinvio la commissione al primo ottobre». Sono le 15,35 di ieri quando Sara Marcozzi, capogruppo M5S, pronuncia questa frase. Ma in quel preciso istante Vincenzo D'Incecco, il consigliere leghista presidente di commissione, è già entrato nella stanza, e sta dando uno sguardo al suo orologio da polso. E su questo passaggio, ripreso in un filmato corsaro, che si svilupperanno le indagini dei carabinieri. Il filmato è stato girato durante il blitz del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle in commissione bilancio per bloccare la proposta di legge referendaria voluta da Salvini.È stata l'opposizione a chiamare le forze dell'ordine per verbalizzare quanto era appena accaduto. E i carabinieri sono entrati nel palazzo del Consiglio regionale per ascoltare Marcozzi, il capogruppo del Pd, Silvio Paolucci, la consigliera dell'Udc, Marianna Scoccia, uscita dalla maggioranza, e Sandro Mariani, sempre del centrosinistra.Ma come sono andati i fatti ripresi anche col telefonino (il filmato è pubblicato da ieri sul sito on line del Centro)? L'orario fissato per la commissione era 15.30. I quattro consiglieri, arrivati con una puntualità svizzera, hanno atteso per 4 minuti l'ingresso della maggioranza di Lega e Forza Italia. Ma alle 15,34, appellandosi al regolamento, la Marcozzi, in qualità di vicepresidente, ha aperto la commissione e, dopo aver verificato l'assenza del numero legale, ne ha dichiarato in tempo record il rinvio al primo ottobre. Una data che, di fatto, avrebbe compromesso l'iter della proposta referendaria per annullare la quota proporzionale alle elezioni, su cui puntano i leghisti che, a loro volta, ieri hanno ottenuto l'ok da Silvio Berlusconi che ha lasciato ai suoi libertà di scelta. La proposta di legge, una volta approvata in almeno cinque Regioni, dev'essere depositata in Cassazione entro il 30 settembre e non oltre. Diventa chiaro quindi l'obiettivo del blitz dell'opposizione, quello di avere un effetto devastante sui progetti della Lega soprattutto perché la nostra regione, secondo i leghisti, ha assunto a livello nazionale un peso determinante, dopo che in altre tre la legge è passata. Anche Mentana, ieri su La 7, ha infatti citato il caso Abruzzo e la tenacia delle minoranze. Ma il centrodestra dice che il rinvio della commissione, deciso dall'opposizione, è illegittimo per una manciata di secondi. Così il fotogramma contrassegnato dal numero 2 che pubblichiamo in alto, in cui compaiono sia il presidente D'Incecco mentre guarda l'orologio e la Marcozzi mentre pronuncia la frase fatidica del rinvio, è finito al centro della disputa. Secondo Lega e Fi, quel frammento di filmato gioca a favore della maggioranza. Per il centrosinistra e il M5S, invece, dà la stura a un ricorso contro la decisione, presa poi da D'Incecco, di riaprire la commissione già rinviata.Il braccio di ferro è andato avanti fino a notte fonda con un susseguirsi record di 14 pause, con cui la maggioranza ha preso tempo. Uno stillicidio di riunioni e consultazioni frenetiche, culminate con una lettera di Lorenzo Sospiri, presidente del Consiglio, che, interpellato da D'Incecco, ha dichiarato illegittima la decisione della Marcozzi. Mentre centrosinistra e M5S sostenevano il contrario, e la Scoccia abbandonava la commissione non ritenendola valida. Per le opposizioni ci sarebbero gli estremi per un ricorso al Presidente della Repubblica trattandosi di un referendum costituzionale. E per questo hanno chiesto l'accesso agli atti. Il tira e molla è andato avanti per ore fino a che Lega e FI hanno creduto di aver sbloccato la situazione dando il via alla discussione. Ma le minoranze hanno risposto con mille emendamenti: una linea Maginot per evitare che la proposta di legge finisca oggi, alle 16, in consiglio regionale. E per rovinare in Abruzzo la festa a Salvini e al fedelissimo Bellachioma. |
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