L'AQUILA Può un tema di carattere nazionale, di stretta competenza parlamentare, che peraltro rischia la mannaia della Consulta, mettere a repentaglio un'alleanza di governo regionale? A quanto pare sì, a giudicare dall'incredibile psicodramma del centrodestra abruzzese andato in scena ieri a palazzo dell'Emiciclo. Come sta accadendo anche in altre regioni (in Liguria Toti è andato sotto, in Sardegna c'è stato uno slittamento), la richiesta di referendum abrogativo della legge elettorale nazionale sta spaccando i consigli regionali. In Abruzzo ancora di più visto che la Lega punta dritto ad appuntarsi sul petto la medaglia del primo partito italiano a centrare l'obiettivo. Costi quel che costi. In mezzo c'è Forza Italia, che detiene tre voti decisivi e che contesta apertamente, nel merito e sul piano politico, la proposta. La norma, la legge 352 del 1970, è chiara: «La deliberazione di richiedere referendum deve essere approvata dal Consiglio regionale con il voto della maggioranza dei consiglieri assegnati alla Regione». Servono, dunque, 16 voti. La partita comincia da 17-14, visto che Marianna Scoccia (Udc), è ormai fuori dalla maggioranza. Senza i tre di Forza Italia, dunque, il provvedimento non passerebbe. Il problema è che da Roma gli azzurri hanno una consegna precisa, direttamente da Berlusconi: l'astensione. Se rispettata, equivarrebbe a far naufragare le velleità leghiste, con pesanti ripercussioni sulla tenuta di governo. Si è arrivati a ventilare mozioni di sfiducia (destinatario Mauro Febbo, unico esponente forzista in giunta), rimpasti dell'Esecutivo e via discorrendo. Cosa farà, dunque, Forza Italia? Ieri il coordinatore regionale Nazario Pagano, dal Senato, è stato chiaro: «Scorrettamente e ingiustamente è stata scaricata sui consigli regionali una responsabilità che non hanno. Una brutta pagina per la politica. L'accordo di maggioranza sottoscritto non comprendeva nulla di questa roba qui. Tra l'altro Forza Italia non è assolutamente d'accordo sul merito».
In questo caos si è insinuata l'opposizione, che ieri ha tenuto paralizzate le commissioni fino a tarda sera, provocando lo slittamento del consiglio a domani alle 16. Rinvio inevitabile, ma anche tattico. Il Movimento Cinque stelle, con Sara Marcozzi, ha parlato non di ostruzionismo, ma di «costruzionismo» per «bloccare provvedimenti inutili e migliorarli». Giovanni Legnini ha detto che «mentre i problemi dell'Abruzzo attendono soluzione, la maggioranza di centrodestra blocca i lavori del Consiglio per il referendum elettorale imposto dalla Lega. Una maggioranza sempre più confusa e divisa forza in tutti i modi possibili le disposizioni statutarie e regolamentari al solo scopo di piegarli al raggiungimento di obiettivi molto lontani dagli interessi degli abruzzesi».
Forza Italia, dunque, avrà un giorno e mezzo per riflettere. C'è chi si è spinto a ipotizzare, in caso di voto favorevole al referendum, persino una uscita dal partito. Scenario prematuro, ma indicativo della tensione di queste ore. I lavori di commissione sono rimasti a lungo bloccati sul milione da concedere a Saga, la società che gestisce l'aeroporto pescarese. La giunta, che si è riunita alle 14, su proposta dell'assessore Liris, ha nominato direttore del Dipartimento Territorio e Ambiente l'architetto Pierpaolo Pescara.