PESCARA I mezzi pubblici protagonisti della ripartenza, con oltre 300mila lavoratori (circa il 60% del totale) che anche in Abruzzo si sono mossi ieri per raggiungere il loro posti in azienda, in ufficio, nelle attività commerciali e dei servizi autorizzate alla riapertura. Su bus e treni regionali si è viaggiato con l'obbligo di indossare le mascherine e di rispettare il distanziamento previsto dagli ultimi protocolli.
Un battesimo del fuoco tutto sommato senza grandi incidenti per il Trasporto pubblico locale, ma caratterizzato da qualche disagio segnalato dall'utenza: alcune corse alle fermate di bus e treni sono saltate, costringendo ad attese piuttosto lunghe prima di poter salire sul mezzo successivo. Per l'area metropolitana Chieti-Pescara, Tua segnala il potenziamento delle linee 21 e 38, supportate dalle cosiddette corse sussidiarie e i tempi di attesa ridotti da 30 a 15 minuti. Questo avrebbe tra l'altro consentito di rispettare le norme sul distanziamento sociale, visto che le corse sussidiarie sono attivate una volta raggiunto il limite massimo di passeggeri. I bus sono stati allestiti con i pittogrammi che forniscono indicazioni all'utenza delimitando le sedute. E' stata anche prevista l'inibizione dell'accesso anteriore su ogni mezzo, mentre la salita è consentita soltanto dalla porta posteriore e la discesa da quella centrale. La corsa per l'ospedale di Pescara è stata potenziata con frequenze di 15 minuti.
I sindacati di categoria: Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Faisa Cisal, segnalano tuttavia troppe falle in un sistema che nel mese di aprile, a causa dell'emergenza sanitaria, aveva portato alla cancellazione dell'80% dei servizi del Tpl sull'intera regione. Si parte dal caso Sevel, con l'operaio febbricitante che aveva raggiunto il posto di lavoro utilizzando il bus. Per i sindacati, il fatto che l'operaio sia stato fermato all'ingresso dello stabilimento «è la dimostrazione di quanto siano efficaci i protocolli firmati con l'azienda e, viceversa, quanto siano evidenti le falle presenti nel settore trasporti». Anche su molti altri aspetti, le organizzazioni sindacali di categoria invitano la Regione a fare chiarezza. Soprattutto alla controllata Tua si chiede di restituire ai cittadini servizi di qualità adeguati alle esigenze del territorio, alla luce degli 82milioni di euro che ogni anno vanno a sostenere il Tpl. Si ricorda che, proprio a causa dell'emergenza, le imprese riceveranno dal governo «ingenti risorse che è impensabile utilizzare per fare cassa e sanare i propri bilanci». Da qui la necessità, sempre a detta dei sindacati, che la programmazione e l'organizzazione del Trasporto pubblico locale tornino in capo alla Regione. Una preoccupazione di cui si fa carico anche il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Silvio Paolucci: «Ci saremmo aspettati un piano della Regione per la ripresa dei trasporti, come è accaduto ad esempio per le ferrovie, nonché la sperimentazione di un modello per il futuro, considerato che in questi mesi ci sarebbe stato il tempo per rodarlo». Anche Paolucci segnala la mancanza di ascolto tra la Regione e le parti sociali: «Invece - incalza l'esponente dem - Tua va per conto proprio, senza nessun controllo dall'esterno, anche in ordine al corretto recepimento delle misure per il contenimento della diffusione del contagio da Covid-19».