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Data: 23/11/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO

Provenzano: l’Abruzzo ha potenzialità per crescere. Il ministro del Sud: «Siamo interessati a rafforzare le reti infrastrutturali tra Ancona e Bari»

Il futuro dell’Abruzzo, il ruolo dei giovani e le prospettive di sviluppo di un territorio, che tenta di uscire dalle tenaglie di una crisi economica pesante. Giuseppe Provenzano (Pd), ministro per la coesione territoriale e per il Sud, attraversa oggi l’Abruzzo con tre incontri (vedi articolo in pagina). Ministro, lei arriva in Abruzzo per parlare del corridoio Tirreno- Adriatico e delle possibilità di sviluppo della regione. Per le imprese, per Confindustria, per sindacati e i sindaci delle aree interne si tratta di un progetto strategico per ridare impulso a tutta l’economia regionale. Come vede questo progetto e come potrebbe essere realizzato? «Penso che l’Abruzzo possa svolgere una funzione strategica, come regione cerniera tra le aree del Centronord e il Mezzogiorno. Siamo molto interessati a rafforzare la dorsale adriatica centromeridionale delle reti infrastrutturali transeuropee all’interno del corridoio scandinavo- mediterraneo e baltico- adriatico, da Ancona a Bari, che allo stato attuale non è sufficientemente valorizzato nel regolamento sulle reti Ten T». E sul fronte tirreno-adriatico? «Mi sembra interessante l’idea di inserire, in questo quadro, un ragionamento sulla trasversalità, tra sponda tirrenica e sponda adriatica, che prefiguri un sistema di collegamenti intermodali tra le due sponde europee del Mediterraneo, tra penisola iberica e Balcani. Non c’è dubbio che l’Abruzzo abbia un forte legame con Roma e con il Lazio e questo rappresenta un punto di forza per immaginare il suo sviluppo futuro, sotto tutti i profili, a partire dalle reti infrastrutturali. L’Abruzzo è dunque una regione crocevia tra due direttrici di sviluppo fondamentali, una che collega le economie dei distretti dell’Italia centrale al sud del Paese, e l’altra che collega la Capitale con gli enormi flussi di scambi che porta con sé al versante adriatico centromeridionale del paese. E come tale l’Abruzzo, con la sua centralità geografica e la sua radicata vocazione industriale, va valorizzato con scelte opportune. Scelte che devono essere fatte innanzi tutto dalle sue classi dirigenti e rispetto alle quali il nostro atteggiamento, come Governo, non può che essere quello di metterci al servizio». La Regione ha presentato la domanda per la realizzazione della Zes. Il suo ministero ha fatto osservazioni per completare l’istruttoria. A che punto è l’iter? «Le richieste di chiarimento sulla proposta abruzzese (ma legata all’autorità portuale di Ancona) rientrano nell’iter normale di approvazione, ne ho parlato ieri con il Presidente Marsilio. Sulle Zes nel loro insieme, al mio insediamento ho trovato forti ritardi, di cui non mi interessano le responsabilità. Il mio compito è accelerare, e le norme in Legge di bilancio sulle Zes puntano a questo: rafforzare, velocizzare, semplificare e assumere una responsabilità centrale, anche attraverso la nomina di un commissario che possa dedicarsi esclusivamente a questa missione, in modo da rendere chiaro chi fa cosa». L’Abruzzo cresce meno di altre regioni del Mezzogiorno. Quale può essere un’idea praticabile di sviluppo per il Sud e in particolare per la nostra regione in una prospettiva a medio- lungo termine? «La legge di bilancio fa una scelta chiara per il rilancio degli investimenti pubblici e privati, garantendo al Sud la clausola del 34% per tutti gli investimenti pubblici nazionali. Abbiamo introdotto meccanismi, che renderanno stringente questa norma di riequilibrio territoriale. Ma non basta assegnare risorse, bisogna essere capaci di spenderle: per questo abbiamo inserito procedure di accelerazione degli interventi nelle infrastrutture sia materiali sia immateriali, nelle infrastrutture fisiche e in quelle sociali, su cui pure facciamo una scelta chiara assegnando risorse aggiuntive nel fondo sviluppo e coesione, destinate soprattutto ai piccoli e medi centri, perché la qualità sociale e di vita di un territorio è fattore decisivo di crescita. In questo quadro, un ulteriore elemento di cui beneficerà la regione è il potenziamento della Strategia nazionale per le aree interne per cui in finanziaria ho recuperato ulteriori 200 milioni». E per l’Abruzzo in particolare? «Ma l’Abruzzo ha soprattutto un grado di industrializzazione ancora elevato, sia in termini di grandi insediamenti industriali, sia in termini di distretti di piccole e medie imprese. Occorre preservare questa vocazione, difendendo i grandi insediamenti, e allo stesso tempo aiutare le piccole e medie imprese a crescere, accompagnando l’internazionalizzazione e la transizione tecnologica. Insomma, è una regione con potenzialità, dove si può realizzare un felice connubio tra sviluppo, ambiente e coesione sociale; su queste risorse la classe dirigente abruzzese ha il dovere di investire con il sostegno del governo». Sul tema delle autonomie regionali come si può evitare che in Italia si crei differenza tra regioni di serie A e di serie B? «Io chiedo un’autonomia giusta, nel rispetto dei principi costituzionali, che abbia al centro l’uguaglianza tra cittadini nei diritti fondamentali di cittadinanza, sanità, istruzione, formazione, lavoro, mobilità. Il Ministro Boccia è al lavoro, in raccordo con le Regioni. Ho piena fiducia in lui e sarà necessario approfondire alcuni aspetti. Dico solo che esistono purtroppo già oggi cittadini di serie A e di serie B, perché in molte aree del Sud registriamo un inaccettabile divario nei servizi essenziali. Il mio compito è colmarlo. L’autonomia funzionerà solo se sarà in grado di riscrivere un nuovo patto che unisca il nostro Paese». Una delle occasioni di incontro in Abruzzo riguarda i Giovani e i talenti del Mezzogiorno. Come si muove il governo nell’ottica dell’innovazione e dell’aiuto alle nuove imprese? «È decisivo fermare il declino demografico e la fuga dei giovani meridionali, facendo in modo che possano restare o, una volta terminato il percorso di studi o un’esperienza di lavoro in altre realtà, possano tornare. Abbiamo reso operativo il programma “Resto al sud”, estendendolo ai servizi. In questi giorni sarà pubblicato il decreto in Gazzetta. Ma non c’è una singola azione che possa invertire la rotta, l’emigrazione non si ferma per decreto. Serve una strategia complessiva, che metta insieme investimenti, politiche industriali, formazione, ricerca, qualità ambientale, per affermare libertà di andare, opportunità di tornare, e garantire un “diritto a restare” ». Lei incontrerà le associazioni di categoria e avrà modo di constatare le difficoltà di accesso al credito da parte delle aziende, della tassazione insostenibile per le partite Iva e della necessità di uno sviluppo infrastrutturale soprattutto delle aree interne. Come risponde il governo a queste richieste? «Rispondo che abbiamo fatto un primo passo, su una strada molto stretta ed evitato il baratro. Ma dico anche che c’è tanto Sud in questa manovra: abbiamo affidato 250 milioni alla Banca per il Mezzogiorno, con il nuovo Fondo “Cresci al Sud”, destinato alla crescita dimensionale delle piccole e medie imprese; abbiamo rifinanziato con 675 milioni il credito di imposta per investimenti in beni strumentali per attivare 2 miliardi di investimenti; abbiamo ampliato il credito di imposta per ricerca e sviluppo, che solo nelle regioni del sud verrà ampliato dal 25 al 50%. E poi la strategia per le aree interne, 300 milioni per infrastrutture sociali nei piccoli comuni. Ma anche gli interventi generali hanno una ricaduta “meridionalista”». Sul cuneo fiscale come intendete muovervi? «Evitare la Salvini Tax sterilizzando 23 miliardi di aumento dell’Iva e avviare un primo significativo intervento a favore dei redditi da lavoro medio-bassi, riducendo il cosiddetto cuneo fiscale, hanno un impatto maggiore sul Sud. La prospettiva è ridurre le disuguaglianze, cambiare l’Italia nel segno della giustizia sociale, nel cui quadro si colloca anche la giustizia ambientale. Tutti cercano l’anima del governo. Quello che dobbiamo riscoprire, e per cui dobbiamo batterci, è un’anima sociale».


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