ROMA «In un istituto superiore il 51% degli studenti sono maschi e il 49% sono femmine. I maschi sono 16 in più delle femmine. Quanti sono gli studenti dell'istituto?». Questa è una tipica, e una delle più facili, domande del test Invalsi, a cui non sono stati in grado di rispondere giovani di 19 anni appena diplomati. Per la prima volta l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo attraverso la somministrazione di prove standardizzate di italiano, matematica e inglese ha misurato la dispersione scolastica implicita, ovvero quanti studenti escono dalle scuole superiori non raggiungono, nemmeno lontanamente, i traguardi minimi previsti dopo 13 anni di scuola.
INVISIBILI La chiamano dispersione implicita, oppure si parla di diplomati analfabeti. Un ossimoro? No. Sono in tutto il 7,1% ed è un fenomeno che resta invisibile alle statistiche e distribuito in modo molto diverso sul territorio nazionale. L'Italia appare infatti spaccata se giudicata dai livelli di competenze (lettura e comprensione del testo o capacità di calcolo) di chi si immette sul mercato del lavoro una volta uscito dalla scuola superiore.
Se si sommano questi dispersi impliciti ai ragazzi che abbandonano la scuola (dispersi esplicita) si ha un 20% di persone, maggiorenni e non, che non riescono a elaborare informazioni a loro disposizione per assumere decisioni basate su dati evidenti. Un dato allarmante che irrompe anche nel dibattito sul voto ai sedicenni. A Roma sono quasi sette ragazzi su cento, poco sotto la media regionale. Le percentuali più alte sono in tutto il sud Italia ad eccezione della Puglia che però ne conta dieci su cento. Al nord sono sotto il 5% Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli, Veneto e Valle d'Aosta.
Ma il punto è anche un altro: già al termine delle scuole medie la quota di allievi in grossa difficoltà è tutt'altro che trascurabile. Se infatti nella provincia autonoma di Trento la percentuale di studenti in difficoltà alla fine della terza media è del 6,3%, del 6,6% in Friuli Venezia Giulia, del 7,2% in Valle d'Aosta e dell'8,1% in Veneto, a Bolzano, nelle Marche e in Lombardia la percentuale sale all'8,3% ma balza al 10,2% in Emilia Romagna, al 10,8% in Umbria, all'11,6% in Toscana, al 12,1% in Liguria. Sale al 13% nel Lazio, al 13,8% in Abruzzo e arriva al 16,5% in Molise, al 18,9% in Puglia, al 19,9% in Basilicata, fino ad arrivare al 25% in Campania, al 27,9% in Sicilia e addirittura al 29,6% in Calabria. Per allievi in difficoltà si intendono coloro che hanno raggiunto al massimo il livello 2 (su un massimo di 5) in italiano e matematica e che non hanno raggiunto il livello A2 in Inglese (Lettura e ascolto). Questi sono gli stessi parametri usati nei test per misurare la dispersione implicita. «In alcune regioni del Paese oltre un allievo su quattro termina la scuola media con livelli di competenza di base del tutto inadeguati, creando così le premesse del fenomeno della dispersione scolastica», fa notare Roberto Ricci, responsabile nazionale prove Invalsi.
COMPETENZE E se si sommano i ragazzi che abbandonano la scuola a quelli che pur conseguendo un titolo di studio non acquisiscono le competenze fondamentali che quel titolo prevedrebbe compaiono dati allarmanti che rappresentano un esercito di dispersi totali. In tutto il Centro-nord, tranne Veneto e provincia di Trento, i dispersi totali oscillano tra il 15 e il 20%, mentre in molte regioni del Mezzogiorno si va sopra il 25% fino a raggiungere il 31,9% in Campania, il 33, 1 in Calabria, il 37% in Sicilia e il 37,4% in Sardegna. In sintesi, qui un giovane su tre in età compresa tra i 18 e i 24 anni non possiede le competenze di base nella capacità di lettura, nell'effettuare semplici calcoli e nella comprensione della lingua inglese. La risposta corretta al problema presentato a inizio articolo è 800.