ROMA «La cosa che mi preoccupa di più è l'impasse e l'incapacità di risolvere crisi industriali come quelle dell'ex Ilva, Autostrade e Alitalia. Sembrano finite in una palude e non se ne vede la via di uscita». A scattare questa fotografia impietosa non è un nemico del governo, ma uno dei suoi principali azionisti, il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Sono mesi e mesi, infatti, che l'esecutivo a trazione 5Stelle guidato da Giuseppe Conte (prima con la Lega, adesso con il Pd, Leu e Italia Viva) non riesce a strappare le tre grandi aziende, per un totale di circa 40mila dipendenti, alle crisi che le stringe alla gola. Con danni ingenti sia economici che sociali.
Per Autostrade la paralisi è tutta politica e, come per le altre crisi, è innescata da quello che i dem chiamano «approccio ideologico» dei grillini. Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, Conte e i 5Stelle hanno deciso, al grido «i colpevoli devono pagare», di procedere alla revoca della concessione in mano ad Autostrade per l'Italia (Aspi), società controllata da Atlantia della famiglia Benetton. Salvo poi scoprire, prima con Matteo Salvini e ora con Zingaretti, Matteo Renzi e Roberto Speranza, che i loro alleati non coltivano lo stesso istinto giustizialista. E che revocare la concessione condannerebbe lo Stato a un lungo contenzioso legale, dagli esiti incerti e costosissimi in caso di sconfitta. Da qui lo stallo. Con Conte che non decide e rinvia per non scontentare i grillini. E con Zingaretti e Renzi che chiedono (invano) «subito una decisione».
Ora il nodo è politico e anche economico. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, la settimana scorsa ha brandito la minaccia della revoca, ma anche detto che si lavora a «una soluzione transattiva». Insomma, si tratta. I nodi da sciogliere sono due: Atlantia deve abbassare le pretese e accettare la riduzione dei pedaggi tra il 5 e il 10%. E, soprattutto, deve cedere il controllo di Aspi a una cordata guidata da Cassa depositi e prestiti (Cdp) e dal fondo F2i. Se andrà in porto il cambio di governance, ogni tassello del puzzle andrebbe a posto: il Pd e Italia Viva avrebbero ottenuto la revisione della concessione, i 5Stelle potrebbero ingoiare la mancata revoca brandendo lo scalpo dei Benetton. E Conte eviterebbe l'ennesima zuffa.
Su l'ex Ilva, archiviato lo scontro politico - con i grillini che si battevano per la chiusura dello stabilimento di Taranto, salvo poi rassegnarsi all'evidenza che l'Italia non può restare senza acciaio - la partita è tra ArcelorMittal e il governo che da ottobre si fa letteralmente prendere per il naso dalla società franco-indiana.
LA BRUTTA TELENOVELA Prima ArcelorMittal ha minacciato di lasciare Taranto a causa della crisi dell'acciaio e della mancanza dello scudo penale (cancellato per volere dei 5Stelle), oppure in alternativa chiedeva di tagliare 5mila dipendenti e un terzo della produzione. Ne è seguito un contenzioso legale che sembrava risolto con l'accordo di marzo. Ma adesso i franco-indiani, con la scusa del Covid-19, sono tornati alla carica proponendo gli stessi esuberi e gli stessi tagli di produzione. «Un piano irricevibile» per i ministri Stefano Patuanelli (Sviluppo), Gualtieri e Nunzia Catalfo (Lavoro).
La settimana prossima è previsto un incontro con l'azienda, ma già si studia la subordinata. Tant'è che sia Patuanelli che Gualtieri parlano di intervento pubblico: ingresso di Cdp e di un nuovo partner industriale. A facilitare la cose c'è il piano del Green Deal europeo che, come ha detto il vicepresidente della Commissione Franz Timmermars, potrà permettere all'ex Ilva di produrre «acciaio pulito con impianti a idrogeno». Il Just Transition Fund che accompagna il piano verde è infatti lievitato fino a 40 miliardi. E una fetta consistente potrebbe andare alla «riconversione ecologica» degli impianti di Taranto, cara a Conte, ai 5Stelle e anche al resto della maggioranza.
Nella palude dell'indecisione no-limit è finita anche Alitalia. La compagnia area, dopo che stava a un passo dal finire in mano all'americana Delta o alla tedesca Lufthansa con la presenza nell'azionariato di Ferrovie e Atlantia, a causa della crisi innescata dall'epidemia sta per tornare al 100% dello Stato. Il governo ha stanziato 3 miliardi (che vanno ad aggiungersi ai 12 già sprecati). Ma per la resurrezione, mentre le altre compagnie aeree già scaldano i motori, serve un decreto del ministero dell'Economia che disegni la newco. E questo ritarda: serve il concerto di vari dicasteri.
Autostrade: Può restituire la concessione e poi chiedere l'indennizzo
ROMA La scadenza è quella di fine mese. Dal primo luglio, in assenza di novità, Autostrade per l'Italia può restituire la concessione allo Stato e, ovviamente, richiedere un indennizzo miliardario. La Convenzione siglata a suo tempo tra Aspi e Mit prevede infatti che in caso di cambiamento delle regole in corsa, come avvenuto con l'arrivo del Milleproroghe, il concessionario possa riconsegnare quanto ricevuto, ovvero la rete autostradale.
I vertici di Atlantia, controllata al 30% dalla famiglia Benetton, ritengono infatti che per la controllata Aspi a questo punto, senza la sterilizzazione dell'articolo 35 del Milleproroghe che, di fatto, impedisce alla società di finanziarsi e disciplina la revoca della concessione, la strada sia solo quella della risoluzione contrattuale della Convenzione del 2007. Se non lo facessero, è il paradosso, rischierebbero anche delle cause legali dagli investitori esteri azionisti di Autostrade, il fondo cinese Silk Road e i tedeschi di Allianz, visto che il valore dell'azienda, tra taglio del rating e incertezze sul futuro, si depaupera ogni giorno di più.
Difficile immaginare se il percorso negoziale, tutt'ora in corso, riuscirà a scongiurare lo scontro con il governo. Di certo è evidente che la soluzione è ancora lontana. Il premier Giuseppe Conte si è limitato a dire che «le proposte transattive non sono compatibili con l'interesse della collettività». Un modo per tenere aperta la trattativa. Sul tavolo il presidente del Consiglio non ha solo il piano aggiuntivo di investimenti previsto dall'azienda, ma anche il dossier dell'Avvocatura dello Stato che mette in guardia, come noto, dai rischi di un contenzioso legale infinito.
In molti, confortati da autorevoli pareri legali e di costituzionalisti, sostengono che l'indennizzo ammonti a oltre 20 miliardi, altri sostengono invece che non sia più di 7 miliardi come previsto dal Milleproroghe che, essendo una legge di primo livello, avrebbe cambiato anche la Convenzione firmata 13 anni fa e poi integrata da un atto aggiuntivo del 2013. Altri ancora ritengono che in attesa della sentenza sulle responsabilità del crollo del ponte Morandi a Genova che per essere completato nei suoi tre gradi di giudizio probabilmente avrà bisogno di anni agli azionisti di Autostrade non toccherebbe praticamente nulla. Al contenzioso amministrativo si potrebbe aggiungere, tanto per complicare il quadro, anche il giudizio della Consulta. Perché i legali di Autostrade hanno già eccepito la questione di costituzionalità dell'articolo 35 del Milleproroghe, che ha cambiato ex post un accordo firmato anni prima.
GLI SCENARISe l'articolo 35 dovesse essere in conflitto con la Carta costituzionale, a quel punto la rete potrebbe tornare immediatamente nelle disponibilità della concessionaria e dei suoi soci con il rischio che possa essere addebitato allo Stato anche il lucro cessante dal primo luglio in poi oltre all'indennizzo. Insomma, un labirinto da cui risulterebbe molto difficile uscire. E che mal si concilia con la volontà del governo di far ripartire le infrastrutture. Atlantia, come noto, ha messo sul piatto oltre 14 miliardi di investimenti da qui ai prossimi anni, ed è disposta anche a tagliare le tariffe e a modificare l'assetto azionario, cedendo quote azionarie. Ma prima di farlo chiede certezze sul fronte normativo, sulla sterilizzazione dell'articolo 35, sulla revoca e sopratutto sulle condizioni di mercato. A Palazzo Chigi cresce invece il timore che la corda stia per spezzarsi e che l'impasse si tramuti in rottura. Il Pd sollecita una decisione rapida per chiudere in fretta il dossier ed evitare traumi, superando il massimalismo dei 5Stelle.