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Data: 14/11/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Pensione, le novità 2020: vecchiaia, anticipi e altro. L’uscita a 67 anni resta ferma fino al 2022 per adeguarsi alla speranza di vita. Per lasciare prima: le cose da sapere su Quota 100, Ape social, Opzione donna

Pensioni di vecchiaia, opzione donna, quota 100. Il 2020 sarà un anno di passaggio (e di lavoro non facile) per il cantiere previdenziale.

VECCHIAIA. Intanto c’è una buona notizia per chi andrà in pensione il prossimo anno a 67 anni per i sudati limiti di età imposti dalla legge Fornero. L’età di 67 anni, già valida da quest’anno, resterà per il prossimo anno e fino alla fine del 2022. Lo conferma un decreto ministeriale sulla base della speranza di vita che per il biennio 2017-2018 è risultata aumentata solo di un mese e anche meno. Sono nel biennio 2023-2024 il requisito potrebbe aumentare di tre mesi, stando alle stime della Ragioneria generale dello Stato. Restano gli stessi anche i requisiti. Per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario avere almeno 20 anni di contributi. Inoltre, solo per i lavoratori neoassunti dal 1° gennaio 1996 per i quali la pensione è interamente calcolata con il sistema contributivo, l’assegno pensionistico dovrà essere di importo almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale rivalutato in base all’andamento del Pil.

ASSEGNO SOCIALE. Il limite di 67 anni resta valido fino a tutto il 2022 anche per accedere all’assegno sociale.

42 ANNI E 10 MESI. L’adeguamento del requisito di pensionamento alla variazione della speranza di vita è stato invece congelato fino al 2026 per i pensionamenti anticipati per chi ha 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età. Ossia per quei lavoratori e lavoratrici in possesso di anzianità contributiva già al 31 dicembre 1995 e che dunque rientrano nel sistema misto.

QUOTA 100. A proposito di pensione anticipata, ieri il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha escluso «del tutto» che si ritocchi in manovra la Quota 100, con un allungamento delle finestre d'uscita, per compensare interventi di rimodulazione della plastic tax e dell'imposizione sulle auto aziendali. Per la ministra «non si possono cambiare le regole in corsa», ma ha aggiunto che «c'è l'impegno del governo ad aprire un tavolo sulle pensioni, sul sistema nel suo complesso». Dunque anche per il 2020 restano inalterate le regole per Quota 100. Questa misura, introdotta sperimentalmente per il triennio 2019-21, è rivolta a lavoratori di età non inferiore a 62 anni con un’anzianità contributiva non inferiore a 38 anni. Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo, precisa l’Inps, «è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurato, fermo restando il contestuale perfezionamento del requisito di 35 anni di contribuzione al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti, ove richiesto dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico ». Quota 100 sarà comunque destinata a essere superata al termine del periodo di sperimentazione.

OPZIONE DONNA.C’è un anno ancora per l'opzione donna. Il testo della Legge di Bilancio consegnato al Parlamento interviene nuovamente su questo regime pensionistico che permette alle sole lavoratrici di accedere alla pensione di anzianità con requisiti più favorevoli, ma con un assegno più basso perché la pensione viene calcola interamente col contributivo. Attualmente lo scivolo può essere utilizzato dalle lavoratrici dipendenti (anche del settore pubblico) e dalle autonome che hanno raggiunto i 59 anni di età (58 le autonome) e che abbiano 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018. L'opzione donna è quindi attualmente rivolta alle nate entro il 31 dicembre 1960 (31 dicembre 1959 le autonome) che abbiano raggiunto i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018. Ma il testo della Legge di Bilancio per il 2020, se approvato nel testo in discussione, interviene su questa norma ammettendo al regime sperimentale le lavoratrici che compiono 58 anni (59 anni le autonome) entro il 31 dicembre 2019 (sempre a condizione di avere alla medesima data 35 anni di contributi). Vengono cioè incluse le nate entro il 31 dicembre 1961 (1960 le autonome) se in possesso di 35 anni di contributi al 31 dicembre 2019.

APE SOCIAL. Prorogata di un anno, fino a dicembre 2020 l’Ape social. Tutto invariato dunque per lo scivolo a carico dello Stato a vantaggio di chi ha almeno 63 anni d’età e 30 di contributi versati (36 per i lavoratori gravosi). L’indennità viene corrisposta fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia o anticipata ed è pari alla rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla misura. Se l’importo è superiore ai 1.500 euro la cifra corrisposta è comunque di 1.500 euro. Tra coloro che possono accedere all’Ape social: disoccupati per licenziamento, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale o scadenza del lavoro a tempo determinato; chi assiste da almeno sei mesi familiari con handicap.


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