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Data: 05/05/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA
    CORRIERE DELLA SERA

Pensione anticipata (di 5 anni), come funziona la «finestra» 2023 del contratto di espansione

Il nuovo decreto Lavoro, approvato dal Consiglio dei Ministri il primo maggio, ha portato qualche novità. Una di queste riguarda il «contratto di espansione», strumento per incentivare il ricambio generazionale nelle aziende e la riqualificazione del personale. Per i contratti di gruppo stipulati entro fine 2022 c’è infatti ora un anno di tempo in più per riorganizzare le uscite dal lavoro con accesso allo scivolo pensionistico. In realtà, il decreto Lavoro non ha introdotto alcuna proroga per il «contratto di espansione» (fin dalla bozza, infatti, era saltata la proroga al 2025), strumento che era già stato finanziato fino al 2023 dalla Legge di Bilancio 2022. La novità, dunque, sta nella possibilità per le aziende con più di mille dipendenti di dare piena attuazione ai piani di rilancio. Chi ha già stipulato il «contratto di espansione» entro il 31 dicembre 2022 ora può rimodulare fino a fine 2023 le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico.

Il «contratto di espansione» fino al 2023

Il «contratto di espansione» è stato pensato con il fine di aiutare le riconversioni e le ristrutturazioni aziendali andando a sostituire i contratti di solidarietà espansiva. L’obiettivo è quello di favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi, evitando il fenomeno degli esodati. Dall’anno scorso, il «contratto di espansione» ha guadagnato altri due anni di vita con la legge di Bilancio 2022, che nell’articolo 63 ha prolungato di un biennio la forma di accompagnamento all’uscita dal lavoro che consente, previo accordo tra azienda e sindacati, di mandare in pensione su base volontaria i lavoratori fino a 5 anni prima dei normali requisiti. Nato come sperimentazione per il biennio 2019-2020, il contratto era stato prorogato e potenziato per il 2021 e poi ancora fino al 2023. La proroga ha introdotto una modifica sostanziale includendo nel contratto anche le aziende medio-piccole con almeno 50 dipendenti (il contratto di espansione del 2019 riguardava solo le imprese con almeno 1000 dipendenti, scesi poi a 250 e infine a 100).

La novità

La novità portata dal decreto Lavoro permette alle aziende con più di mille dipendenti che hanno stipulato contratti di espansione di gruppo entro il 31 dicembre 2022, e non ancora conclusi, di siglare in sede ministeriale uno specifico accordo, valido fino a fine 2023, che rimoduli le cessazioni dei rapporti di lavoro che danno accesso allo scivolo pensionistico. Questa nuova finestra è un’ulteriore chance per quelle aziende che hanno registrato uscite minori rispetto a quelle che avevano previsto nel 2022, riaprendo la possibilità per un ulteriore arco di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione.
Le imprese (o gruppi di imprese) con più di mille dipendenti si devono impegnare ad effettuare almeno una nuova assunzione per ogni tre lavoratori che hanno acconsentito a firmare il contratto di espansione. Inoltre, ai lavoratori che non hanno i requisiti per accedere allo scivolo, è consentita una riduzione dell’orario di lavoro, che non superi il 30% dell’orario quotidiano e mensile per tutta la durata del contratto di espansione.

Le regole per chi accede allo scivolo

Ma come funziona? Il contratto di espansione consente di uscire dal lavoro - su base volontaria - fino a 5 anni prima della pensione di vecchiaia (fissata a 67 anni di età) o della pensione anticipata. Il lavoratore che aderisce all’accordo percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita. Il costo dell’assegno mensile, per tutta la durata dell’anticipo, è a carico dell’azienda, al netto del valore della Naspi spettante a chi va in prepensionamento. Il contratto di espansione può essere firmato dai dipendenti con meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, sia quella di vecchiaia (avendo maturato il requisito minimo contributivo pari a 20 anni e il requisito dell’importo soglia previsto per i soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995), che quella anticipata. La pensione che poi riceveranno sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa.

Come si calcola la pensione

Il calcolo dell’indennità mensile (per 13 mensilità) viene fatto dall’Inps, in base al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Come già detto, l’importo dell’assegno è decurtato della Naspi che sarebbe spettata al lavoratore. La mensilità, tassata ordinariamente, non è reversibile e in caso di decesso ai superstiti spetta la pensione indiretta.


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