ROMA Non accennano a placarsi le polemiche sull'uso del Green pass nelle mense aziendali e nelle scuole. Anzi, a una settimana dal ritorno in classe degli studenti italiani e mentre prosegue la graduale ripresa dell'attività lavorativa dopo Ferragosto, paiono aumentare le distanze tra le posizioni di dipendenti, imprese, sindacati e governo.
Un ginepraio di rivendicazioni in cui proprio l'esecutivo valuta di intervenire, non solo per chiarire i dubbi relativi agli operatori scolastici, ma anche per ribadire come - al netto delle richieste dei sindacati - «l'obbligo vaccinale resta l'extrema ratio». Come spiega una fonte governativa infatti, «decisamente non siamo ancora a quel punto», anzi «spingiamo per un'applicazione seria del Green pass, per i giusti controlli e magari per una sua estensione».
In altri termini non è affatto escluso che nei prossimi giorni si inizi a ragionare sull'ulteriore ampliamento dei campi di utilizzo della certificazione verde, in modo da renderla obbligatoria per diverse categorie di lavoratori. In particolare la misura potrebbe riguardare «tutte quelle attività dove c'è da garantire la continuità di un servizio, per esempio gli operatori del Trasporto pubblico locale, i dipendenti dei supermarket e dei servizi essenziali ovvero quelli sono stati operativi durante il lockdown» spiega il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. «Ma - insiste - anche i dipendenti degli uffici comunali e pubblici che dovranno tornare alla normalità e in presenza: hanno la responsabilità di garantire un servizio al Paese e a contatto con il pubblico».
LA SCUOLA Anche per quanto riguarda il ritorno in aula, a tenere banco sono le polemiche dei sindacati sul pass obbligatorio e le incertezze su come funzioneranno i controlli. Un aspetto quest'ultimo su cui è al lavoro il ministero dell'Istruzione. L'idea è riuscire a fornire alle scuole, senza violare alcuna normativa sulla privacy, una lista del personale provvisto di certificazione verde (differenziando tra vaccinati, guariti o testati) al fine di alleggerire la mole di verifiche da effettuare sui docenti ogni giorno. In questo modo infatti i controlli giornalieri o comunque periodici potrebbero concentrarsi solo sulla parte del personale, circa il 10%, che ha un Green pass breve da rinnovare tramite tampone ogni 48 ore: tra questi ci sono i no vax e i fragili che non possono vaccinarsi e che avrebbero il tampone gratuito.
«In queste ore - ha assicurato ieri il ministro Bianchi - stiamo lavorando sulla gestione del Green pass da parte delle scuole: c'è stata una riunione tecnica fra il ministero dell'istruzione e quello della salute e siamo in contatto anche con il garante della Privacy».
Intanto oggi proprio a viale Trastevere è previsto un incontro tra il ministro e i sindacati della scuola che hanno firmato il protocollo sulla sicurezza. Lo stesso documento che, poche ore dopo, con una precisazione del ministero ha scatenato una bufera di polemiche. I sindacati hanno chiesto che il tampone per i non vaccinati sia gratuito per chiunque, tra il personale scolastico, ne abbia bisogno per lavorare ma il ministero ha chiarito che sarà gratuito solo per i fragili. Non per i no vax, che invece scelgono di non farlo.
Una differenza che ha messo in allarme i sindacati che, quindi, ora dovranno chiarire la questione con il ministro. E non è una questione di poco conto perché quei circa 185 mila, tra docenti e non docenti ancora senza vaccino, se non provvedono ad ottenere il Green pass con il tampone, non potranno entrare a scuola e saranno considerati assenti ingiustificati. E quindi saranno sospesi dopo il quarto giorno di assenza: dal quinto in poi, infatti, restano a casa senza stipendio.
I SINDACATI La questione è delicata e tra i sindacati c'è chi dichiara di voler ritirare la firma dal protocollo: «Il protocollo è stato stravolto dalla circolare ministeriale - ha dichiarato Pino Turi, segretario Uil scuola - la nostra posizione è stata chiara fin dall'inizio: i costi per l'effettuazione dei tamponi diagnostici debbono essere a totale carico delle scuole, utilizzando i fondi specifici erogati dal ministero dell'Istruzione per la profilassi sanitaria anti Covid. Chiediamo al ministro Bianchi di riformulare la circolare applicativa rispettando il contenuto originario. Diversamente siamo pronti a ritirare la firma».
Ma una volta certificata l'assenza del Green pass, che cosa succede in classe? Restano infatti altre criticità: «La norma del Green pass - spiega infatti Maddalena Gissi della Cisl Scuola - può essere rivista solo in Parlamento, a questo punto dobbiamo capire come attuare quanto previsto dal protocollo: nei giorni di assenza ingiustificata le scuole non possono chiamare il supplente, devono aspettare il quinto giorno di assenza, ma come faranno a fare lezione?». Nei 4 giorni di assenza, prima della sospensione, le scuole devono aspettare a chiamare un sostituto perché potrebbe tornare in tempo il docente titolare, munito di Green pass, e si rischia di dover pagare due insegnanti contemporaneamente. Ma le classi che fine faranno? Gli studenti non possono essere divisi in altre aule, per via del Covid, e rischiano di dover tornare a casa ogni volta.
Roberto Battiston: «Dopo 130 mila morti non si può essere tolleranti con chi rifiuta il certificato»
Con Roberto Battiston, docente di Fisica Sperimentale dell'Università di Trento, abbiamo analizzato i numeri e la tendenza dell'epidemia in Italia.
Professor Battiston, qual è la situazione della pandemia da Covid-19 in Italia?
«Da fine giugno, dopo quattordici settimane di decrescita, sono aumentati i nuovi contagi: da 500-800 al giorno si è arrivati a settemila a fine luglio. Questo è stato causato dalla diffusione, soprattutto nel mese di giugno, della variante Delta. La risalita dei contagi però è tre o quattro volte più lenta rispetto all'autunno, così come i contagiati che finiscono in ospedale per una condizione sintomatica grave sono tre volte in meno rispetto a prima. Si temeva che anche in Italia avremmo visto i numeri che oggi ci sono in Inghilterra ma in Italia il conteggio si è fermato a una media di cinque-settemila nuovi contagi. Ad oggi, solo il 2% circa degli infetti finisce in ospedale e di questi, il 10% finisce in terapia intensiva e una frazione muore e si tratta sempre di persone non vaccinate».
In numeri, quanti sono i non vaccinati?
«Ci sono circa 12 milioni le persone vaccinabili ma non vaccinate. La prossima ondata di Covid colpirà seriamente solo una parte di questa porzione di cittadini. L'epidemia ha un diverso impatto su coloro che sono vaccinati una o due volte oggi 77% della popolazione vaccinabile rispetto ai non vaccinati, il restante 23% degli italiani, escludendo i ragazzi sotto i 12 anni. I primi subiscono conseguenze leggere, per lo più la quarantena e quasi mai finiscono i terapia intensiva; i secondi subiscono le stesse percentuali di rischio di ospedalizzazione e di decesso viste durante le precedenti ondate».
In autunno si rischiano ospedali stracolmi di non vaccinati?
«Ad oggi siamo attorno a un Rt nazionale di 1,05, in discesa: se questo dato scenderà sotto l'1, il totale degli infetti inizierà a diminuire e di conseguenza il numero di ricoveri di non vaccinati sarà comunque abbastanza contenuto. Se invece l'Rt riprendesse a crescere, il rischio di sovraffollamento degli ospedali crescerà proprio a causa dei non vaccinati. Basti pensare che in cinque settimane i morti quotidiani in Italia sono già decuplicati: siamo passati da cinque al giorno a fine giugno ai cinquanta attuali e la crescita è esponenziale. Siamo quindi in una situazione per cui nel Paese l'epidemia cresce lentamente ma nelle ultime settimane si è comunque accumulata una quantità sufficiente di casi gravi ospedalizzati, tale da alimentare quella frazione di casi letali in modo visibilmente crescente. E sono tutti non vaccinati».
Il green pass è uno strumento davvero utile?
«Il green pass sta facendo la sua parte nel contenimento dell'epidemia: protegge sia i non vaccinati e dà la possibilità ai vaccinati di beneficiare delle quasi totalità delle attività quotidiane con rischi molto ridotti. È uno strumento fondamentale che, insieme alla campagna vaccinale, giorno dopo giorno sta erodendo il pericolo dovuto all'epidemia. Sta anche aumentando il numero dei vaccinati: sono in media 180-200mila ogni giorno, con il rapporto tra richiami e nuovi vaccinati a favore dei secondi. Entro ottobre probabilmente si arriverà poi all'80% di cittadini vaccinati e ad oggi anche un 1% in più nella vaccinazione ha conseguenze positive per tutto il Paese».
Eppure ci sono ancora molte resistenze verso i vaccini.
«Stiamo finalmente piegando un'epidemia che ha già provocato 130.000 morti: chiunque sostenga di non usare strumenti come il vaccino o il green pass, non è un no-vax o un no-green pass, è qualcuno a cui non interessa il benessere complessivo della società, incluso il proprio. Non si può essere tolleranti o comprensivi con chi contribuisce a trascinare questa epidemia nel tempo, contribuendo così ad aumentare il numero complessivo di perdite di vite umane».
Alcuni aspettano che si crei l'immunità di gregge.
«Chi consapevolmente non si vaccina, non si illuda di usufruire dell'immunità di gregge creata da altri perché con la variante Delta servirà almeno l'88% dei vaccinati, cosa che in Italia per ora non si raggiungerà, dato che, ad esempio, non vacciniamo i bambini tra i 0 e i 12 anni, pari al 12% della popolazione. Chi oggi non è vaccinato, sarà esposto ai focolai del Covid per i prossimi mesi o anni, condannandosi ad un pericolo prolungato che potrebbe facilmente evitare».