ROMA I controlli, automatici, sono partiti in sordina il primo gennaio: i cittadini che richiedono un Isee (indicatore di situazione economica equivalente) per accedere ad una prestazione sociale e a questo scopo autodichiarano il proprio patrimonio faranno scattare la verifica su saldo e giacenze dei propri conti bancari. Il confronto sarà con i dati contenuti nell'Anagrafe dei rapporti finanziari gestito dall'Agenzia delle Entrate e risulterà ben più ampio di quello eseguito fino al 2019; finora infatti l'incrocio dei dati si limitava ad evidenziare se i conti correnti dichiarati dai residenti corrispondevano a quelli esistenti nell'archivio. Da gennaio invece vengono verificate anche le cifre. L'Isee è necessario per richiedere una serie di prestazioni sociali come ad esempio il reddito di cittadinanza, l'accesso gratuito alle mense scolastiche o il bonus bebè, o ancora per pagare rette universitarie ridotte: riguarda quindi milioni di famiglie. In caso di difformità tra i dati dell'amministrazione finanziaria e quelli forniti dal cittadino quest'ultimo potrà richiedere ugualmente la prestazione ma fornendo all'amministrazione una nuova documentazione bancaria per comprovare la propria posizione. La novità è contenuta in un messaggio interno dell'Inps relativo alla compilazione della Dsu (dichiarazione sostitutiva unica) ai fini dell'Isee; la dichiarazione ora potrà avvenire anche in modalità precompilata. Questo passaggio era previsto da una legge del 2017, che rimandava però l'attuazione ad un decreto del ministro del Lavoro, da mettere a punto dopo aver sentito Inps, Agenzia delle Entrate e Garante per la protezione dei dati personali. Il provvedimento è arrivato lo scorso agosto ed è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 4 ottobre. Dunque sarà possibile presentare una dichiarazione sostitutiva unica nella quale accanto ai dati inseriti dal richiedente ci sono quelli caricati automaticamente dall'Inps o dall'Agenzia delle Entrate (redditi, pensioni, immobili etc.). Queste informazioni dovranno essere modificate dall'interessato nel caso risultino incomplete o non aggiornate. La precompilata potrà essere poi inviata attraverso i servizi telematici dello stesso istituto previdenziale e - una volta terminata la fase sperimentale - anche tramite i centri di assistenza fiscale (Caf). Nel fornire alle proprie strutture le indicazioni sulla nuova Dsu, l'Inps richiama il decreto ministeriale e comunica che «a decorrere dal 1° gennaio 2020, il controllo del patrimonio mobiliare sia per la Dsu non precompilata che per quella precompilata (in caso di modifiche dei dati del patrimonio mobiliare precompilati) riguarderà le informazioni relative al saldo e alla giacenza dei rapporti posseduti». Attualmente invece, si legge sempre nel messaggio dell'istituto, «il controllo attiene solo alla numerosità dei rapporti finanziari».
LE ANOMALIE Se dalla verifica su saldi e giacenze emergerà un valore del patrimonio complessivo del nucleo familiare non coerente con quello dichiarato, questa anomalia verrà riportata tra le annotazioni dell'Isee. Siccome la legge prevede una franchigia per il patrimonio (variabile dai 6 mila euro in su in base alla composizione del nucleo) l'annotazione potrà segnalare a seconda dei casi o il superamento della franchigia stessa oppure il fatto che l'importo effettivo risulta superiore a quello dichiarato per un importo pari o superiore a 5 mila euro. A questo punto il richiedente ha sostanzialmente tre possibilità: inoltrare lo stesso l'Isee fornendo però eventualmente la documentazione che dimostra la propria correttezza; oppure presentare una nuova Dsu rettificata; o ancora chiederne al Caf la rettifica, nel caso quest'ultimo abbia commesso un errore materiale.
Sempre dal primo gennaio, l'anno di riferimento per il patrimonio immobiliare non è più quello precedente ma quello ancora prima: dunque per le dichiarazioni del 2020 occorrerà fornire i dati del 2018.