Data: 10/09/2022
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Panoramica, stipendi tagliati: il caso arriva davanti al giudice. I lavoratori: da un sindacato documenti falsi per dimostrare che la causa contro l'azienda era partita
Il lavoratore va più a fondo e scrive alla cancelleria del tribunale, ma il risultato è una doccia ghiacciata: alla data del 24 novembre 2021, non c'era «alcun procedimento avente per oggetto l'impugnazione del provvedimento contro il taglio agli stipendi», fa sapere il tribunale. La procura ha chiesto l'archiviazione, ma adesso si punta a far riaprire le indagini per fare chiarezza CHIETI Mesi di proteste e scioperi contro il taglio degli stipendi deciso dall'azienda, la lunga attesa per una battaglia legale mai partita e la sensazione di essere stati ingannati da chi, in teoria, avrebbe dovuto difendere i loro interessi. C'è tutto questo nell'odissea dei 15 dipendenti della "Panoramica Srl", la società che gestisce il trasporto urbano a Chieti: per mesi hanno atteso che la loro causa fosse iscritta a ruolo in tribunale e, a loro dire, sono stati anche rassicurati dai sindacalisti dell'Ugl con documenti «artatamente confezionati in modo fedele agli originali», secondo la relazione della polizia giudiziaria. La procura ha chiesto di archiviare la denuncia, ma ora uno dei dipendenti è passato al contrattacco chiedendo di riaprire le indagini. Stipendi tagliati Tutto comincia il 31 ottobre 2020. La Panoramica comunica a 15 dipendenti la disdetta unilaterale delle indennità di contratto di 2° livello: ciò significa circa 350 euro mensili in meno in busta paga. Seguono scioperi e proteste fino a quando, nel gennaio 2021, in accordo con i vertici del sindacato Ugl a cui erano iscritti, i lavoratori decidono di ricorrere al tribunale di Chieti (sezione Lavoro). E qui comincia la loro odissea.
UnA BATTAGLIA infinitaLa strategia è chiara: 3 dipendenti fanno partire una causa "pilota", impugnando il provvedimento taglia-stipendi dell'azienda, con la prospettiva di fare da apripista, in caso di accoglimento, ai ricorsi degli altri 12 lavoratori. Il sindacato teneva tutti informati con assemblee e via Whatsapp: ai lavoratori viene comunicata per due volte una data di udienza già fissata (il 7 luglio 2021, prima, e il 4 novembre, poi) ma in entrambi i casi, a poche ore dalla discussione, improvvisamente ne veniva comunicato il rinvio. E dopo il secondo slittamento uno dei dipendenti si insospettisce e chiede spiegazioni, ricevendo in cambio dei documenti apparentemente ufficiali, ma privi di alcuni dettagli tecnici (come la firma del magistrato). La polizia giudiziaria nella sua relazione li definirà «confezionati in modo fedele agli atti originali e contenenti timbro del tribunale, emblema della Repubblica, nominativi corretti dei ricorrenti e del giudice del lavoro». Il lavoratore va più a fondo e scrive alla cancelleria del tribunale, ma il risultato è una doccia ghiacciata: alla data del 24 novembre 2021, non c'era «alcun procedimento avente per oggetto l'impugnazione del provvedimento contro il taglio agli stipendi», fa sapere il tribunale. Il 6 dicembre parte una denuncia dal dipendente che si era insospettito, difeso dall'avvocato Alessandro Mascitelli, per capire chi fosse il responsabile di un iter legale annunciato e mai partito. Il lavoratore si sente ingannato, ma la procura la pensa diversamente e chiede l'archiviazione del caso poiché «la truffa non è ipotizzabile nemmeno nella forma del tentativo», si legge nelle motivazioni, «così come non è configurabile il delitto di falso afferente ai documenti inviati su Whatsapp. Si tratta di provvedimenti in copia, non recanti la sottoscrizione del magistrato e privi di qualsivoglia attestazione di conformità (..) che non possono ingenerare l'affidamento sulla loro provenienza pubblica». La convinzione del dipendente è di aver ricevuto documenti talmente fedeli agli originali che avrebbero potuto ingannare qualunque occhio, tranne quelli più esperti. E soprattutto, dalla relazione della polizia giudiziaria, è emerso che le date riportate negli atti inviati dai sindacalisti ai lavoratori (il 21 aprile e il 5 luglio 2021) sono antecedenti all'unica data di iscrizione della causa a ruolo, avvenuta il 30 dicembre 2021, cioè solo dopo che era scattata la denuncia. E dunque il ricorso non era partito prima di quel giorno. Alla luce di questi elementi, ecco la richiesta di riaprire le indagini.
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